Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Miral (Miral)

 
pic_movie_791   NUM   791  
  DATA E CINEMA   2010.10.05 (CINEF 48-01) FIUME  
  RASSEGNA   CINEFORUM CHAPLIN  
 
     
  REGISTA   Julian Schnabel  
  ATTORI   Willem Dafoe, Freida Pinto, Alexander Siddig, Hiam Abbass, Omar Metwally, Yasmine Elmasri, Makram Khoury, Jamil Khoury, Shredi Jabarin, Doraid Liddawi, Ruba Blal  
  PRODUTTORE   Pathé  
  SCENEGGIATORE    
  COMPOSITORE    
  PAESE   Gran Bretagna, Israele, Francia  
  CATEGORIA   Drammatico  
  ANNO   2010  
  DURATA   102 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   http://filmup.leonardo.it/cgi-bin/search.cgi?ps=100&fmt=long&q=Miral&ul=%25%2Fsc_%25&x=60&y=11&m=all&wf=0020&wm=sub&sy=0  
 
 
 

DESCRIZIONE   Miral racconta la storia di tre generazioni di donne le cui vite si intrecciano nell’umana ricerca della giustizia, della speranza e della riconciliazione in un mondo offuscato dall’ostilità, dall’odio e dalla guerra. La storia ha inizio nel 1948, in una Gerusalemme consumata dalla Guerra. Mentre si reca a lavoro Hind Husseini (HIAM ABBASS, L’Ospite Inatteso, Il giardino di limoni, Amreeka) si imbatte in 55 bambini, sono degli orfani che vagano per la strada. Incapace di voltare loro le spalle li porta a casa con sé, per sfamarli e dargli un rifugio. Nell’arco di alcuni mesi, i 55 orfani diventano quasi 2000. Hind decide così di trasformare la sua casa nell’Istituto Al-Tifl Al-Arabi e, in seguito, l’istituto diverrà anche una scuola, il cui scopo è offrire un’istruzione agli orfani e di fungere da simbolo di speranza per tutte quelle ragazze vittime del conflitto Israelo-Palestinese. Sono trascorsi trent’anni, siamo nel 1978, una bambina di 7 anni arriva all’Istituto in seguito alla morte della madre. È Miral (FREIDA PINTO, The Millionaire), che crescerà tra le mura protettrici dell’Istituto, completamente ignara delle problematiche che infiammano il paese. All’età di 17 anni, all’apice della resistenza dell’Intifada, a Miral viene affidato il compito di lavorare come insegnante in un campo rifugiati, lì, Miral viene a conoscenza dell’odio, della frustrazione e della guerra che sembrano essere un antico retaggio della sua stessa famiglia. Miral si innamora del fervente attivista politico, Hani (Omar Metwally, Munich, Rendition), e così si ritroverà a dover affrontare un lacerante conflitto interiore, che rispecchia la situazione che si verifica nel paese: combattere come hanno fatto quelli prima di lei, oppure seguire gli insegnamenti di Mama Hind, secondo cui l’istruzione è la chiave che aprirà la strada per la pace.
 

COMMENTO   Frutto del felice connubio tra un pittore-regista di origini ebraiche e di una scrittrice palestinese, "Miral", è un piccolo capolavoro, tanto ovvio nella sua espressività da poter essere considerato stupefacente.
Le tematiche che affronta, sono quelle di cui sentiamo parlare tutti i giorni da diverse generazioni, ma forse, proprio per l’ovvietà di queste, si può dire che è un film di cui si sentiva il bisogno.
Nel 1948, in una Gerusalemme sotto il controllo militare israeliano, Hindi Husseini, (Hiam Abass "L’Ospite inatteso", "Il Giardino dei Limoni"), trova 55 bambini rimasti orfani dopo che i loro villaggi sono stati messi a ferro e fuoco. Decide di occuparsene e fonda una scuola, convinta che sarà l’istruzione a salvare il futuro di questi bimbi e del suo paese. Dopo trent’anni, alla scuola arriva Miral, e sarà la sua storia a raccontare l’incertezza, la confusione e la speranza di un popolo profondamente lacerato dall’odio.
Fedele alla sua predisposizione pittorica, Julian Schnabel, ("Lo scafandro e la farfalla", "Basquiat"), dirige il film come se allestisse una personale in una galleria d’arte, dove il filo conduttore è la ricerca della propria identità, analizzando un periodo storico terribilmente difficile, visto con gli occhi di quattro donne diverse, ma tutte profondamente legate tra loro. Le vicende delle protagoniste, si alternano a filmati di repertorio che incorniciano e definiscono la drammaticità della storia, sottolineando la veridicità dei fatti raccontati.
Il plot narrativo porta come elemento principale la storia di Miral, interpretata da Freida Pinto, ("The Millionaire"), vista attraverso l’esistenza di donne nate prima di lei, ma che ne hanno determinato il suo modo d’essere, quasi a rimarcare che ogni scelta, ogni azione, ogni pensiero si ripercuote sugli altri, in modo inesorabile.
E Così attraverso Hindi, la sua istitutrice, Fatima, la sorella di suo padre e Nadia, sua madre, il cammino di Miral prende una direzione ben precisa, ma sarà lei a sua volta a compiere delle scelte che potrebbero cambiare il mondo che la circonda.
La telecamera gioca con la messa a fuoco, si muove e ondeggia, come se cercasse un punto fermo a cui affidarsi, esattamente come le protagoniste fanno per tutto il film, in cerca di un modo d’essere che non tradisca le proprie origini, ma che si sposi armonicamente con la diversità che esplode tutta intorno a loro.
Ovviamente la presa di posizione del regista è ben definita, e si sposa con l’ideologia e le esperienze dell’autrice, che in parte racconta la sua vita, in questa storia, e le assurde e inutili crudeltà di cui è stata testimone. Ed è forse proprio questa passione personale a rendere il film così commovente, coadiuvato da un’interpretazione dei protagonisti, asciutta, pulita, mai sopra le righe, come se stessero vivendo realmente quelle emozioni proprio nel momento in cui noi le vediamo.

La frase: "Stiamo costruendo la Pace. Non la stiamo sognando".
Monica Cabras