Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Viva l'Italia (Viva l'Italia)

 
pic_movie_891   NUM   891  
  DATA E CINEMA   2013.02.01 (CINEF 50-16) PINDEMONTE  
  RASSEGNA   CINEFORUM CHAPLIN  
 
     
  REGISTA   Massimiliano Bruno  
  ATTORI   Michele Placido, Raoul Bova, Alessandro Gassman, Rocco Papaleo, Ambra Angiolini, Edoardo Leo, Maurizio Mattioli, Elena Cucci  
  PRODUTTORE   I.I.F., RaiCinema  
  SCENEGGIATORE    
  COMPOSITORE    
  PAESE   Italia  
  CATEGORIA   Commedia  
  ANNO   2012  
  DURATA   111 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   http://www.virgilio.it/vivalitalia  
 
 
 

DESCRIZIONE   E se un giorno un politico cominciasse a dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità? Il politico in questione si chiama Michele Spagnolo, un nome forte, di quelli che comandano, ed ha tre figli: Riccardo, medico integerrimo e socialmente impegnato; Susanna, attrice di fiction senza alcun talento; Valerio, un buonannulla in carriera che deve tutto al padre. In oltre trent’anni di onorata carriera Michele ha sempre anteposto i suoi interessi personali a quelli della collettività ed è passato indenne attraverso i mille scandali che hanno flagellato il nostro paese. L’ultima cosa al mondo che dovrebbe succedere ad un uomo del genere è dire la verità... Eppure, dopo una notte trascorsa con una “promettente” soubrette televisiva, Michele viene colto da un malore, si salva, ma non senza conseguenze. L’apoplessia ha colpito proprio la parte del cervello che controlla i freni inibitori ed ora il politico dice tutto ciò che gli passa per la testa, fa tutto quello che gli va e non ha la minima cognizione della gravità delle sue azioni. Da questo momento in poi Michele Spagnolo diventa una mina vagante per se stesso, per la famiglia e per il partito
 

COMMENTO   Un ottimo cast, un tema quanto mai attuale e una commedia: bastano questi tre ingredienti per creare un film che faccia capolino sopra le righe del cinema italiano? Massimiliano Bruno scommette e il banco di prova sarà, al solito, il botteghino, che gli darà torto o ragione riguardo alla sua abilità registica, certo, ma anche riguardo la sua lettura sociale e politica della nostra Italia in piena crisi. Crisi etica e soprattutto politica: tra le righe del plot scritto con Edoardo Falcone si intravedono molte critiche feroci al sistema che viene additato come il "male da cui si guarisce" solo nella fantasia leggera della commedia. La produzione è ambiziosa perché punta ad essere una commedia impegnata e non lo nasconde e, anzi, lo sottolinea con il titolo, con la trama, che porta la politica dentro la narrazione – mossa quanto mai azzardata – e con la risoluzione nel finale. Nonostante, infatti, la prima parte del film passi con leggerezza con molte strizzate d’occhio al cabaret cui tanto si ispira la commedia italiana contemporanea, i toni man mano sfumano dentro un riso amaro che davvero ricorda da vicino l’umore delle grandi commedie degli anni ’60, come lo stesso regista auspica. E il finale lascia un retrogusto che di rado si percepisce di questi tempi: i protagonisti vengono assolti dalla trama ma decisamente condannati dalla vita e additano la strada dove viene condotto chi passeggia a braccetto con il malaffare. Tutti perdono in questo film, anche se con il sorriso. È difficile trovare la speranza, se non forse nelle relazioni risanate e in un primo mea culpa che tutti i personaggi sono costretti a compiere; forse è proprio questo il suggerimento del regista a tutta l’Italia. Indubbiamente è un conto amaro e molto salato quello che viene presentato dal film alla classe dirigente: una vera e propria condanna senza corte d’appello. E questo pubblico ministero accoglie nelle sue fila tutto il cast artistico che si esprime in questa decisa direzione: Michele Placido è la punta dell’iceberg del film sotto la cui superficie circolano malumori e frecciate degli altri interpreti. Gassman, Bova, Angiolini accettano la sfida di una prova impegnativa anche se non eccessivamente pretenziosa e portano al termine l’interpretazione con la rabbia del popolo deluso e arrabbiato. Musiche tipicamente italiane, forse un po’ sopra le righe, ma glielo perdoniamo. La domanda che ci si pone è: il film veramente veste i panni della rabbia contro la casta? Incarna il pensiero del popolo? Propone concretamente una reazione? Ai posteri la sentenza.

La frase:
"Che paese de mmerda!".
a cura di Matteo Brufatto