Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Captain Phillips - Attacco in mare aperto (Captain Phillips)

 
pic_movie_924   NUM   924  
  DATA E CINEMA   2013.12.02 KAPPADUE (CINEF 51-09)  
  RASSEGNA   CINEFORUM CHAPLIN  
 
     
  REGISTA   Paul Greengrass  
  ATTORI   Tom Hanks, Catherine Keener, Max Martini, John Magaro, Christopher Stadulis, Chris Mulkey, Michael Chernus, David Warshofsky, Corey Johnson, Yul Vazquez, Angus MacInnes, Riann Steele, Omar Berdouni  
  PRODUTTORE   Michael De Luca Productions, Scott Rudin Productions, Translux, Trigger Street Productions  
  SCENEGGIATORE    
  COMPOSITORE    
  PAESE   U.S.A.  
  CATEGORIA   Drammatico  
  ANNO   2013  
  DURATA   135 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   http://www.captainphillipsmovie.com  
 
 
 

DESCRIZIONE   "Captain Phillips – Attacco in mare aperto" rappresenta l’analisi a più livelli, da parte del regista Paul Greengrass, del sequestro nel 2009 della nave porta container U.S. A., Maersk Alabama, da parte di una banda di pirati Somali. Il film — raccontato attraverso l’obiettivo caratteristico di Greengrass — è allo stesso tempo un thriller al cardiopalma ed un ritratto della miriade di effetti collaterali della globalizzazione. Il film è incentrato sulla relazione tra il Comandante della Alabama, il Capitano Richard Phillips (Tom Hanks), e la sua controparte Somala, Muse (Barkhad Abdi). Ambientato su una rotta di collisione incontrovertibile, al largo della costa Somala, entrambi si troveranno a pagare il prezzo alle potenze economiche che sfuggono al loro controllo.
 

COMMENTO   Captain Philips- Attacco in mare aperto è l’ultimo film di Paul Greengrass. Racconta la storia vera di Richard Phillips (Tom Hanks), capitano di navi mercantili, che nell’aprile del 2009 lasciò l’Oman al comando della Maersk Alabama, in rotta verso Mombasa. Circa a metà percorso, la nave subì l’attacco da parte di un gruppo di pirati somali che, armati di fucili mitragliatori, riuscirono a prendere in ostaggio il capitano e a dirigersi verso la costa del loro paese per ottenere il riscatto..
Ben sviluppato e ottimamente interpretato da tutti i protagonisti, il film della Sony Pictures, costato 55 milioni di dollari, ne ha incassati quasi la metà in sole 72 ore dalla sua uscita sul suolo Usa.
La vicenda si presenta divisa in due metà, incentrate intorno alla figura del protagonista: nella prima parte il capitano è circondato dal suo equipaggio, sicuro e inflessibile nel dare ordini ai suoi uomini e nel pretenderne l’ubbidienza. Nella seconda parte si trova invece sulla scialuppa di salvataggio insieme ai suoi sequestratori: è inerme, spaventato e sempre più dubbioso sull’esito positivo dell’operazione di salvataggio avviata dalla Marina militare.
Velocità e adrenalina sono assicurate, specialmente nella parte iniziale. Tuttavia, dopo la sequenza dell’infausto dirottamento conclusosi con il sequestro del capitano, il ritmo rallenta e le ambientazioni si fanno claustrofobiche. Il film, tuttavia, resta vivo fino al finale drammatico e ben costruito. Greengrass utilizza per ampi tratti la macchina da presa in modo singolare, con movimenti brevi e barcollanti e stringendo con rapidi zoom sui volti dei protagonisti. Una tecnica simile a quella tipica del film documentario che contribuisce senz’altro a rendere vivido e realistico il girato.
Ma non c’è soltanto suspence, rapidità dei ritmi e adrenalina: nel raccontare la drammatica esperienza del Capitano Phillips, Greengrass denuncia una seconda e più profonda ingiustizia: quella di due universi paralleli che sembrano non conoscersi e invece si condizionano: da un lato il mondo dell’abbondanza e del benessere, rappresentato dal capitano Phillips e dalla sua nave carica di tonnellate di prodotti; e dall’altro il mondo della miseria senza scelta e della fame, rappresentato dalla figura magra e deperita del capitano dei pirati somali, con i suoi occhi vivi sopra un volto d’ossa. In alcuni dialoghi si fa esplicitamente cenno alle ragioni che spingono i giovani somali alla violenza: si accenna ai villaggi di pescatori ridotti alla fame a causa delle tecniche di pesca invasiva utilizzate dalle società industriali, alla guerra, alla corruzione. Il capitano Philips questo lo capisce, lo legge in quei volti sporchi e disperati. Per questo in alcuni momenti sembra familiarizzare con qualcuno dei suoi rapitori. Sembra provare nei loro confronti un sentimento a metà strada tra il senso di colpa e la comprensione.

La frase:
- "Deve esserci un modo di vivere diverso che fare il pescatore e rapire le persone"
- "Forse in America, Irish, forse in America".
a cura di Simone Arseni