Verona in

La sfida di UniCredit per una cultura della mobilità

A Verona 850 lavoratori stanno cercando come accedere all’area del nuovo quartier generale di UniCredit agli ex Magazzini Generali senza pagare un prezzo eccessivo per i tempi di trasferimento e la ricerca di un parcheggio

Parlare del trasloco di UniCredit non è argomento di interesse particolare, ma rappresenta un tema che tocca tutti da vicino. L’assetto viabilistico e l’organizzazione dei sistemi di trasporto casa-ufficio di un’azienda, specialmente di questa portata e in una zona dagli equilibri già precari come è l’area di Verona Sud, non può non essere oggetto di attenta analisi, anche da parte di chi non è coinvolto nello spostamento. Inoltre, trattandosi di un’azienda all’avanguardia nelle politiche di welfare, ci interessa verificare la qualità degli interventi e controllare che la strategia di lungo periodo sia coerente con le buone pratiche e gli obiettivi di sviluppo urbanistico di una città che ama definirsi “smart”. Queste riflessioni potrebbero anche ed eventualmente suggerire comportamenti virtuosi a chi dovrà occuparsi degli insediamenti di prossima realizzazione, che si prospettano ancora più critici. Il tempo restituirà il verdetto; noi intanto proviamo ad esprimere qualche osservazione declinandola, come è nostra abitudine, con particolare attenzione alla bicicletta…

Il trasferimento è praticamente completato e 850 lavoratori stanno già cercando come accedere all’area del nuovo quartier generale di UniCredit agli ex Magazzini Generali senza pagare un prezzo eccessivo in termini di tempo impiegato per lo spostamento e per la ricerca di un parcheggio. In una zona già satura di traffico e praticamente impossibile da raggiungere nei giorni di fiera, probabilmente ci vorrà del tempo (e qualche esperienza diretta di congestione da grande manifestazione fieristica) prima che il cambio nelle abitudini di trasporto si orienti correttamente. Un bel problema! I parcheggi auto in dotazione alla struttura, non bastano: 240 posti totali sufficienti a una quota di meno del 30% del personale, mentre ci pare sensato ritenere che la percentuale della domanda possa attestarsi su cifre molto più alte. In prospettiva, la situazione non potrà che peggiorare, una volta che saranno completate le nuove, imponenti aree commerciali. A quel punto la totale congestione del traffico e l’esaurimento dei pochi stalli liberi nel quartiere (un polmone che nei primi tempi probabilmente ospiterà le auto dei bancari affamate di sosta) daranno il colpo di grazia.

Meglio pensarci subito, allora, e quale occasione migliore per promuovere il cambiamento? Bike to Work (B2W nell’accezione contratta) è per FIAB una delle leve fondamentali per stravolgere in positivo il paradigma della mobilità urbana. Al lavoro in bici: ci crediamo fermamente, ma sappiamo che non è facile ne’ immediato. C’è anzitutto un blocco psicologico, una questione culturale secondo cui l’abbandono dell’auto equivale ad una perdita di libertà (oltre che di prestigio, ma su questo i tempi e le mode stanno facendo un buon lavoro, Milano insegna). Far capire ai molti irriducibili dell’auto che vera libertà e autonomia viaggiano a pedali è davvero un’impresa, ma non è impossibile. La nostra esperienza ci insegna che occorrono tre ingredienti: infrastrutture, incentivi, occasioni di mettersi alla prova (solo l’esperienza diretta permette di scoprire la bellezza e il fascino del muoversi in bicicletta!).

