Habemus sindacum
Da oggi Verona ha un nuovo sindaco: Flavio Tosi.
E per questo oggi io sono molto, molto triste.
Espressione del leghismo più oscurantista e intollerante, già condannato in appello per istigazione al razzismo (che lui rivendica con fierezza), ha sbaragliato la concorrenza con maggioranza plebiscitaria, superando il 60% dei consensi in una partecipazione elettorale straordinaria, come non si osservava da anni nella politicamente tiepida (in quanto a partecipazione elettorale) Verona. Campagna elettorale incentrata su ordine e sicurezza (per non parlare dell’auspicata “pulizia etnica” ricordata in un comizio dal suo maestro Gentilini, già sindaco di Treviso) in un crescendo di demagogia e slogan che ben pochi riferimenti hanno con la realtà osservabile da un occhio minimamente attento.
A poco son dunque valsi gli appelli alla ragione e al pensiero critico. A poco è valso ricordare le contraddizioni presenti nelle affermazioni del nostro in un passato nemmeno troppo lontano. A nulla l’osservazione di quanto inconsistenti si possano dimostrare le promesse di sicurezza da parte di un sindaco che deleghe in tal senso non ha (vedi la lettera aperta di Silvano Filippi). Al grido di “dagli allo straniero” che ha più modernamente sostituito l’oramai obsoleto “dagli al terrone” si è incitato il popolo (un po’ bue, stavolta l’appellativo se lo merita) alla rivoluzione anticomunista, paventando le mille vessazioni e pericoli cui esso è e sarà sottoposto a causa del marrano venuto da lontano, e ricordando i molti crimini che quotidianamente scuotono la città nei suoi più sani e cristiani fondamenti.
[Il fatto che in molti non riconoscano lo scenario dalle tinte fosche rappresentato da Tosi nei suoi comizi forse significa che il “nemico” ha da essere molto più subdolo di quanto non si pensi. Bisognerà agire con scaltrezza e decisione, senza lasciarsi intimorire o abbagliare… ]
Personalmente, io vivo la mia bella Verona di giorno e di notte; passeggio senza particolari timori per tutte le vie del centro, rientrando a casa (in Borgo Milano) a piedi o in bicicletta anche a notte fonda, senza ansie particolari. Certo, non sono una ragazza, nel qual caso forse adotterei qualche attenzione in più, ma posso affermare di non percepire il brividino de ‘ppaura che qualcuno vorrebbe io provassi. Ha detto bene Guglielmo Nardocci, giornalista di Famiglia Cristiana, osservando (articolo lucido e appassionato: “Le luci della città” – contro paura e pistole, del 20.05.2007, F.C. n.20; ve ne consiglio la lettura) che «…dalle 10 di sera in poi ci siamo impegnati a scovare negli angoli bui i terribili segni dell’assedio della malavita, ma per dire la verità a Pradaval c’erano solo coppie con bambini che passeggiavano, e a Veronetta nulla di che». Magari è stato pure fortunato, non nego che i problemi esistano. Sulle modalità per risolverli però mi trovo in totale disaccordo.
E mi stupisco di tutti gli amici centristi, ex democristiani, forzisti, ANnisti che, seppur da me non condivisi nel loro credo, mantengono però una coerenza di fondo non criticabile con certi valori e che stavolta, con il loro voto, hanno sostenuto tutto questo. Mi chiedo come possano conciliare il loro cristianesimo, il loro credo sociale con questa forma politica urlata e scomposta, oltre che insincera… Non si sentono presi in giro?
Temo che pagheremo care le scelte di questo giorno sull’onda lunga. Lo sfregio che ne ricaverà Verona non sarà facilmente sanabile. Cinque anni passano presto, è vero, ma possono pure essere terribilmente lunghi.
…è un pò presto per tirare le somme ma questo è il risultato dopo una lunga stagione zanotto e dei vari progetti inconcludenti
Senz’altro è presto, non c’è dubbio. Ma non è per i probabili o possibili risultati di domani che mi scoraggio, quanto per i toni usati e il metodo proposto. La mia tristezza, oggi, è quindi immutata.
Sulla stagione Zanotto c’è molto da dire. Anche da criticare, probabilmente, ma tanto da apprezzare, pure. Chi non è riuscito a vedere le cose buone fatte e il sentiero tracciato per il cammino futuro forse non ha visto bene. O non è stato aiutato a vedere. O è stato mal consigliato. O non ha voluto usare la necessaria pazienza.
Grandi cambiamenti necessitano tempi adeguati per maturare e crescere.
Dobbiamo rimboccarci le mani e, oggi più di ieri, impegnarci per la crescita politica e culturale della nostra città che rischia (è una mia opinione, of course) un periodo di abbruttimento nella dinamiche sociali della convivenza civile.