Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Grande, grosso e Verdone (Grande, grosso e Verdone)

 
pic_movie_690   NUM   690  
  DATA E CINEMA   2008.03.16 FIUME  
  RASSEGNA    
 
     
  REGISTA   Carlo Verdone  
  ATTORI   Carlo Verdone, Claudia Gerini, Geppi Cucciari, Eva Riccobono, Emanuele Propizio, Andrea Miglio Risi, Martina Pinto, Clizia Fornasier, Vincenzo Fiorillo, Alessandro Di Fede, Stefano Natale, Anna Maria Torniai, Roberto Farnesi, Marco Minetti  
  PRODUTTORE   Filmauro S.r.l.  
  SCENEGGIATORE    
  COMPOSITORE    
  PAESE   Italia  
  CATEGORIA   Commedia  
  ANNO   2008  
  DURATA   131 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   http://filmup.leonardo.it/sc_grandegrossoeverdone.htm  
 
 
 

DESCRIZIONE   Carlo Verdone torna sul grande schermo riproponendo alcuni dei personaggi divenuti celebri nei suoi primi film. Si tratta di tre storie parallele. Nella prima, Leo e la sua famiglia si svegliano di buon'ora per partecipare ad un raduno di boy scout, ma i loro progetti vengono interrotti dall'improvvisa morte dell'anziana madre di lui che vive con loro. Leo e la moglie dovranno occuparsi del funerale ma, per via dell'impresario delle pompe funebri, una triste formalità si trasformerà in un incubo infernale. Nella seconda storia Callisto Cagnato, temuto professore universitario, dal carattere burbero e severo, é preoccupato dal fatto che il figlio ventenne, Severiano, non riesce ad intrattenere molti rapporti con l'esterno, soprattutto con le ragazze. Decide così di fargli conoscere una sua studentessa, ed in effetti, fra i due ragazzi scocca la scintilla. L'epilogo della storia però é tutt'altro che prevedibile. La terza ed ultima storia, vede una coppia benestante e cafona, Moreno Vecchiarutti e sua moglie Enza, recarsi con il figlio in vacanza a Taormina, sotto consiglio del loro terapista, per affrontare quel classico
 

COMMENTO   Che si tratti dell’imbranato Mimmo, il pignolo Furio o il coatto de Roma Ivano, è sempre lui: Carlo Verdone, da almeno tre decenni una maschera che, capace di porsi contemporaneamente sia davanti che dietro la macchina da presa, ha sempre riempito le sale cinematografiche grazie a un esplosivo mix di comicità verbale ed esasperazione (???) dei tic appartenenti all’italiano più o meno medio.
Stesso mix che, su grande richiesta dei fan, torna a essere l’ingrediente vincente, a tredici anni da “Viaggi di nozze” (1995), di un Verdone diviso in tre episodi, o tre piccoli film, come lo stesso attore-regista preferisce definire, unicamente accomunati dal tema del candore contrapposto all’immensa volgarità dello stivale tricolore d’inizio millennio.
Si parte quindi con la tragicomica favola della famiglia Nuvolone, la quale, in seguito all’improvvisa morte dell’anziana mamma del capofamiglia Leo, si trova ad avere a che fare con un grottesco impresario di pompe funebri interpretato dal Massimo Marino delle notti sexy-trash in tv, la cui sola entrata in scena rischia già di trasformarsi in cult.
Tra critica politico-sociale e attacco al falso perbenismo, si prosegue con il dispotico e temuto professore universitario Callisto Cagnato, talmente interessato a svezzare il timido e insicuro figlio Severiano-Andrea Miglio Risi, da non esitare ad accogliere in casa propria l’intelligente e graziosa Lucilla-Martina Pinto.
E si conclude con il cafone arricchito Moreno Vecchiarutti, in vacanza scaccia-crisi familiare nell’albergo più prestigioso di Taormina, insieme al figlio Steven-Emanuele Propizio e la moglie Enza-Claudia Gerini, dove, tra stratagemmi volti a risvegliare il desiderio sessuale e “mancioni” disumani sparsi ovunque, non solo apprende che “Chi nun c’ha cultura oggi nun va da nessuna parte”, ma arriva a confrontarsi con lo squallore che si nasconde dietro l’apparentemente linda classe agiata.
Ma la novità risiede nel fatto che, a differenza di “Un sacco bello” (1980), “Bianco rosso e Verdone” (1981) e il già citato “Viaggi di nozze”, i tre segmenti sono posti questa volta in maniera sequenziale, senza incrociarsi mai e, aspetto positivo, senza apparire l’uno meglio o peggio dell’altro, nonostante il personaggio di Leo sfiori le fattezze di una presa in giro del Verdone imbranato stesso.
Segmenti che funzionano comunque alla grande, costruiti su un’ottima sceneggiatura che, scritta dal comico romano insieme agli abituali collaboratori Piero De Bernardi (“Compagni di scuola”) e Pasquale Plastino (“L’amore è eterno finché dura”), si rivela ricca di risvolti e sorprese, tanto da riuscire nella non facile impresa di far sprofondare quasi ininterrottamente lo spettatore in risate, per ben 131 minuti circa (non pochi, quindi) tempestati di consuete apparizioni di volti noti e caratteristi del piccolo e grande schermo, da Nicola Di Gioia a Roberto Farnesi.
Anche se con più ottimismo e meno malinconia del solito.

La frase:
- "Famolo normale"
- "E com’è normale?"

Francesco Lomuscio