Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Storia di una ladra di libri (The Book Thief)

 
pic_movie_958   NUM   958  
  DATA E CINEMA   2014.08.15 ARENA-FIUME  
  RASSEGNA    
 
     
  REGISTA   Brian Percival  
  ATTORI   Geoffrey Rush, Emily Watson, Sophie Nélisse, Kirsten Block, Ben Schnetzer, Joachim Paul Assböck, Heike Makatsch, Roger Allam  
  PRODUTTORE   Fox 2000 Pictures, Studio Babelsberg  
  SCENEGGIATORE    
  COMPOSITORE    
  PAESE   U.S.A.  
  CATEGORIA   Drammatico  
  ANNO   2014  
  DURATA   131 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   http://www.thebookthief.com  
 
 
 

DESCRIZIONE   Il film racconta una storia commovente e ricca di emozioni ambientata nella Germania della Seconda Guerra Mondiale. Protagonista è Liesel (Sophie Nélisse), una vivace e coraggiosa ragazzina affidata dalla madre incapace di mantenerla, ad Hans Hubermann (Geoffrey Rush), un uomo buono e gentile, e alla sua irritabile moglie Rosa (Emily Watson). Scossa dalla tragica morte del fratellino, avvenuta solo pochi giorni prima, e intimidita dai "genitori" appena conosciuti, Liesel fatica ad adattarsi sia a casa che a scuola, dove viene derisa dai compagni di classe perché non sa leggere. Con grande determinazione, è tuttavia decisa a cambiare la situazione e trova un valido alleato nel suo papà adottivo che, nel corso di lunghe notti insonni, le insegna a leggere il suo primo libro, Il manuale del becchino, rubato al funerale del fratello. L'amore di Liesel per la lettura e il crescente attaccamento verso la sua nuova famiglia si rafforzano grazie all'amicizia con un ebreo di nome Max (Ben Schnetzer) che i suoi genitori nascondono nello scantinato e che condivide con lei la passione per i libri incoraggiandola ad approfondire le sue capacità di osservazione. Altrettanto importante diventa l'amicizia con un giovane vicino di casa, Rudy (Nico Liersch), che prende in giro Liesel per la sua mania di rubare i libri ma intanto si innamora di lei.
 

COMMENTO   Alla sua prima uscita cinematografica, Brian Percival presenta un film convincente. “La Ladra di libri” è ambientato nella Germania nazista. Siamo alle porte della Seconda guerra mondiale e Liesel (Sophie Nelisse), una bambina di circa dieci anni, viene lasciata dalla madre ebrea ad una famiglia di sconosciuti che ha deciso di adottarla. Ferita dalla morte improvvisa del piccolo fratello e diffidente nei confronti della madre adottiva (Emily Watson), burbera e severa, la protagonista si mostra al principio seria e introversa. Il padre adottivo (Geoffrey Rush), tuttavia, è un uomo buono e allegro e riuscirà a conquistare presto l’affetto di Liesel. Tra i due nasce un affetto sincero che li lega in un’intesa infantile ma al tempo stesso estremamente matura. I rapporti con la madre adottiva, invece, non migliorano fino al verificarsi di un evento drammatico: un giovane ragazzo ebreo, figlio di un vecchio amico di famiglia, bussa alla porta e chiede rifugio. È debole e affamato al punto da cadere svenuto al suolo. Nel periodo necessario alla sua guarigione, la piccola Liesel ruberà dalla ricca libreria di una famiglia presso la quale faceva delle commissioni, alcuni libri che leggerà al giovane ebreo, pur sapendolo semi incosciente. L’amicizia fraterna e commovente che li unisce, tuttavia è messa a rischio dalla terribile situazione politica del paese. Liesel si domanderà presto se l’affetto e il coraggio sono in grado di sopravvivere alla guerra, alla distruzione e all’odio che tutto annienta.
Il tema dell’olocausto è affrontato dalla prospettiva di coloro che lo hanno vissuto indirettamente. Il punto di vista è quello delle persone comuni, non dei perseguitati e ciò rende originale e interessante la rappresentazione. Non è soltanto questo, tuttavia, l’aspetto affascinante del film: il sentiero psicologico e l’intreccio emotivo che si snoda e che avvolge i protagonisti svela una particolare sensibilità degli autori e del regista verso i temi dell’amicizia, dell’amore, della bontà e della disponibilità al sacrificio. Si parla dell’istinto ad aiutare una persona sofferente e si descrive come la natura limpida di alcuni sentimenti possa risultare approfondita dalla disperazione del distacco. Tutto ciò è affrontato con una leggerezza e una poeticità davvero capaci di emozionare il pubblico.
Unici punti deboli sono la scelta del narratore esterno e il finale precipitato. Per quanto riguarda il narratore esterno, è la stessa morte, personificata, a parlare, spesso attraverso sofismi e aforismi di scarsa incidenza letteraria. La scelta registica è decisamente criticabile: ampi tratti del film sono occupati da lunghi monologhi della voce narrante che appesantiscono enormemente le scene più delicate della narrazione (in particolare l’avvio e la conclusione).
Riguardo invece al finale, risulta un po’ ipertrofico. Avvenimenti, immagini e drammi si susseguono a gran velocità dando allo spettatore la sensazione di precipitare insieme agli eventi. Ci si sente storditi e privati dell’intimo piacere di emozionarsi nel vedere conclusa una storia ben raccontata.
Ciò detto, il film è assolutamente riuscito e aggiunge un tassello importante al monumento della memoria, necessario a mantenere vivo il monito contro ogni fanatismo.

La frase:
"Se i tuoi occhi potessero parlare cosa direbbero?".
a cura di Simone Arseni