Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Cosa voglio di più (Cosa voglio di più)

 
pic_movie_788   NUM   788  
  DATA E CINEMA   2010.07.08 PINDEMONTE  
  RASSEGNA    
 
     
  REGISTA   Silvio Soldini  
  ATTORI   Pierfrancesco Favino, Alba Rohrwacher, Giuseppe Battiston, Teresa Saponangelo, Fabio Troiano, Bindu De Stoppani, Monica Nappo, Tatiana Lepore  
  PRODUTTORE   Lumière & Company, Radiotelevisione Svizzera Italiana, Warner Bros. Pictures Company, Vega Film  
  SCENEGGIATORE    
  COMPOSITORE    
  PAESE   Italia, Svizzera  
  CATEGORIA   Drammatico  
  ANNO   2009  
  DURATA   121 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   http://filmup.leonardo.it/cgi-bin/search.cgi?ps=100&fmt=long&q=Cosa+voglio+di+più&ul=%25%2Fsc_%25&x=60&y=11&m=all&wf=0020&wm=sub&sy=0  
 
 
 

DESCRIZIONE   Anna è diventata tutto quello che ci si aspettava da lei: ha un impiego modesto ma sicuro, è vitale, affettuosa con la famiglia, gli amici e con il suo compagno Alessio, col quale ha deciso di avere un bambino. Quello che le manca forse è proprio il coraggio di prendersi una responsabilità definitiva verso il suo futuro. Futuro che ha i contorni di un ufficio, di una città che si allarga sempre di più, i toni tenui di un treno che dalla periferia la porta in centro, quelli più accesi di una relazione che le sembra serena. Quando Domenico irrompe nella sua vita però tutti quei contorni svaniscono e per la prima volta mette a fuoco l'amore, quello fatto di desiderio e passione. Ma l'amore spesso ha a che fare con linee nette, confini. Quelli del corpo, innanzitutto, che Domenico le insegna a scoprire e ad amare. Poi quelli del matrimonio di lui: è sposato con Miriam e hanno due bambini. La storia fra Domenico e Anna è una ribellione sottovoce che si regge su un equilibrio precario come la loro vita: incontri clandestini, litigate al cellulare, bugie, carezze soffocate dallo scadere della pausa pranzo, il sesso coinvolgente consumato in una stanza di un motel a ore. Fino a quando Anna non decide che vuole molto di più, e le bugie cedono, le famiglie s'intromettono, l'equilibrio si spezza...
 

COMMENTO   C’è grossa crisi, scherzava Corrado Guzzanti in una celebre gag. E i personaggi dell’ultimo film di Silvio Soldini l’hanno capito a perfezione, loro malgrado. Quanto costa, economicamente parlando (e non, è ovvio), tradire? Le ragioni del cuore contano più o meno di quelle del portafogli? Anna (Alba Rohrwacher) fa la contabile in una piccola azienda milanese. Conduce un’esistenza quieta e senza scosse.
Convive da un paio d’anni col rassicurante, bonaccione Alessio (Giuseppe Battiston) nell’hinterland lombardo, medita di smettere di prendere la pillola, ha velleità artistiche e si diletta con l’acquerello; ogni tanto fa visita alla lavanderia dell’amata zia Ines (Gisella Burinato) e sorride spesso con le colleghe dell’ufficio. Ma quando un paio di incontri fortuiti le servono l’aitante cameriere Domenico (Pierfrancesco Favino) su un vassoio d’argento, è il caso di dirlo, la ragazza non esita un istante e si ritrova a flirtare spensieratamente via sms con quello che si rivela essere un uomo sposato e un po' frustrato. Da lì a incontrarsi di nascosto, vivendo ore fugaci d’amore clandestino, il passo sarà brevissimo. Intenso, anche, più d’ogni altra esperienza mai provata.
E, soprattutto, doloroso.
Seguito ideale di "Giorni e nuvole" nell’intenzione dell’autore, "Cosa voglio di più" ha fatto già parlare di sé: la pruderie di taluni dev’essersi sentita chiamare in causa ad osservare Favino e la Rohrwacher, come da locandina, avvinghiati a letto in versione nature. Ma aspettate a gridare allo scandalo: non ce n’è ragione. La regia di Soldini è solida, lo script gioca coi luoghi comuni e insinua tra l’uno e l’altro un realismo piacevolmente inconsueto: finché il rincorrersi dei due amanti on screen, dolorosamente combattuti tra l’egoismo affamato da romanzetto rosa e i sensi di colpa verso qualunque tipo di responsabilità pregressa, ipnotizza lo spettatore comunicandogli un disagio particolare, da voyeur di affanni altrui. Il cast rende una performance notevole, comprimari compresi (anche se ci resta oscura la necessità di costringere il buon Favino al dialetto calabrese); a lasciare perplessi, semmai, a fronte di tale rara perizia nello storytelling, è la scelta di temi arcinoti a elevatissimo rischio di stereotipo ed eventuale noia. Le due ore abbondanti di pellicola anestetizzano in parte la platea, vessata: se l’etichetta di "dramma" può apparire eccessiva, infatti, certo la vicenda che il regista milanese oggi porta sugli schermi può difficilmente far sciogliere in un sorriso. Né peraltro se lo propone, tutta tesa com’è a raccontare una comunissima storia – lui, lei, i rispettivi compagni traditi, il futuro incerto – pur con una grammatica inusuale, quella della verosimiglianza a tutti i costi.
Squallore compreso.

La frase:
Receptionist: "Sono 50 euro per le prime quattro ore".
Domitilla Pirro