Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Il giardino di limoni - Lemon Tree (Il giardino di limoni - Lemon Tree)

 
pic_movie_730   NUM   730  
  DATA E CINEMA   2009.03.02 KAPPADUE (CINEF 46-19)  
  RASSEGNA   CINEFORUM CHAPLIN  
 
     
  REGISTA   Eran Riklis  
  ATTORI   Hiam Abbass, Doron Tavory, Ali Suliman, Rona Lipaz-Michael, Tarik Kopty, Amos Lavi, Amnon Wolf, Smadar Jaaron, Danny Leshman, Hili Yalon  
  PRODUTTORE   Eran Riklis Productions, Mact Productions,  
  SCENEGGIATORE    
  COMPOSITORE    
  PAESE   Israele, Germania, Francia  
  CATEGORIA   Drammatico  
  ANNO   2008  
  DURATA   106 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   http://filmup.leonardo.it/sc_ilgiardinodilimoni.htm  
 
 
 

DESCRIZIONE   Salma, una vedova palestinese che vive in un villaggio della Cisgiordania, scopre che il suo nuovo vicino di casa è il Ministro della Difesa israeliano. Quando, per ragioni di sicurezza, le viene intimato di abbattere quel giardino di limoni che rappresenta il suo unico sostentamento e le sue stesse radici, la donna non si dà per vinta e porta la causa in tribunale. L'amicizia inaspettata della moglie del ministro, mossa dalla solidarietà femminile, e l'amore del suo giovane avvocato riescono a sostenerla in una sfida che a tutti sembra impossibile. Dal regista de La sposa siriana, una storia emozionante sul coraggio di una donna in lotta per la libertà e un appassionato messaggio di speranza. Vincitore del premio del pubblico all'ultimo Festival di Berlino.
 

COMMENTO   L’ultimo suo film (era il 2004), "La sposa siriana", lo aveva consacrato a Locarno e Montreal.
Oggi il regista israeliano Eran Riklis si ripropone con un nuovo lavoro e lo fa con un accento autoriale sentito e appassionato.
Un mix di dramma e ironia, commedia e tragedia, un ritratto onesto e vero di quello che vivono oggi Israele e la Palestina.
Le piante, in questo caso di limoni, sono la metafora perfetta per raccontare di un tema come quello della devastazione del territorio e dello sradicamento delle proprie radici.
I limoni, che nella realtà storica israeliana non hanno un simbolismo morale, (come invece è tipico degli olivi), sono qui il tramite emozionale per dipingere un conflitto di culture e storie.
La pellicola rende con molta efficacia quel clima pesante e psicologico di sospetto reciproco ma anche di paura continua per la possibilità di attentati.
Sembra di assistere all’episodio biblico di Davide e Golia: da una parte la casa del ministro della Difesa israeliano, perennemente sottoscorta, dall’altra un giardino di limoni, amorevolmente curato da una vedova palestinese.
Ma se le due storie, così diverse fra di loro, sembrano quasi non "sfiorarsi" nemmeno, è un terzo personaggio, quello della moglie del ministro, ad apparire invece quello chiave e più coraggioso.
Disobbedendo al marito, cerca di superare quel confine storico – politico, oltre che fisico, creando un "contatto" mediatore con l’altra figura femminile, anche se a distanza, e instaurando un rapporto di dialogo – ascolto, che alla fine è simbolo di quella volontà di cambiamento che questi due Paesi ricercano nel loro cammino verso la pace oramai da troppi anni.
Qui il giardino, così strenuamente difeso, rappresenta quel rifugio della memoria evocativa che non va oltraggiata, ma che è anche il simbolo di quella bellezza da preservare e non da distruggere.
Riklis nel suo racconto fa respirare poesia vera, facendoci prendere coscienza di un problema invece serio e ancora irrisolto.
L'ultima sequenza, forse quella più rappresentativa del film, ci mostra un muro di confine, l'immagine di un uomo, imprigionato nel suo pensiero, che non si sforza di andare oltre, così come il suo sguardo non può vedere al di là della sua casa.
È un'immagine triste, forte, perché l’ostacolo da superare della guerra è enorme.
Ma la speranza della rinascita (il frutteto tagliato a metà ricrescerà) c’è e dà la spinta fiduciosa per un futuro diverso.

La frase: "Farsi la guerra non porta a nulla".
Andrea Giordano