Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 In questo mondo libero (It's a Free World...)

 
pic_movie_665   NUM   665  
  DATA E CINEMA   2007.11.23 (CINEF 45-08) PINDEMONTE  
  RASSEGNA   CINEFORUM CHAPLIN  
 
     
  REGISTA   Ken Loach  
  ATTORI   Kierston Wareing, Juliet Ellis, Leslaw Zurek, Faruk Pruti, Branko Tomovic, Serge Soric, Radoslaw Kaim, Frank Gilhooley, Raymond Mearns, Steve Lorrigan  
  PRODUTTORE   BIM Distribuzione, EMC Produktion, FilmFour, Filmstiftung Nordrhein-Westfalen, SPI International, Sixteen Films Ltd., Tornasol Films S.A.  
  SCENEGGIATORE    
  COMPOSITORE    
  PAESE   Gran Bretagna, Italia, Germania, Spagna  
  CATEGORIA   Drammatico  
  ANNO   2007  
  DURATA   96 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   http://filmup.leonardo.it/sc_inquestomondolibero.htm  
 
 
 

DESCRIZIONE   Il ritorno al realismo sociale di Ken Loach, lo vede trattare un argomento molto attuale. Angie, viene licenziata in tronco dall'agenzia di collocamento dove lavorava per non aver tenuto un comportamento consono in pubblico. Decide così di non darsi per vinta e di gestire insieme alla coinquilina Rose dalla loro cucina, un'agenzia di lavoro interinale per immigrati.
 

COMMENTO   In questo mondo libero
In questo periodo di morti bianche e sfruttamento sul lavoro Ken Loach ha deciso di realizzare un film sulle condizioni degli immigrati a Londra, quello che ottiene è uno spaccato dal gusto amaro della società di cui siamo completamente inconsapevoli. Protagonista del film è Angie, una ragazza di trentatre anni, con un figlio alla ricerca di una strada professionale in cui possa mostrare le sue doti. Decide perciò di aprire con la sua amica Rose una società che fornisce lavoro agli immigrati.
La particolarità del film di Loach consiste nell'analizzare un profondo problema sociale non dal punto di vista della vittima, ma da quello che può essere definito il suo carnefice. Angie è una donna, che fatica a tenersi a galla in un mondo maschilista, ha una grande voglia di dimostrare le sue doti e per questo decide di mettersi in attività da sola. La sua conoscenza dell'ambiente le rende facile il districarsi tra datori di lavoro occasionale e stranieri giunti a Londra per riuscire a sfamare una famiglia lasciata nel proprio luogo d'origine. Ma deve scendere troppo facilmente a patti con la realtà che la circonda: i datori di lavoro non vogliono avere grane, e gli immigrati in regola, consci dei propri diritti, si lamentano troppo. Inoltre, non tutti gli stranieri che non sono in regola sono terroristi, spesso sono padri di famiglia che hanno bisogno d'aiuto, scappati con i propri cari da un paese che li brutalizza, che non riescono ad ottenere un visto per strani ingranaggi burocratici, e per la paura di tornare dove rischierebbero la vita accettano qualsiasi compromesso. La protagonista si trova presto ad un bivio, e dovrà scegliere quali siano le priorità: preferire la propria integrità, il guadagno, il rispetto della gente.
Aiutato da una sceneggiatura cruda e schietta, Ken Loach, riesce a esprime il profondo cinismo di una società in cui la regola è non guardare in faccia nessuno. I toni quasi documentaristici della pellicola lasciano nello spettatore una sensazione di profondo disagio, perché spesso non si è a conoscenza di come vadano realmente le cose. Il punto di vista anomalo poi ci confonde, perché alla fine, nonostante il disgusto, non si riesce a biasimare in pieno quelli che definiamo aguzzini, che grazie a Loach tornano ad essere persone, esseri umani con dei bisogni, delle necessità uguali ne più ne meno a quelle degli immigrati. Alla fine chi ha l'occasione la sfrutta e vince, senza porsi scrupoli, perché siamo in un mondo libero, e agiamo a nostro vantaggio.
Lascia un po' interdetti l'interpretazione della protagonista, Kierston Wareing, che somiglia tanto ad una pornostar, certo, una ragazza dal volto angelico male si sarebbe sposata col suo ruolo, ma a volte il suo atteggiamento sembra dare troppa enfasi al personaggio, rendendolo quasi fasullo.
È un film da vedere perché ci costringe a vedere ciò che spesso tendiamo ad ignorare, e perché grazie alla sua struttura poco cinematografica non ci distrae dal senso di denuncia che il regista ha voluto imprimere.

La frase: "Aveva ragione Bob Dylan, i tempi stanno cambiando".

Monica Cabras

[da http://filmup.leonardo.it/inquestomondolibero.htm]