Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 20 sigarette (20 sigarette)

 
pic_movie_793   NUM   793  
  DATA E CINEMA   2010.10.18 KAPPADUE (CINEF 48-03)  
  RASSEGNA   CINEFORUM CHAPLIN  
 
     
  REGISTA   Aureliano Amadei  
  ATTORI   Carolina Crescentini, Vinicio Marchioni, Fabrice Scott, Giorgio Colangeli, Massimo Popolizio, Antonio Gerardi, Gisella Burinato, Luciano Virgilio, Orsetta De Rossi, Duccio Camerini, Edoardo Pesce, Alberto Basaluzzo  
  PRODUTTORE   Cinecittà  
  SCENEGGIATORE    
  COMPOSITORE    
  PAESE   Italia  
  CATEGORIA   Drammatico  
  ANNO   2010  
  DURATA   94 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   http://filmup.leonardo.it/cgi-bin/search.cgi?ps=100&fmt=long&q=20+sigarette&ul=%25%2Fsc_%25&x=60&y=11&m=all&wf=0020&wm=sub&sy=0  
 
 
 

DESCRIZIONE   Novembre 2003: Aureliano, un ventottenne anarchico e antimilitarista, precario nel lavoro e nei sentimenti, riceve l’offerta di partire subito per lavorare come aiuto regista in un film da girare in Iraq, al seguito della ”missione di pace” dei militari italiani. Nonostante le critiche degli amici, della sua ”amica del cuore” Claudia, e la preoccupazione dei suoi familiari, tra cui soprattutto la madre con cui convive, Aureliano parte. Si ritrova così al centro di un mondo, quello militare, che non approva e su cui ha molti pregiudizi, scoprendo però in coloro che incontra una umanità e un senso di fratellanza che appartengono anche a lui. Al seguito di Stefano Rolla, il regista che lo ha coinvolto con la sua passione per il cinema e il suo entusiasmo per il lavoro e per la vita, Aureliano non fa in tempo a finire un pacchetto di sigarette che si ritrova nel mezzo dell’attentato alla caserma di Nassirya del 12 novembre 2003. Unico civile sopravvissuto di una strage che ha ucciso ben diciannove italiani, Aureliano, pur gravemente ferito, riesce a mettersi in salvo. Testimone e vittima dell’avvenimento, passa dall’ospedale americano di Nassirya a quello del Celio di Roma, in una lunga degenza in cui
 

COMMENTO   Autore di documentari con diverse esperienze di attore alle spalle, il romano Aureliano Amadei fu l’unico civile sopravvissuto al sanguinoso attentato alla caserma di Nassirya, in Iraq, che il 12 novembre del 2003 uccise 19 italiani, tra cui il regista Stefano Rolla, il quale lo aveva coinvolto per fargli fare il suo aiuto in un film.
Lo stesso Amadei, dopo aver scritto insieme a Francesco Trento il libro "Venti sigarette a Nassirya", racconta su celluloide la tragica esperienza e le conseguenze in quello che rappresenta il suo primo lungometraggio per il cinema, nel quale è il Vinicio Marchioni della serie televisiva "Romanzo criminale" a vestirne i panni.
Un lungometraggio che, con il mai disprezzabile Giorgio Colangeli de "La nostra vita" (2010) nel ruolo di Rolla e la Carolina Crescentini di "Generazione mille euro" (2009) in quello di Claudia, fidanzata del protagonista, nonostante l’argomento trattato ricorre più volte all’ironia, tanto da prendere avvio con toni piuttosto leggeri, quasi da commedia, pur lasciandoci tranquillamente avvertire la tensione nei confronti dell’evento negativo che, come sappiamo, dovrà per forza accadere.
Evento negativo che, posto a metà pellicola, permette alla macchina da presa di Amadei – spesso in movimento nel probabile fine di richiamare lo stile realistico dei reportage di guerra – di impazzire totalmente per far sì che l’insieme assuma ancora di più i connotati di un vero racconto in soggettiva degli avvenimenti, tra le angoscianti e disperate urla fuori campo del protagonista e gli impressionanti dettagli della sua gamba ferita.
Per una sequenza che, complice anche la bella fotografia di Vittorio Omodei Zerini di "Sono viva" (2008), non ha assolutamente nulla da invidiare a simili sfornate in più costosi prodotti d’oltreoceano, tanto da incarnare il momento più riuscito della non eccelsa ma comunque apprezzabile operazione.
Operazione la cui seconda parte, spostandosi su toni strettamente autobiografici, riporta il tutto nei binari più classici del cinema italiano d’inizio XXI secolo, conferendo un certo sapore da film dossier attraverso cui l’autore sfrutta il suo analogo personaggio per dichiarare di non essersi mai sentito una vittima, ma di essere in fondo un carnefice, di far parte di un sistema che si nutre ogni giorno di sangue.
Mentre non possiamo fare a meno di avvertire la presenza dietro la camera di un soggetto notevolmente dotato, sia dal punto di vista tecnico che, in generale, del racconto per immagini.

La frase: "Voi in Italia non sapete niente di quello che sta succedendo qua".
Francesco Lomuscio