Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 La commedia del potere (L'ivresse du pouvoir)

 
pic_movie_611   NUM   611  
  DATA E CINEMA   2007.01.08 KAPPADUE (CINEF 44-11)  
  RASSEGNA   CINEFORUM CHAPLIN  
 
     
  REGISTA   Claude Chabrol  
  ATTORI   Isabelle Huppert, François Berléand, Patrick Bruel, Thomas Chabrol, Yves Verhoeven  
  PRODUTTORE   Alicéleo - France 2 Cinéma, Ajoz Films - Integral Film  
  SCENEGGIATORE    
  COMPOSITORE    
  PAESE   Francia  
  CATEGORIA   Drammatico  
  ANNO   2006  
  DURATA   110 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   http://filmup.leonardo.it/cgi-bin/search.cgi?ps=100&fmt=long&q=La+commedia+del+potere&ul=%25%2Fsc_%25&x=60&y=11&m=all&wf=0020&wm=sub&sy=0  
 
 
 

DESCRIZIONE   Jeanne, giudice istruttore, è ossessionata dal suo lavoro, lavora 7 giorni a settimana e anche di notte, il marito è poco più che un fantasma nella sua vita. Il lavoro a Jeanne concede un potere quasi infinito sul destino delle altre persone, un potere al quale non sembra in grado di rinunciare...
 

COMMENTO   Claude Chabrol a 75 anni suonati è uno dei più grandi registi viventi e il suo nome può a ragione essere iscritto negli annali della storia del cinema. Perché abbia girato questo film è tuttavia un mistero. In questo Ivresse du Pouvoir non c'è niente che ricordi la cura con la quale abitualmente questo sacro mostro del cinema scava fino nel fondo dei suoi personaggi creando grandi architetture psicologiche e regalandoci spaccati di vita in cui dolorosamente ci si riconosce.
Scritto come una storia di topolino l'Ivresse du Pouvoir racconta la vicenda di un giudice istruttore dal bizzarro nome di Jeanne (come Giovanna d'Arco) Charmant-Killman (traducibile con "affascinante ammazzauomini"). Jeanne è ossessionata dal suo lavoro, lavora 7 giorni a settimana e anche di notte, il marito è poco più che un fantasma nella sua vita. Perché lo fa? Perché il lavoro a Jeanne concede un potere quasi infinito sul destino delle altre persone, un potere al quale non sembra in grado di rinunciare.
Fatta salva questa premessa la storia si dipana su una serie di avvenimenti costruiti con la semplicità con la quale un bambino immaginerebbe il lavoro di un giudice. Interrogatori infiniti nei quali si fanno impropri riferimenti a parole come "scatole cinesi", "conti svizzeri", "società di comodo" con la stessa vaghezza con la quale persone del tutto al di fuori della materia potrebbero fare. Verrebbe da dire che in realtà la vicenda giudiziaria non fosse tanto importante ma allora perché impostare il film come una sorta di sfida tra una giudice e una serie di personaggi che rappresentano poteri più o meno occulti? La sfida di fatto non avviene mai e le vite del giudice Charmant Killman con i suoi antagonisti non si intreccia in nessun luogo. Il finale è fatto per lasciare aperte una serie di domande alle quali davvero nessuno tiene a rispondere. Salvo una: perché tutti i personaggi ricchi e potenti fumano il sigaro?
A margine una nota di costume. Il film è preceduto da una decina di cartelli che formano una lunga, involontariamente comica, lista di produzioni che hanno contribuito alla realizzazione del film.

La frase: "Sai come mi chiamano in ufficio? Mr Jeanne Charmant-Killman".

Michele Alberico