Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Il segreto dei suoi occhi (El Secreto de Sus Ojos)

 
pic_movie_794   NUM   794  
  DATA E CINEMA   2010.10.28 (CINEF 48-04) FIUME  
  RASSEGNA   CINEFORUM CHAPLIN  
 
     
  REGISTA   Juan José Campanella  
  ATTORI   Ricardo Darín, Soledad Villamil, Pablo Rago, Javier Godino, Guillermo Francella, José Luis Gioia, Carla Quevedo, Bárbara Palladino, Rudy Romano, Mario Alarcón, Alejandro Abelenda  
  PRODUTTORE   100 Bares, Canal+ España, Haddock Films, Tornasol Films  
  SCENEGGIATORE    
  COMPOSITORE    
  PAESE   Argentina, Spagna  
  CATEGORIA   Drammatico, Thriller  
  ANNO   2009  
  DURATA   129 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   http://filmup.leonardo.it/cgi-bin/search.cgi?ps=100&fmt=long&q=Il+segreto+dei+suoi+occhi&ul=%25%2Fsc_%25&x=60&y=11&m=all&wf=0020&wm=sub&sy=0  
 
 
 

DESCRIZIONE   Argentina anni '70. Una donna viene violentata e poi uccisa, ma la giustizia sembra non essere interessata a chiarire la vicenda. Dopo circa trent'anni, Benjamín Esposito, l'assistente del Pubblico Ministero che si occupò del caso ed ormai in pensione, decide di riprendere in mano il caso. Questa sua volontà, riporterà alla luce diverse situazioni, sensi di colpa, la voglia di vendetta del marito della donna uccisa, ma anche, l'amore da parte di Benjamín nei confronti della segretaria del Pubblico Ministero di cui era assistente...
 

COMMENTO   "L'unico vero viaggio verso la scoperta non consiste nella ricerca di nuovi paesaggi, ma nell'avere nuovi occhi". Marcel Proust
Non serve eluderlo, lasciarselo alle spalle o cercare di nasconderlo; il passato si ripresenta bussando alla porta della nostra coscienza ed esige delle risposte. A volte, i segreti più oscuri – o, più semplicemente, uno stato d’animo dissimulato – possono essere rivelati dalla spontaneità di uno sguardo. Che siano le pupille di un feroce assassino o di un uomo innamorato, poco importa a Juan José Campanella, regista di Buenos Aires a metà tra cinema e televisione (suoi anche alcuni episodi di Dr. House e Law & Order), che ha realizzato lo scorso anno Il segreto dei suoi occhi, con il quale agli ultimi Oscar ha riscosso l’ambita statuetta per il miglior film straniero, scalzando, tra le altre, due pellicole di notevole fattura come Il Profeta e Il nastro bianco.
Dopo un poetico incipit-flashforward, appare Benjamìn Espόsito (Ricardo Darìn) in veste di scrittore in pensione, mentre cerca di raccogliere le idee per visualizzare mentalmente e mettere nero su bianco un fatto cruento avvenuto venticinque anni prima (il 21 giugno 1974, in una Argentina peronista dal clima assai teso, ndr) legato ai suoi trascorsi lavorativi presso il tribunale penale; con un flashback ci vengono mostrati i frammenti delle ultime ore di vita di una ragazza vittima di uno stupro-omicidio: la scena del crimine che scorgiamo pizzica lo stomaco e lascia presagire uno sviluppo caratterizzato da atmosfere tragiche e dolorose. Sensazione del tutto errata.
Non che il film trascuri la parte inquisitoria connessa allo spregevole delitto, ma si può dire che usa questo espediente narrativo per raccontare il sentimento di Benjamìn nei confronti di Irene Menéndez Hastings (Soledad Villamil), il suo altolocato superiore nel periodo di attività al tribunale.
Nella rappresentazione (scomposta in due parti: flashback correlati alle circostanze criminose e il presente a ridosso del Duemila), il malinconico Espόsito apre la scatola dei ricordi passando al setaccio il caso della violenza carnale della giovane Liliana e rivive le dense giornate di quegli anni 70, quando con l’aiutante-amico-alcolista Pablo Sandoval (Guillermo Francella) dava la caccia all’assassino e venerava – sottovoce – con lo sguardo l’elegante Irene.
Fuorviante, dicevamo, potrebbe essere la storia noir di fondo perché l’esposizione si dipana scandita da una spiccata ironia e a una buona dose di sarcasmo che rendono la parte centrale – stranamente, visto il tema di partenza – piuttosto divertente.
Gli eventi si susseguono: Isidoro Gòmez (Javier Godino), il sospetto stupratore, viene fermato nel corso di un epico piano sequenza (probabilmente "solo" una long take?) allo stadio del Club Atlético Hurácan e condannato all’ergastolo dopo un decisivo (e intenso) interrogatorio culminato in una cruda ammissione di colpa; però, per mano di un vecchio collega astioso verso Benjamìn, il reo confesso viene reclutato come collaboratore di giustizia e quindi scarcerato.
La rabbia e la frustrazione sono grandi, e lo sono ancor di più quelle che assalgono Riccardo Morales (Pablo Rago), marito della vittima divenuto ossessionato all’idea di assicurare alla "giustizia" colui che gli ha portato via per sempre l’amata Liliana e a cui il paradossale sistema giudiziario consente anche il benefit di terrorizzare gli inquirenti.
Il flusso dei ricordi si assopisce, il romanzo e la vita di Espόsito hanno dei buchi che vanno colmati e il finale è tutto da riscrivere.
L’uomo si scuote dal torpore della consuetudine e riconquista le proprie facoltà, decidendo finalmente di spalancare gli occhi e leggere la verità.
Campanella dirige un cast convincente e gira con piglio creativo costruendo sequenza dopo sequenza una pellicola dal meccanismo seducente e vi conferisce un marchio stilistico personale, al quale contribuiscono il peculiare uso delle angolazioni, i minuziosi primissimi piani, le inquadrature soventemente decentrate e l’utilizzo icastico della soggettiva. La macchina da presa del regista scruta, ascolta, spia, medita. È uno sguardo concentrato sull’amore, sulla vendetta, sulla giustizia, sulla (metafora) politica, sull’amicizia; l’equivalente degli occhi dello spettatore che – contrariamente a quelli del film – non hanno segreti e brillano naturalmente alla visione di una delle migliori uscite della stagione.

La frase: "Non ci pensi più; non le resteranno che i ricordi".
Nicola Di Francesco