Società di tutti
«Cercate il bene della città…»
(Geremia 29, 7)
di Alfredo Berlendis
da Riforma (Anno 144 – numero 37 – 26 settembre 2008)
CHE ci fa l’ora di religione nella scuola? In molte chiese protestanti di altri Paesi l’ora suddetta è presente, e noi rispettiamo tale scelta. Noi partiamo dal presupposto che la laicità sia un valore che tutela tutta la cittadinanza. Si attende che, nelle alte sfere (in particolare da parte dell’attuale Governo ) si legiferi secondo l’art. 8 della nostra Costituzione. Per valdesi-metodisti e battisti la laicità esclude l’insegnamento confessionale nella scuola pubblica. L’onnipresenza cattolico-romana è, se non erriamo, criticata da molte parti. Non solo da noi.
L’AUSPICIO è che nella scuola si impartiscano lezioni su tutte le fedi viventi. Si faccia insomma della storia e non della catechesi. Il grande vantaggio per tutta la popolazione, pensiamo agli extracomunitari, è lampante. Mentre preghiamo perché la conversione muti il disprezzo dei poveri, dall’infanzia a una morte prematura, di cui, le ingiustizie sociali sono spesso i boia di turno, diamoci da fare, sia con la protesta sia con ogni forma possibile di solidarietà.
NON siamo soli in questa battaglia. Con noi ci sono anche valenti cattolici che esercitano una critica consapevole, che amano distinguere la sfera dello Stato che è di tutti da quella della religione che è di alcuni. Cattolici che optano per un insegnamento pluralistico, ossia di tutte le religioni. Pensiamo alle bimbe e ai bimbi, che crescono spessissimo con una «monocultura» religiosa. Che anziché crescere nel rispetto di tutti, perché questo è il risultato, passano da bimbe e bimbi, che varcano la soglia delle diverse stagioni della vita, a una condizione di ignoranza che non può che predisporre le loro menti all’intolleranza.
GIACCIONO in Parlamento varie proposte di Intese da parte di varie religioni. Giace, appunto, da oltre sei decenni, l’attuazione dell’articolo ottavo della Costituzione, quello che afferma a chiare lettere che «tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge». Non se ne viene a capo. A onor del vero si sono fatti alcuni passi avanti, ma francamente se ne potevano fare molte di più. Si doveva, per una concezione egualitaria, per una convivenza «civile», attuare tale articolo! Non si può che restare allibiti, davanti a tale indifferenza, che non ode l’angoscioso appello all’eguaglianza, di tutte le persone di civico buon senso.
IL civico rispetto di tutti, la Parola di Dio che interpella le coscienze dei credenti, sprona a leggi giuste, equanime, con una attenzione sollecita. Specie per i più diseredati. La parola profetica: «…cercate il bene della città (…) e pregate per essa» ci spinge a costruire una società plurale in cui le differenze, anche religiose, siano valorizzate e non represse. Convinti, come siamo, che da Dio viene il bene della società e dell’umanità.