Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Ti amerò sempre (Il y a longtemps que je t'aime)

 
pic_movie_734   NUM   734  
  DATA E CINEMA   2009.03.27 (CINEF 46-23) PINDEMONTE  
  RASSEGNA   CINEFORUM CHAPLIN  
 
     
  REGISTA   Philippe Claudel  
  ATTORI   Kristin Scott Thomas, Elsa Zylberstein, Serge Hazanavicius, Laurent Grévill, Frédéric Pierrot, Claire Johnston, Catherine Hosmalin, Jean-Claude Arnaud, Olivier Cruveiller, Lise Ségur, Souad Mouchrik  
  PRODUTTORE   Canal+, France 3 Cinéma, Integral Film  
  SCENEGGIATORE    
  COMPOSITORE    
  PAESE   Francia, Germania  
  CATEGORIA   Drammatico  
  ANNO   2008  
  DURATA   115 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   http://www.ilyalongtempsquejetaime-lefilm.com  
 
 
 

DESCRIZIONE   Juliette viene rilasciata dopo aver trascorso quindici anni in carcere, durante i quali non ha avuto alcun rapporto con la sua famiglia. Al momento del ritorno in libertà la sorella più giovane di Juliette, Léa, decide di aiutarla e di accoglierla in casa sua, con il marito e le loro due figlie adottive. Il rapporto tra le due sorelle é da subito difficile e complicato, per la differenza d'età ma soprattutto per il drammatico reato di cui si é macchiata Juliette, che quindici anni prima aveva ucciso il figlio di sei anni. La decisione di aiutare chi ha compiuto un simile gesto é naturalmente difficile non solo per Léa, ma anche per suo marito Luc e gli amici che frequentano la casa. Il rapporto tra le sorelle, nonostante la lancinante tensione affettiva, si rivela intimo, profondo, indistruttibile, in un crescendo emotivo coronato dallo svelamento del vero motivo che ha portato Juliette a compiere il terribile gesto, ovvero la scoperta della dolorosa e incurabile malattia di cui era affetto il figlio.
 

COMMENTO   Un tremendo lutto e i conseguenti 15 anni di detenzione che effetti hanno - a scarcerazione avvenuta - sui rapporti di parentela della protagonista considerata colpevole, dopo l’iniziale ripudio riservatole? L’atteggiamento circostante è di curiosità (per cui una delle sue reazioni è una chiusura di autotutela), ma anche di sostegno umano. Ospitata dalla sorella minore Lèa – che con il proprio compagno ha adottato due figlie per non aver "voluto un bambino nel suo ventre", traumatizzata da quanto avvenuto alla maggiore – una Juliette/Kristin Scott Thomas senza pace ("la prigione della morte di mio figlio è la peggiore, non se ne esce mai") funge pure da catalizzatrice in un matrimonio in difficoltà.
Scrittore noto in madrepatria, appassionato di pittura e cinema (durante l’Università ha realizzato diversi cortometraggi, è già stato sceneggiatore), con un’esperienza di lezioni tenute in carcere – per una decina d’anni - oltrechè in ospedale, e in un istituto, a bambini malati e con handicap fisici, Philippe Claudel riserva l’esordio dietro la macchina da presa alla forza delle donne e alle relazioni tra genitori e prole. Nella lavorazione, l’autore si è concentrato sui due personaggi femminili – Scott Thomas ha ottenuto il premio come miglior attrice agli European Film Awards e la candidatura al Golden Globe - e ha intrecciato i loro contraddittori stati d’animo con un’attitudine espressionista e attenta alle sfumature, ridotto i dialoghi, assecondata la lentezza dei processi interiori; si è servito inoltre di una musica semplice di chitarra, procedendo per giustapposizione piuttosto che linearmente e passando dal freddo grigio, dalla macchina da presa stretta su Juliette ad una maggior morbidezza e apertura. Il peso di un potente segreto, la solitudine, la vecchiaia, la possibilità di ricostruzione di legami e di una nuova esistenza insieme ad anime simili si piazzano come elementi paralleli all’idea che l’identità sia differente da quanto è dato vedere, e infatti il principale dubbio da pubblico è che forse - rispetto all’immagine – l’elemento letterario avrebbe reso più giustizia alle psicologie.

La frase: "Ha ucciso suo figlio e tu le chiedi di guardare le nostre bambine?".
Federico Raponi