Su tutti e tre questi punti l’apporto del Mobility Management è fondamentale. UniCredit lo sa e sta lavorando su più fronti: nella realizzazione di un parcheggio biciclette protetto e coperto e nella collaborazione con il Comune per la realizzazione del passaggio dal Binario 12 della Stazione di Verona e per la riqualificazione della ciclabile di viale Piave. Siamo convinti della bontà di queste iniziative, ma riteniamo che si possa e si debba fare di più, molto di più, soprattutto sul piano degli incentivi. Anche senza arrivare alla retribuzione dei chilometri percorsi, come fanno i francesi, è possibile lavorare sulla comunicazione interna per riconoscere il ruolo virtuoso del ciclista quotidiano come elemento prezioso per l’intera società e per l’azienda.

Non possiamo elencare qui le molte ragioni, documentabili, della maggior produttività e positività dei lavoratori ciclisti, ma è fuori dubbio che essi meritino di più. Come, ad esempio, una rastrelliera protetta posizionata vicino (pochi passi) all’ingresso e non, come nei progetti, a molte decine di metri da quest’ultimo. Non sarà un caso se i parcheggi (auto) per i clienti sono i più vicini alla porta della filiale… Siamo sicuri che ai lavoratori ciclisti di UniCredit, come a tutti i ciclisti in generale, faccia piacere essere considerati meritevoli. Per gli ingegneri, che temporaneamente li ospitano, è già così, con il garage per le bici, custodito e coperto, posizionato nello stesso fabbricato ove ha sede l’Ordine.

Rimane il terzo punto, quello delle occasioni, per il quale FIAB può dare una mano: l’annuale campagna B2W propone numerosi spunti e suggerimenti, e offre una segreteria dedicata alle aziende in cerca di un supporto. La grande gara che ogni anno coinvolge centinaia di aziende in tutta Italia non può vedere assente una delle sue banche principali. Partecipare alla campagna sarebbe utile a tutti, e partecipare convintamente porterebbe risultati impensabili in termini di efficacia.

Perché Mobility Management non è solo risposta (alle esigenze, spesso purtroppo principalmente di parcheggio), ma anche e, vorremmo dire, soprattutto, proposta e indirizzo. È guardare al futuro, con una preziosa funzione educativa di stimolo al cambiamento, per il benessere dei lavoratori, delle aziende, delle città.

Luciano Lorini

Pubblicato il 29.12.2016 su Verona-in (link all’articolo)

Luciano

Veronese, classe 1967. Informatico di professione, coltiva mille passioni con cui impiega il sempre troppo poco tempo libero: musica, lettura, cinema e teatro, oltre a computer e bicicletta. Cittadino attento e sensibile, si interessa alla vita sociale e politica e pedala per la città perché crede nella bici come viatico per un maggior benessere, individuale e collettivo.

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4 Commenti

  1. La zona che fa capo alla Glaxo, al vicino centro commerciale Brugi e ad altre industrie che attirano giornalmente migliaia di persone non solo non è servita da pista ciclabile che inspiegabilmente si ferma in Via Centro, ma chi dovesse arrivare in quest’area a piedi o in bicicletta si trova la barriera di auto di via Pasteur, un strada a quattro corsie, a scorrimento veloce priva di aiuola centrale salvagente. Attraversare questa strada anche a piedi vuol dire rischiare la vita. Ma come questa zona è un po’ tutta la ZAI e gli incidenti e i morti quotidiani a spese di pedoni e ciclisti non aiutano certo a sentirsi sicuri. Verona è una città che per una vera mobilità alternativa sta facendo il contrario di quanto dovrebbe: velocizza il traffico invece di rallentarlo, allarga le carreggiate invece di restringerle, attira auto in centro costruendo parcheggi invece di scoraggiarne l’ingresso. Benissimo i parcheggi e gli incentivi per le bici! Ma è la sicurezza che bisogna garantire prima di ogni altra cosa e il blocco psicologico ad usare la bici avrà qualche possibilità di essere rimosso se la gente si sente sicura.

