Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 La sposa promessa (Lemale et ha'halal)

 
pic_movie_882   NUM   882  
  DATA E CINEMA   2012.12.04 (CINEF 50-09) FIUME  
  RASSEGNA   CINEFORUM CHAPLIN  
 
     
  REGISTA   Rama Burshtein  
  ATTORI   Hadas Yaron, Yiftach Klein, Irit Sheleg, Chaim Sharir  
  PRODUTTORE   Avi Chai fund, Israel Film Fund, Norma Productions, Sundance  
  SCENEGGIATORE    
  COMPOSITORE    
  PAESE   Israele  
  CATEGORIA   Drammatico  
  ANNO   2012  
  DURATA   90 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   http://  
 
 
 

DESCRIZIONE   Shira è la figlia più giovane di una famiglia ortodossa di Tel Aviv. Sta per sposarsi con un giovane promettente della stessa età, un sogno per lei diventato realtà. La sorella più grande muore dando alla luce il suo primo figlio. Il dolore travolge la famiglia, e le nozze di Shira vengono per il momento rinviate. Quando la madre di Shira scopre che il genero sta prendendo in considerazione di risposarsi, propone come sposa Shira, la quale dovrà scegliere tra il vero amore e il dovere verso la sua famiglia.
 

COMMENTO   Yochai è sposato con Ester e i due hanno avuto un bimbo da poco. Nel momento in cui Ester muore, si pone il problema di trovare una nuova moglie a Yochai, che non si può occupare da solo del bambino. La soluzione sembra a portata di mano: Shira, la giovanissima sorella di Ester potrebbe diventare la nuova moglie di Yochai. L'unico dettaglio è che lei è promessa a un uomo della sua età.
Il film di Rama Burshtein sembra, in buona sostanza, un'occasione sprecata. Anche se la sua macchina da presa entra all'interno dell'ambiente ebreo ortodosso in cui si svolge la vicenda, si limita appena a sfiorare la superficie delle cose, senza andare in profondità. Lo scopo del regista sembra quello di mostrare l'oppressività di quel tipo di cultura e le ricadute negative sulla libertà di scelta degli individui. Tuttavia le decisioni che vengono prese non hanno neppure l'apparenza di una motivazione (neppure nella sua eventuale assurdità), e questo rende la tesi del regista difficilissima da dimostrare. Gli errori di una società diventano errori di regia e di messa in scena e tutto il film ne risente. La psicologia dei personaggi è appena tratteggiata, le motivazioni oscure, e i loro numerosi cambiamenti di idea ai confini dell'assurdo.

Neppure la specificità ebraica della vicenda è particolarmente approfondita, se non negli aspetti più esteriori. Resta solo un costante richiamo a Gerusalemme e un'oscura citazione da Rabbi Nachman, uno dei maestri del chassidismo. Quali sono i riferimenti culturali e sociali che portano a determinate decisioni? Questa è una domanda destinata a restare senza risposta. Tutto sembra cadere dall'alto sul capo dei personaggi senza che questi possano fare alcunché per difendersi. Sensazione del resto condivisa da chi guarda questo film.

La frase:
"non ho senso del ritmo".
a cura di Mauro Corso