Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Hotel Meina (Hotel Meina)

 
pic_movie_693   NUM   693  
  DATA E CINEMA   2008.04.03 (CINEF 45-23) FIUME  
  RASSEGNA   CINEFORUM CHAPLIN  
 
     
  REGISTA   Carlo Lizzani  
  ATTORI   Benjamin Sadler, Ursula Buschhorn, Ivana Lotito, Ralph Palka, Silvia Cohen, Ferdinando Murolo, Adriano Wajskol, Federico Pacifici  
  PRODUTTORE   Titania Produzioni, Film 87, Plaza Film  
  SCENEGGIATORE    
  COMPOSITORE    
  PAESE   Italia  
  CATEGORIA   Drammatico  
  ANNO   2007  
  DURATA   110 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   http://filmup.leonardo.it/sc_hotelmeina.htm  
 
 
 

DESCRIZIONE   Il film è basato su fatti realmente accaduti, raccontati nell’omonimo libro di Marco Nozza. Lago Maggiore, settembre 1943. Un gruppo di 16 ebrei italiani, provenienti dalla Grecia, sono ospiti dell’Hotel Meina di proprietà di Giorgio Benar, ebreo anche lui ma con passaporto turco e quindi cittadino di un paese neutrale. In seguito all’8 settembre, giorno dell’armistizio fra l’Italia e gli Alleati, un reparto di SS capitanato dal comandante Krassler giunge a Meina. Due giovani, Noa Benar e Julien Fendez, sono strappati al loro amore dal brutale irrompere del drappello nazista. All’inizio non è chiaro quali siano gli ordini. Gli ebrei vengono reclusi nell’Hotel e inizia una settimana di attesa, terrore e speranza. È una strana convivenza tra ebrei, ospiti dell’albergo non ebrei e SS. Si discute sulle possibilità di fuga, mentre gli stessi tedeschi attedono ordini. Forse anche per loro si sta avvicinando la fine della guerra. Ma poi inizia l’escalation verso la strage. Le SS prelevano gli ebrei a piccoli gruppi e li traducono fuori dall’albergo per interrogarli – dicono – al Comando della vicina città di Baveno. In realtà li massacrano e poi li gettano nel lago. E risulta vano anche il tentativo di salvarli fatto da Cora, una tedesca antinazista collegata ad una Rete che opera tra Svizzera e Italia. Gli ultimi a finire falciati dalle pallottole naziste sono proprio Julien Fendez, i suoi due fratellini e il nonno. Noa riesce a fuggire col padre, la madre e il fratellino verso la Svizzera, dopo che è perduta ogni possibilità di salvarli.
 

COMMENTO   Hotel Meina
Fino al Settembre 1943 Meina era conosciuta come una delle più belle località del Lago Maggiore. A due passi da Arona, la gente ci passava le estati. Da allora invece il suo nome è legato a quello di una delle prime stragi naziste di ebrei in Italia.
Una settimana dopo l'annuncio dell'armistizio, le SS si presentarono nell'hotel della famiglia turca Behar, dove alcune famiglie ebree si erano rifuggiate scappando da Salonicco.
L'occupazione dell'albergo durò fino al 23 Settembre e fu chiusa, come preventivabile (adesso, ma non allora) da barbare e vigliacche uccisioni.
Carlo Lizzani porta sullo schermo questa storia partendo dal libro omonimo di Marco Nozza.
L'ottantacinquenne regista romano continua su quel percorso dedicato alla storia d'Italia, e in particolare agli anni della seconda guerra mondiale, che ha caratterizzato una buona parte della propria filmografia da "Il processo di Verona" a "Celluloide" passando per "Mussolini ultimo atto".
La necessità di un film come Hotel Meina, non è sicuramente nella volontà di rappresentare il passato per parlare, o mettere in guardia, il presente. Benché come italiani non abbiamo ancora affrontato e superato il nostro novecento (e di duqesto ne paghiamo le conseguenze), nel film non ci sono (e se ci sono, sono molto velati) riferimenti, seppur concettuali, alla nostra realtà politica e sociale. Alla base di questo film c'è quindi il bisogno di non dimenticare. Quella di Meina, infatti, è una storia che solo da poco tempo si è guadagnata un poco di notorietà.
Per raccontarla Lizzani sceglie un linguaggio narrativo che cerca di mettere in primo piano storia e personaggi. Un amore giovanile, la famiglia e il senso di responsabilità: sono su queste direttrici che si muovono le emozioni dei protagonisti e, di riflesso, degli spettatori (con oltretutto un accenno al Manifesto di Ventotene e al futuro spirito europeista dei paesi in guerra). Potrebbe essere un ottimo sceneggiato televisivo (gli manca però la canonica durata delle due puntate), per il cinema rimane un film vedibile, ma avaro di grandi momenti di cinema (come Lizzani è solito fare) se non il faccia a faccia finale fra il maggiore tedesco e la "traditrice" tedesca.

La frase:
"Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
si' qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo."

Andrea D'Addio

[da: http://filmup.leonardo.it/hotelmeina.htm]