Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 L'ultimo re di Scozia (The last King of Scotland)

 
pic_movie_638   NUM   638  
  DATA E CINEMA   2007.03.15 (CINEF 44-21) PINDEMONTE  
  RASSEGNA   CINEFORUM CHAPLIN  
 
     
  REGISTA   Kevin Macdonald  
  ATTORI   Forest Whitaker, James McAvoy, Kerry Washington, Gillian Anderson, Simon McBurney, David Oyelowo, Abby Mikiibi Nkaaga, Adam Kotz, Barbara Rafferty, David Ashton  
  PRODUTTORE   DNA Films, Fox Searchlight Pictures, FilmFour, Cowboy Films Ltd., Cowboy Films, Slate Films, Tatfilm  
  SCENEGGIATORE    
  COMPOSITORE   Alex Heffes  
  PAESE   Gran Bretagna  
  CATEGORIA   Drammatico  
  ANNO   2006  
  DURATA   121 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   http://filmup.leonardo.it/cgi-bin/search.cgi?ps=100&fmt=long&q=L'ultimo+Re+di+Scozia&ul=%25%2Fsc_%25&x=60&y=11&m=all&wf=0020&wm=sub&sy=0  
 
 
 

DESCRIZIONE   Un medico scozzese, inviato in Uganda, si scontrerà presto con le regole dettate da una delle più feroci dittature del ventesimo secolo e con il suo artefice, Idi Amin Dada. Diventando il medico personale del dittatore, avrà modo di vedere da vicino la crudeltà ed i mezzi utilizzati per esercitarla da colui che, appena salito al potere, fu considerato l'uomo che avrebbe portato l'Uganda a diventare un paese moderno e libero e rivelatosi poi come uno dei più spietati dittatori conosciuti al mondo
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L’ultimo re di Scozia, è un film del 2006 diretto da Kevin Macdonald, tratto dall’omonimo romanzo di Giles Foden.
Nella Scozia del 1970, Nicholas Garrigan (James McAvoy) è un brillante e giovane medico neolaureato. Temendo di essere destinato ad un ambiente provinciale e monotono, Garrigan decide di lasciare il paese con David Merrit e Junju, due dottori in partenza per una missione di volontariato in Uganda.
Giunto in Africa, Garrigan fa la conoscenza di Sarah Merrit, moglie del suo compagno di viaggi, e se ne invaghisce follemente. La vita nel campo di volontari è improvvisamente sconvolta dalla deposizione dell’autoritario presidente Milton Obote ad opera del generale Idi Amin Dada (Forest Whitaker). Garrigan persuade Sarah ad assistere al comizio del nuovo capo politico e rimane affascinato dalle idee di Dada, che sembra voler liberare il popolo dell’Uganda dalle disparità sociali. Concluso il comizio, Amin è coinvolto in un incidente stradale e Garrigan viene convocato per curare le ferite del generale.
Amin rimane molto colpito dal giovane, soprattutto poiché nutre una grande stima per la Scozia e gli scozzesi. Anche Garrigan è sempre più affascinato dal politico e accetta di diventare il suo medico personale, convito che Amin possa migliorare il futuro del popolo ugandese. Tra i due nasce così un rapporto simbiotico, fatto di stima filiale e reciproco aiuto nelle decisioni politiche. Non molto tempo dopo, tuttavia, Dada inizia a soffrire di un forte disturbo paranoico e prende decisioni drastiche e inumane, poiché convinto che gli accoliti di Obote stiano cercando di ucciderlo. Inizialmente Garrigan accetta le spiegazioni di Amin, che ordina la deportazione della minoranza asiatica e adotta misure repressive estreme. L’amore clandestino con la moglie del generale Kay (Kerry Washington) e le parole dell’ambasciatore britannico Nigel Stone, tuttavia, ridestano il dottore. L’uomo contempla la devastazione creata da Amin, soprannominato ‘l’ultimo re di Scozia’, ma potrebbe essere troppo tardi per porre rimedio al massacro…
(https://www.comingsoon.it/film/l-ultimo-re-di-scozia/543/scheda/)
 

