Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Viva la libertà (Viva la libertà)

 
pic_movie_901   NUM   901  
  DATA E CINEMA   2013.03.21 (CINEF 50-23) PINDEMONTE  
  RASSEGNA   CINEFORUM CHAPLIN  
 
     
  REGISTA   Roberto Andò  
  ATTORI   Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Valeria Bruni Tedeschi, Michela Cescon, Anna Bonaiuto  
  PRODUTTORE   Bibi Film, Rai Cinema  
  SCENEGGIATORE    
  COMPOSITORE    
  PAESE   Italia  
  CATEGORIA   Drammatico  
  ANNO   2013  
  DURATA   94 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   http://  
 
 
 

DESCRIZIONE   Il segretario del principale partito d'opposizione, Enrico Oliveri, è in crisi. I sondaggi per l'imminente competizione elettorale lo danno perdente. Una notte, dopo l'ennesima contestazione, Oliveri si dilegua, senza lasciare tracce. Negli ambienti istituzionali e del partito, fioccano le illazioni, mentre la sua eminenza grigia, Andrea Bottini e la moglie, Anna, continuano ad arrovellarsi sul perché della fuga e sulla possibile identità di un eventuale complice. È Anna a evocare il fratello gemello del segretario, Giovanni Ernani, un filosofo geniale, segnato dalla depressione bipolare. Andrea decide di incontrarlo e ne resta talmente affascinato da iniziare a vagheggiare un progetto che ha la trama di un pericoloso azzardo. Così, d'improvviso, un bel giorno, il segretario riappare sulla scena: inizia a parlare una lingua diversa, poetica e lucida, che colpisce, sorprende. Le quotazioni del partito riprendono a salire, mentre l'opinione pubblica e le piazze tornano a infiammarsi d'entusiasmo. In breve, nel rapido succedersi di eventi che caratterizza la campagna elettorale, il segretario diventa oggetto di una ammirazione senza precedenti. Ma qualcuno, dal suo nascondiglio segreto, ne segue i movimenti, in attesa...
 

COMMENTO   Il popolo è sempre più stanco, solo, disilluso. E, sicuramente, ha paura. Il segretario del partito dell’opposizione, Enrico Oliveri, non ce la fa più a guidare il proprio paese e, nel pieno vacillare delle certezze, non trova migliore soluzione che quella di scappare.
Del resto, non per nulla è italiano. Tuttavia, è proprio nel culmine della crisi che al suo posto fa la propria comparsa il gemello Giovanni, filosofo appena uscito da una clinica per qualche disturbo di bipolarismo. Tutto regolare, insomma. Il nuovo vecchio volto politico, conscio della propria mente più che delle proprie responsabilità, cui l’altro aveva prontamente abdicato, sale sul podio a gridare versi di Brecht. E la politica la fa, costruendo un seguito, risanando cuori afflitti e sguardi vacui. Soprattutto, sconfiggendo quella paura e ridestando le speranze tanto attese. Le quotazioni del partito finalmente salgono e tutti, ora, sembrano pendere dalle labbra di quell’uomo che stentano a riconoscere, che sa parlare attraverso la differenza, che balla nei corridoi al vertice, che appare e scompare come un mito leggendario. Questo è Viva la libertà. Un film leggero che tratta argomenti seri in momenti ancora più bui. Non è un film politico, nonostante la politica sia quel livello sommesso che affiora negli interstizi del girato, dei dialoghi, nei cambi di scena e nei tagli di montaggio. Tratto dal romanzo Il trono vuoto dello stesso regista Roberto Andò, edito Bompiani nel 2012, e scritto a quattro mani con la collaborazione di Angelo Pasquini, Viva la libertà è più che altro una politica di ruoli, se così si può dire. Un istrionico Toni Servillo si destreggia su quel palco che è il suo trono, muovendosi con grazia anche quando il suo personaggio scappa dagli errori e inciampa nella vita, per cadere ancora e ritrovare quella terra da cui può rialzarsi solo dopo essersi sporcato i vestiti. Il suo doppio è tutto quello che a lui manca, un’astrazione e un valore aggiunto sottratto per nome di un dovere che non si riesce a portare a termine se non richiamando proprio quella percentuale di scarto. Es e Super Io si confrontano sull’arena dell’esistenza. A giocare non c’è il politico che tutti gi italiani attendono, che hanno dimenticato ormai vittime di un sistema di poteri e di forze sfuggito al controllo, che invocano a chi sta solo esercitando la finzione. A giocare c’è proprio l’Uomo. Con le sue fobie, le sue manie, i suoi tic, la sua arroganza e la sua semplicità. I riferimenti alla letteratura, al cinema e ad un intero patrimonio culturale sono infiniti, a partire dalla musica di Verdi, che delizia i passi di ligi uomini in grigio, fino alla tematica dell’identità perduta, un sottotesto che si libera tuttavia di enciclopedismi in pompa magna per farne espedienti che puntino all’essenziale. L’amore di due donne rimbalza addosso a quei corpi di fascino che sanno rivelare l’ambiguità insita in ognuno, di cui anche Mastrandrea resta vittima, con un’eco che arriva a scompigliargli i capelli tanto accuratamente imbrillantinati. Ruoli di primo piano e spalle si confrontano in duetti di grande intensità, da cui nessuno è esiliato e tutti sono indispensabili, parti di uno stesso mondo culturale che è quello della vita stessa, ipotetico, reale e utopico al tempo stesso. Sicuramente, in buona parte ingannevole.

La frase:
"In fondo la politica e il cinema non sono poi così distanti. Sono due mondi in cui il bluff e il genio cesistono. Non è sempre facile distinguerli".
a cura di Marta Gasparroni