Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 L'età barbarica (L'age des tenebres)

 
pic_movie_678   NUM   678  
  DATA E CINEMA   2008.02.14 (CINEF 45-16) DIAMANTE  
  RASSEGNA   CINEFORUM CHAPLIN  
 
     
  REGISTA   Denys Arcand  
  ATTORI   Diane Kruger, Emma De caunes, Rufus Wainwright, Macha Grenon, Pierre Curzi, Gilles Pelletier, Jean-rené Ouellet, Denys Arcand, Karen Elkin, Caroline Néron, Marc Labrèche  
  PRODUTTORE   Cinémaginaire Inc.  
  SCENEGGIATORE    
  COMPOSITORE    
  PAESE   Canada  
  CATEGORIA   Commedia  
  ANNO   2007  
  DURATA   110 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   http://filmup.leonardo.it/sc_lagedestenebres.htm  
 
 
 

DESCRIZIONE   Nei suoi sogni, Jean-Marc è un cavaliere dall'armatura scintillante, una star del palcoscenico e dello schermo, e un autore di successo: le donne cadono ai suoi piedi e finiscono regolarmente nel suo letto. In realtà è un uomo qualsiasi - impiegato statale, marito insignificante, padre fallito e fumatore clandestino. Ma Jean-Marc resiste alle tentazioni del suo mondo di sogno e decide di darsi ancora una chance nel mondo reale...
 

COMMENTO   L'età barbarica
Fantasie da stress. Dopo tre mesi in giro per il mondo a promuovere "Le Invasioni barbariche", Denys Arcand ha immaginato, al proprio posto, un uomo comune dai desideri ad occhi aperti che compensano un vuoto affettivo-sessuale. Colpa della tendenza femminile a quella che il regista definisce “inaccessibilità” (la moglie fredda macchina professionale, la collega lesbica, la dirigente spietata e, negli incontri da 5 minuti, singles che cercano soldi, muscoli e automobile di lusso); mentre il titolo originale – "l’âge des tènèbres" - rende meglio l’idea del buio medioevo verso cui Arcand vede dirigersi la società, tra crociate contro gli islamici (che tra l’altro dopo l’11 settembre possono essere arrestati e trattenuti senza prove) e un panorama generale da “epoca di disintegrazione”, a conclusione della trilogia cominciata con "Il declino dell’impero americano" e proseguita con il succitato penultimo film.

Il suo funzionario di provincia, senza qualità, abita in una villetta a schiera con giardino, con due figlie indifferenti, psicofarmaci nell’armadietto del bagno e nel frigo i surgelati. Fuori dall’uscio traffico, violenza di bande di minorenni, inquinamento, incomunicabilità (tutti sono impegnati al cellulare o ai videogame), medici disumani. In azienda sedute motivazionali (il sorriso fisso come religione) e l’ipocrita fanatismo del “politicamente corretto” del potere (i rigidi controlli anti-fumo al lavoro, dove parole quali “negro” e “nano” sono state eliminate, e la legge sul patrimonio pubblico per cui se un incidente provoca danni alle cose, la vittima - anche se resta invalida - deve risarcire). Una commedia surreal-grottesca, dai piani continuamente sovrapposti tra sogni soggettivi e incubi sociali, alla riuscita della quale contribuisce la maschera di Marc Labrèche (già attore teatrale, cinematografico e soprattutto famoso comico televisivo), con un’atmosfera cupa e apocalittica stemperata dal finale che affida ad una tela di Cèzanne il ruolo salvifico dell’Arte.

La frase: "Lavorare troppo non è intelligente. Non è una qualità".

Federico Raponi

[da: http://filmup.leonardo.it/lagedestenebres.htm]