  2. Caro Luciano,
    quello che tu pronostichi in merito alla occupazione degli stalli del quartiere, è già una palese realtà, purtroppo.
    L’aggettivo Smart vuol dire tante cose, ma certo una città o una amministrazione non se lo dovrebbe dare sa sola…

    Ciò che tu constati in merito al numero di veicoli interessati con lo spostamento dei lavoratori di Unicredit è sacrosanto. Ma come è possible arrivare ancora una volta in ritardo? Perchè non aver anticipato il problema con le soluzioni e gli incentivi che anche tu proponi? Io mi auguro come te e tanti altri in un cambio di mentalità e di mobilità. Ma potrei scommettere che la soluzione sarà asfaltare i comparti 1 e 2 del PRUSST. Cosa in cui cui questa amministrazione è molto esperta.

    Vedremo come sarà utilizzato il portale restaurato dei MAGAZZINI. se sarà aperto alle auto sarà battaglia !!!

  3. Cari Alberto e Andrea,
    grazie per il vostro commento.

    Sono d’accordo su quanto dite; le vostre osservazioni arricchiscono la mia breve esposizione, che non ho potuto spingere oltre, nonostante le evidenze di mancata progettualità sia da parte del Comune sia da parte della Banca, per ragioni di spazio e di opportunità (ci sarebbe voluto ben altro livello di approfondimento). A giudicare dai commenti, sul sito e sui social, credo però che il senso sia stato colto.

    Nutro le stesse perplessità sul modello che i nostri politici stanno adottando per garantire e sviluppare il diritto alla mobilità dei loro concittadini. Infatti, quando dico che Verona ama definirsi smart ovviamente non intendo che lo sia (ma ai veronesi, si sa, piace sentirsi “grandi”). Mancano le strategie e, quando presenti, sono clamorosamente errate. Dai tempi dell’assessore Corsi (ma probabilmente anche da prima) il paradigma di riferimento è stato “più strade più parcheggi meno traffico”, equazione destinata al sicuro fallimento, con l’unico risultato di una città abbruttita nelle relazioni, stretta in una morsa di congestione, rumore e smog, di cui la situazione odierna è solo un assaggio se il modello verrà ulteriormente sviluppato sulla base di queste premesse. È chiaro che occorre un cambio di passo, e le prossime elezioni potrebbero fornirci uno spunto, sebbene l’orizzonte sia fosco…

    Riguardo al punto della sicurezza citato da Alberto, dico che sì, hai ragione, infatti al primo punto ho messo le infrastrutture. Ma, generalizzando, non tutti lavorano a Verona Sud; e non per tutti (per fortuna) vale la regola del percorso non sicuro (il nuovo sito UniCredit, ad esempio, sarebbe sostanzialmente di accesso agevole e abbastanza protetto per chi proviene dal Centro o da Ovest). Ci sono altre componenti da considerare quali deterrenti: la pigrizia individuale, ad esempio, o l’assenza del riconoscimento delle proprie scelte. Su questi aspetti può lavorare, da subito, il Mobility Management. Con alte probabilità di successo.

    Riguardo alla soluzione per l’ingresso “di punta” dei Magazzini, citata da Andrea: per quanto è dato sapere a questo momento, sarà esclusivamente ciclopedonale (interessante, nel caso di UniCredit, dal momento che poi il parcheggio bici è stato previsto esterno all’area stessa, cioè “vi facciamo entrare, guardare che bello sarebbe parcheggiare qui, e poi uscire, attraversare e andare lontano lontano…”). Ci sono però diversi stalli per parcheggio auto all’interno dell’area, che ci auguriamo si intendano raggiungibili solo dall’ingresso di via Santa Teresa…

    Il tema è complesso e, come già detto, tutt’altro che particolare. Si tratta di vision, di indicare cioè quale idea si ha della città, di tutta la città, intesa come tessuto di persone e servizi in relazione tra di loro. La vision che ci stanno comunicando da molti anni a me non piace affatto. E non si tratta solo di biciclette, ovviamente…

    Grazie ancora per la vostra attenzione.

    Auguri per un sereno 2017. Ciao
    Luciano

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