Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Una fragile armonia (A Late Quartet)

 
pic_movie_916   NUM   916  
  DATA E CINEMA   2013.10.07 KAPPADUE (CINEF 51-01)  
  RASSEGNA   CINEFORUM CHAPLIN  
 
     
  REGISTA   Yaron Zilberman  
  ATTORI   Catherine Keener, Christopher Walken, Philip Seymour Hoffman, Mark Ivanir, Imogen Poots, Madhur Jaffrey, Liraz Charhi, Wallace Shawn, Megan McQuillan, Marty Krzywonos  
  PRODUTTORE   Opening Night Productions, RKO Pictures  
  SCENEGGIATORE    
  COMPOSITORE    
  PAESE   U.S.A.  
  CATEGORIA   Drammatico  
  ANNO   2012  
  DURATA   105 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   http://www.alatequartet.com  
 
 
 

DESCRIZIONE   Alla vigilia della nuova stagione operistica, nel 25° anniversario di un quartetto d’archi celebre in tutto il mondo, all’apprezzato violoncellista Peter Mitchell (Christopher Walken) sono diagnosticati i primi sintomi del Parkinson. La volontà di Peter che la stagione imminente sia anche la sua ultima, pone i tre colleghi davanti a un bivio. Rivalità personali e passioni incontrollabili minacciano di far deragliare anni di amicizia e collaborazione. Robert Gelbart (Philip Seymour Hoffman), secondo violino, annuncia il proprio desiderio di voler alternare il suo posto con quello del primo violino Daniel Lerner (Mark Ivanir), non essendo più disposto a sacrifici e pacificazioni per il quieto vivere del gruppo. La moglie di Robert, la violista Juliette Gelbert (Catherine Keener) trova particolarmente difficile affrontare la tragica diagnosi: Peter non rappresenta solo un collega, ma una figura paterna, sin dalla sua infanzia. Quando Juliette rivela di non condividere le scelte del marito, il loro matrimonio attraversa una tensione palpabile che non può più essere ignorata. L’intrigo trascina anche la figlia Alexandra (Imogen Poots), violinista di per sé talentuosa. Come il padre, anche lei decide di agire seguendo i propri desideri. Mentre il gruppo si prepara a eseguire l’op. 131 di Beethoven in quello che potrebbe essere il loro ultimo concerto insieme, i sette movimenti della composizione riverberano il loro tumultuoso viaggio.
 

COMMENTO   Una fragile vita è la nostra. Fragile è il nostro corpo, fragili sono le cose di cui ci circondiamo, fragili sono i rapporti umani. Un film sulla vita e sulle certezze che non esistono è quello che porta in scena Yaron Zilberman, per la prima volta alla regia di un lungometraggio. E lo fa con estrema delicatezza, conscio dell’argomento destabilizzante ma sicuro di poter scuotere gli animi.
Una fragile armonia è il racconto dell’ultimo anno insieme di un quartetto di musicisti di fama mondiale: Peter, Daniel, Robert e Juliette. Suonano insieme da una vita, affiatati e sicuri del loro successo anche grazie alla divisione dei compiti che dignitosamente rispettano. Quando al più anziano di loro, Peter, viene diagnosticato il morbo di Parkinson, gli equilibri del gruppo crollano in un istante, facendo venire a galla ingiustizie represse, competizione e demoralizzazione. Come se uniti fossero una cosa sola, e nel momento in cui un tassello cade, tutto va in frantumi.
Un racconto poetico e toccante che mette lo spettatore di fronte ad un’amara considerazione: niente è per sempre. E proprio per sfuggire a questo senso di angoscia che invade il pensiero, Zilberlman risponde facendo capire di cogliere l’attimo e dedicarsi alle passioni, di circondarsi di persone che ci rendono felici perché in un istante tutto potrebbe finire. Niente rimorsi, non c’è tempo neanche per quello. E Peter, l’albero maestro del quartetto, lo sa e appunto per questo decide di partecipare ad un solo altro concerto, per poi salutare il seguito e ritirarsi.
Il filone portante del film, infatti, è la musica, sicura e unica ragione di vita. Una musica che coinvolge ma non banalmente, dato che fa da padrona nello svolgimento della narrazione ma in modo anomalo e inaspettato, aiutando a commuovere o divertire a seconda del momento.
Un cast eccezionale dona interpretazioni magistrali a questo film - su tutti i nomi di Philip Seymour Hoffman e Christopher Walken - che viene gestito abilmente da Zilberman nonostante il consistente numero di protagonisti. In questo, si vede il grande occhio da documentarista del regista, che lascia a turno la scena agli attori, quanto basta per illuminare con discorsi profondi anche se a volte prolissi.

La frase:
"È per questo che formi un quartetto.. speri che ti aiuti ad alleviare i tuoi problemi".
a cura di Valeria Vinzani