Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Mio fratello è figlio unico (Mio fratello è figlio unico)

 
pic_movie_644   NUM   644  
  DATA E CINEMA   2007.05.10 FIUME  
  RASSEGNA    
 
     
  REGISTA   Daniele Luchetti  
  ATTORI   Elio Germano, Riccardo Scamarcio, Diane Fleri, Angela Finocchiaro, Luca Zingaretti, Anna Bonaiuto, Massimo Popolizio  
  PRODUTTORE   Cattleya, Babe Film  
  SCENEGGIATORE    
  COMPOSITORE   Franco Piersanti  
  PAESE   Italia  
  CATEGORIA   Commedia  
  ANNO   2007  
  DURATA   100 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   http://filmup.leonardo.it/sc_miofratelloefigliounico.htm  
 
 
 

DESCRIZIONE   Accio è la disperazione dei suoi genitori, scontroso e attaccabrighe, un istintivo col cuore in gola che vive ogni battaglia come una guerra. Suo fratello Manrico è bello, carismatico, amato da tutti, ma altrettanto pericoloso... Nella provincia italiana degli anni '60 e '70, i due giovani corrono su opposti fronti politici, amano la stessa donna e attraversano, in un confronto senza fine, una stagione fatta di fughe, di ritorni, di botte e di grandi passioni. E' un racconto di formazione dove sfilano quindici anni di storia d'Italia attraverso le avventure di Accio e Manrico, due fratelli diversi, ma non troppo...
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Mio fratello è figlio unico, film diretto da Daniele Luchetti, segue la storia di Accio (Elio Germano), un ragazzino di dodici anni con la vocazione di aiutare i più deboli. Sebbene abbia deciso di entrare in seminario, capisce ben presto di non voler rinunciare ai piaceri del sesso. Ritorna a casa dalla sua famiglia a Latina, con la quale cominciano a verificarsi parecchi scontri ideologici. Suo fratello, Manrico (Riccardo Scamarcio), è comunista e si batte per i diritti degli operai. Ma Accio, che ha stretto amicizia con il fascista Mario (Luca Zingaretti), molto più grande di lui, decide di iscriversi al Movimento Sociale Italiano.
Tra i due fratelli i litigi sono all’ordine del giorno e in comune hanno solo Francesca (Diane Fleri), la fidanzata di Manrico, con la quale Accio passa amichevolmente il suo tempo. La sua fede nel fascismo scema pian piano, quando capisce che dietro al movimento in realtà si nasconde solo violenza. Nonostante questo il rapporto con il fratello non migliora, anzi: per anni nessuno dei due sa dove si trovi l’altro. Poi un giorno Francesca contatta Accio chiedendogli di aiutarla con Amedeo, suo nipote, che non vede il padre praticamente da quando è nato. L’uomo si rifiuta e continua la sua vita, fino a che Manrico non decide di chiamarlo…
(https://www.comingsoon.it/film/mio-fratello-e-figlio-unico/641/scheda/)
 

COMMENTO   Mio fratello è figlio unico
Come nell'omonima canzone di Rino Gaetano, l'attestazione d'amore fraterno è il tramite per parlare di società e politica, in questo caso a partire dal romanzo autobiografico "il fasciocomunista" di Antonio Pennacchi. Daniele Luchetti compone un ritratto originale di neofascista, ne fa un monello problematico ("c'ho 'na crisi de coscienza, che devo fa'?"), da subito "dalla parte degli ultimi", studente dotato, divenuto picchiatore di destra per carenza d'affetto e considerazione. Iscrittosi all'M.S.I., lo sveglio Accio ne scopre le incompatibilità con la propria indole (l'ideologia rozza e acritica, il quotidiano di partito con il gossip sulle famiglie nobili, i dirigenti che non partecipano alle azioni, la gerarchia interna) in efficaci e dirette scenette macchiettistiche. Il giovanissimo Vittorio Emanuele Propizio si fa amare immediatamente, con una faccia da schiaffi e un incontenibile spontaneismo goffo che spinge continuamente al sorriso. Specialmente nella prima parte il film recupera con esatta freschezza il più acuto cinema italiano dei '60 e l'istantanea di una famiglia proletaria (un'abitazione pericolante, padre operaio di fabbrica, madre votante - ma senza sapere di cosa si tratti - di quello che lei stessa ha ribattezzato "il partito delle casette" per via del simbolo, e tra i fratelli manesche dimostrazioni di legame parentale).

Premesso ciò, va bene che il focus è su uno dei due figli maschi, ma il passaggio dell'altro alla clandestinità è di una schematica e lacunosa automaticità, manca di raccordi proprio quando il tono si drammatizza per arrivare ad un culmine tragico. Rimane quindi il rammarico per il fatto che una commedia sociologica non riesca a superare le difficoltà cinematografiche nostrane rispetto a un'analisi sulla lotta armata, allo stesso passo di un paese ancora incapace di fare i conti col suo rimosso, recente passato.

La frase: "L'italiano è così: gli piace da' la mano a chi vince".

Federico Raponi

[da http://filmup.leonardo.it/miofratelloefigliounico.htm]