Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Il villaggio di cartone (Il villaggio di cartone)

 
pic_movie_842   NUM   842  
  DATA E CINEMA   2011.11.17 (CINEF 49-07) PINDEMONTE  
  RASSEGNA   CINEFORUM CHAPLIN  
 
     
  REGISTA   Ermanno Olmi  
  ATTORI   Joe R. Lansdale, Rutger Hauer, Massimo De Francovich, Alessandro Haber, John Geroson, El Hadji Ibrahima Faye, Samuels Leon Delroy, Irma Pino Viney, Fatima Alì  
  PRODUTTORE   Cinemaundici, Rai Cinema  
  SCENEGGIATORE    
  COMPOSITORE    
  PAESE   Italia  
  CATEGORIA   Drammatico  
  ANNO   2011  
  DURATA   87 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   http://  
 
 
 

DESCRIZIONE   Come un mucchio di stracci buttato là, sui gradini dell’altare. È il vecchio Prete, per tanti anni parroco in quella chiesa che ora non serve più e viene dismessa. Gli operai staccano dalle pareti i quadri dei santi e gli oggetti sacri più preziosi. Un lungo braccio meccanico stacca il grande Crocefisso a grandezza d’uomo appeso alla cuspide per calarlo a terra come uno sconfitto. È inutile opporsi: nulla potrà fermare il corso degli eventi che l’incalzare delle nuove realtà impone alla storia. Tuttavia, di fronte allo scempio della sua chiesa, il Prete avverte l’insorgere di una percezione nuova che lo sostiene. Gli pare che solo ora quei muri messi a nudo rivelino una sacralità che prima non appariva. Da questo momento di sconforto avrà inizio una resurrezione in spirito nuovo della missione sacerdotale. Non più la chiesa delle cerimonie liturgiche, degli altari dorati, bensì la Casa di Dio dove trovano rifugio e conforto i miseri e i derelitti. Saranno costoro i veri ornamenti del Tempio di Dio. E pure la vita del vecchio Prete troverà nuove vie della carità, della fratellanza e persino del coraggio di compiere quegli atti d’amore che chiedono anche il sacrificio estremo, quale alto significato della consacrazione sacerdotale. Ha inizio un tempo in cui il mondo ha bisogno di uomini nuovi e giusti per smascherare l’ambiguità delle parole con l’oggettività degli atti.
 

COMMENTO   È difficile accettare i cambiamenti nella vita, soprattutto quelli più radicali. Ma quando è la propria intera esistenza ad essere messa in discussione ci si sente confusi, persi nella nebbia, e soli.
È quanto prova il Vecchio Prete protagonista de "Il villaggio di cartone", ultima fatica del grande Maestro di cinema Ermanno Olmi presentata Fuori Concorso alla 68esima Mostra del Cinema di Venezia.
La chiesa dove opera il Vecchio Prete (interpretato da un profondo Michael Lonsdale) viene dismessa perché non serve più. I "lavori" vengono seguiti dal pragmatico Sagrestano (interpretato da Rutger Hauer): il Cristo in Croce viene calato dall’alto, tutti i tesori conservati in teche ermetiche, e vengono rimossi i drappi appesi come un sipario che cala a mettere fine alla rappresentazione religiosa.
Spogliata da tutti gli orpelli, la chiesa è solo un edificio vuoto e abbandonato. E abbandonato si sente anche il Vecchio Prete, che rimette in discussione tutta la sua esistenza: dopo aver servito Dio per cinquanta anni, ora a chi può più essere utile? È stato giusto dedicare la sua intera vita alla fede, vivere distaccato dall’umanità? Questi sono i suoi dubbi, per i quali cerca delle risposte parlando con una piccola statua del Cristo.
E Cristo risponde, mandando l’umanità dal Vecchio Prete per risolvere i suoi dubbi e rafforzare la sua fede. Questa si manifesta come un gruppo di immigrati clandestini, che si rifugiano nella chiesa per sfuggire alla polizia. Con loro il Vecchio Prete rivivrà la Natività di Cristo, darà ospitalità ad una Sacra Famiglia, conoscerà Maria Maddalena e Giuda. E come Cristo si sacrificherà per loro.
Olmi riesce con pochi elementi a delineare nettamente personaggi e situazioni, ed è capace di portare un attore ad esprimersi meglio con lo sguardo che con le parole. D’altronde anche le parole spesso sono inutili orpelli. La magia del cinema di Olmi è tutta qui.
L’alienazione del Vecchio Prete rispetto al mondo reale è subita evidente quando ci si rende conto che dalle porte e finestre della sua casa si scorge solo una fitta nebbia. E la sua distorta religiosità emerge dai suoi gesti, dal suo entrare in crisi per l’assenza di un simulacro da adorare piuttosto che dalla mancanza di fedeli alle sue funzioni.
Non può aiutare gli altri a trovare Dio, se lui è il primo a dubitare.
Quando inizia ad aprirsi agli altri e ad accoglierli nella sua casa e nella sua anima, quando capisce il vero significato di chiesa come casa di tutti, allora i suoi dubbi cessano di esistere. Non è più un uomo di cartone, ma un uomo con un’anima.
"Il villaggio di cartone" è un’opera profonda, pregna di significati, che solo chi ha meditato a lungo sul proprio rapporto con Cristo e religiosità poteva concepire. La sua essenzialità è accentuata dall’aver adottato una recitazione scarna, quasi teatrale, priva di forte emotività. Come ha affermato più volte lo stesso Olmi in conferenza stampa, ciò che conta è la realtà delle cose e non sono gli orpelli che la abbelliscono o la nascondono.
Consigliato a chi ama il Maestro, e a chi non teme di mettersi in discussione.

La frase:
""Ho fatto il prete per fare del bene, ma per fare del bene non serve la fede"".
a cura di Giuliana Steri