Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Grace is gone (Grace is gone)

 
pic_movie_722   NUM   722  
  DATA E CINEMA   2009.01.15 (CINEF 46-12) PINDEMONTE  
  RASSEGNA   CINEFORUM CHAPLIN  
 
     
  REGISTA   James C. Strouse  
  ATTORI   John Cusack, Alessandro Nivola, Mary Kay Place, Doug Dearth, Gracie Bednarczyk, Nathan Adloff, Michael Thomas Dunn, Brian Patrick Farrell, Andrea Frisby, Shèlan O'Keefe, Zach Gray, Suzanne Lang  
  PRODUTTORE   Plum Pictures, New Crime Productions, Benedek Films  
  SCENEGGIATORE    
  COMPOSITORE    
  PAESE   U.S.A.  
  CATEGORIA   Drammatico  
  ANNO   2007  
  DURATA   85 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   http://filmup.leonardo.it/sc_graceisgone.htm  
 
 
 

DESCRIZIONE   C'è stato un periodo in cui Stanley Phillips (John Cusack) aveva chiara tutta la vita davanti a sé. Destinato alla carriera militare sognava di poter servire a lungo il proprio Paese. Era arrivato quasi a realizzare il suo sogno, fino a quando è stato esonerato per un indebolimento della vista. Ora serve i clienti di un negozio di articoli per la casa, mentre la moglie sergente combatte in Iraq. Impacciato a casa come al lavoro, si ritrova a dover crescere - spesso da solo - la figlia dodicenne Heidi (Shélan O'Keefe) e sua sorella Dawn (Gracie Bednarczyk), di otto anni. Sebbene sia un padre amorevole, Stanley non è in grado di essere molto affettuoso e le ragazze sentono profondamente la mancanza della madre. Mentre sopporta il suo lavoro e si barcamena come genitore, Stanley viene colpito duramente quando arriva la notizia che la moglie Grace è rimasta uccisa al fronte. Impreparato lui stesso ad affrontare la tragedia, si trova completamente incapace di dirlo alle figlie. Nel tentativo di fare di tutto pur di ritardare il momento di rivelare la verità alle ragazze, i tre si mettono in viaggio. Mentre si dirigono verso la meta scelta da Dawn, il parco tematico di Enchanted Gardens, Stanley mostra un lato più dolce di sé stesso, cercando di vivere insieme gli ultimi momenti d'innocenza. Più passa il tempo, più si rafforza il loro legame, anche se Stanley sa di dover affrontare l'inevitabile compito di cambiare le loro vite per sempre.
 

COMMENTO   Vincitore del premio speciale del pubblico all’ultimo Sundance Festival, "Grace is gone" rientra appieno in quella categoria di cinema indipendente americano ormai denominata per l’appunto come la rassegna diretta da Robert Redford. Caratteristiche generali: basso budget produttivo, minimalismo narrativo, storia incentrata sull’incapacità comunicativo dell’uomo odierno e attori celebri che si prestano al progetto per cachet bassissimi o direttamente in veste di produttori. Caratteristiche particolari (proprie di Grace is gone e di altri film indipendenti, ma non di tutti): la presenza di bambini (quando non ci sono loro, ci sono altri personaggi di contorno con vizi e tic particolari) e quella di una malinconia onnipresente, senza scampo.
Quelle della perdita e del lutto sono tematiche figlie di questi anni.
Questa guerra sparpagliata per il mondo con l’unico comune multiplo dell’essere rivolta su ragioni di identità culturali tocca sia chi si trova il conflitto dentro casa, che chi manda i propri connazionali a combattere dall’altra parte del globo. Come il Vietnam un tempo, l’onda lunga dell’11 Settembre comincia a sbarcare al cinema non più come evento, ma come causa alla base di effetti e sentimenti più profondi (sulla stessa falsariga si potrebbe includere il bel Reign over me). Da questo punto di vista "Grace is gone" è un film coraggioso e interessante: l’idea che sia l’uomo a scontare la morte del coniuge mandato in guerra così come il concetto della lontananza di un genitore con cui i figli devono fare i conti, sono elementi potenzialmente ricchi d’interesse. Peccato però che il film si crogioli un pò troppo in queste intuizioni costruendo una sceneggiatura su di un unico spunto: l’incapacità del papà a dire alle figlie che la mamma è morta. Tutto così si trascina per la quasi canonica ora e mezza (che in questo caso sono 85 minuti scarsi), rimandando continuamente quel momento da lacrima che tutti si aspettano fin dall’inizio. Mai un momento di leggerezza. A molti piacerà (quando ci si commuove non si riesce a non apprezzare un film), ma tutta l’operazione sa un pò di furbata.

La frase:
- "Cosa fai a lavoro papà?"
- "Vendo cacca".
Andrea D’Addio