COMMENTO   Basato sull'omonimo romanzo di Giles Foden, "L'ultimo re di Scozia" parte dal 1971, anno di ascesa al potere di Idi Amin, per raccontare la storia di un giovane medico scozzese, Nicholas Garrigan che partito inizialmente per l'Uganda con l'intento di aiutare la povera popolazione locale, si ritrova ad essere dottore e consigliere personale del terribile dittatore africano.
Nicholas e Amin. Due uomini attratti dal potere che ai nobili propositi non riescono, o non vogliono dare seguito. Il film si basa continuamente sul confronto tra questi due personaggi (lo scozzese del titolo infatti non è Nicholas, bensì Amin) sia in quanto persone che come emblemi di ciò che rappresentano.
Il nostro punto di vista è quello di Nicholas, l'occidentale che si reca in Africa "perché vuole aiutare". La sua superficialità è smaccata, chiara fin dall'inizio (non sa chi sia Obote, non consoce la situazione interna del paese in cui si è recato). Risulta una persona ingenua, che non si muove con cattiveria, ma che sostanzialmente non vede i problemi che lo circondano finché non vi si trova coinvolto in prima persona (ed infatti la "ribellione" scatterà nel momento in cui gli si toccherà un caro affetto, non prima). E' l'imperialismo coloniale occidentale: tanto cieco alle esigenze dei popoli africani finché possono dargli profitti, tanto contraddittorio e severo nel momento in cui si rende conto che il rapporto creatosi non va d'accordo con la propria, "famosa" vocazione liberale. Ci si sporca le mani di sangue (Nicholas nel container), ma si fa finta di nulla finché conviene.
In Amin la contraddittorietà è più celata. E' un uomo carismatico, che affascina chiunque gli si trovi accanto. Amin è colore, è ballo, è festa (così ci viene presentato all'inizio), ma è anche quello che tiene i mitra vicino a sé mentre la gente ne acclama il nome. Amin è l'Africa, è la bellezza e al contempo la ferocia di una terra che non è la nostra. Misterioso, non si sa mai come possa reagire ad un qualsiasi evento. Un'ambiguità resa alla perfezione dall'interpretazione di un grandioso Forest Whitaker e alle scelte del regista Kevin McDonald, che nel descriverlo indugia molto sui primi piani (quello sugli occhi ad inizio film, riassume tutto il personaggio), enfatizza sudore e tic nervosi, e quando sta in scenda da solo, a differenza di quanto accade per il medico scozzese, lo riprende camera a mano (dando instabilità all'immagine).
Finché Nicholas è vittima del suo appeal gli orrori non sono mai mostrati direttamente, ma solo evocati (o dai telegiornali o dai racconti delle spie inglesi), così come la leggenda che lo vuol cannibale: in ben due occasioni gli si fa parlare di cibo (come metafora per la sua semplicità all'inizio, e alla festa del suo insediamento), lasciando intuire che ci sia qualcosa da dire, ma senza approfondire.
Un lavoro che incede quindi per sottrazione, non dicendo mai ciò che uno spettatore con un minimo di memoria storica già dovrebbe sapere, ma mettendo in luce lo sfondo che permise ad un personaggio del genere di restare al governo fino al 1980 (e quello che seguì, sempre di Obote fino al 1986, fu analogo per ferocia).
Un film bello, scritto bene e ancor meglio girato da quel Kevin McDonald, già autore dello splendido "La morte sospesa". Esterni completamente girati in Scozia e Uganda (che danno anche circolarità al racconto: si inizia con un lago scozzese, si finisce con un'inquadratura analoga di un lago ugandese). E così dopo i recenti "Hotel Rwanda" e "Blood Diamond", Hollywood dimostra di essere sempre più interessata alla storia africana. Speriamo che non sia una coincidenza.

La frase: "In tutta la mia vita non ho mai toccato cibo se prima i miei soldati non si erano sfamati".

Andrea D'Addio