Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Nuovomondo (The golden door) (Nuovomondo (The golden door))

 
pic_movie_596   NUM   596  
  DATA E CINEMA   2006.11.10 (CINEF 44-06) PINDEMONTE  
  RASSEGNA   CINEFORUM CHAPLIN  
 
     
  REGISTA   Emanuele Crialese  
  ATTORI   Vincenzo Amato, Francesco Casisa, Charlotte Gainsbourg, Filippo Pucillo, Aurora Quattrocchi  
  PRODUTTORE   Memento Films Production, Respiro, Arte France Cinéma, Titti Film, Rai Cinemafiction  
  SCENEGGIATORE    
  COMPOSITORE    
  PAESE   Italia, Francia  
  CATEGORIA   Drammatico  
  ANNO   2006  
  DURATA   112 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   http://filmup.leonardo.it/cgi-bin/search.cgi?ps=100&fmt=long&q=Nuovomondo&ul=%25%2Fsc_%25&x=60&y=11&m=all&wf=0020&wm=sub&sy=0  
 
 
 

DESCRIZIONE   Inizi del Novecento. Sicilia: una decisione cambierà la vita della famiglia Mancuso, scegliere di lasciarsi il passato alle spalle e iniziare una vita nuova nel Nuovo Mondo. Salvatore vende tutto per portare i figli e la vecchia madre in un posto dove ci sarà più lavoro e più pane per tutti. Salvatore Mancuso, è uno delle migliaia di emigranti italiani che misero in gioco tutto. Non è un eroe, è un uomo semplice, ma guidato da una lucida consapevolezza che lo spinge ad affrontare il lungo e pericoloso viaggio attraverso l'oceano, per giungere a New York agli albori del XX secolo. Non va in cerca di grandi fortune, né di gloria. Trovare un lavoro e una casa per i suoi familiari sono il suo unico obiettivo. Una sottile e allo stesso tempo fitta atmosfera di mistero avvolge l'intero viaggio: dai riti prima della partenza, alle cure che la madre di Salvatore riserva agli abitanti del villaggio affetti da strane patologie, riconducibili ad arcane presenze e spiriti, che da sempre accompagnano la vita dei contadini siciliani. Niente spaventa i Mancuso, nemmeno le minuziose analisi fisiche e psicologiche a cui gli immigrati dovevano essere sottoporsi una volta sbarcati, che sentenziavano il diritto a rimanere nel Nuovo Mondo o l'obbligo a tornare nel Vecchio...
 

COMMENTO   "Ammonticchiati là come giumenti
sulla gelida prua mossa dai venti,
Migrano a terre inospiti e lontane;
Laceri e macilenti,
Varcano i mari per cercar del pane"

Così diceva Edmondo DeAmicis nella sua bellissima poesia "Gli emigranti". Era il 1880, poco prima di quella storia che il regista romano (ma di origine siciliana) mette in scena in "Nuovomondo". Una storia che è la stessa di mille altre, quella di una famiglia meridionale (padre, figli e nonna, visto che la mamma è morta) che parte per l'America alla ricerca di un'esistenza migliore. La preparazione del viaggio, il travaglio del soggiorno in nave, l'arrivo ad Ellis Island, lì a due passi da quella Statua della Libertà che per quasi un secolo ha annunciato gli Stati Uniti ai nuovi venuti.

Una storia che conosciamo (o almeno dovremmo) bene, quella sicuramente di tanti nostri parenti lontani e vicini. L'abbiamo studiata a scuola, ce l'hanno raccontata i nostri nonni o i nostri genitori, ne abbiamo letto nei libri, sentito in alcune canzoni e visto in molti film. Sarebbe facile quindi pensare che di un film del genere non ce ne sia bisogno. Così come sarebbe retorico affermare che, di questi tempi, vedere come stavamo quando eravamo noi ad emigrare è imprescindibile per capire le sofferenze di chi oggi cerca nella nostra Terra il nuovomondo.
Il film di Crialese non è questo, ma cinema. Grande cinema. E' racconto epico, è realismo e sogno al contempo. E' potenza delle immagini (l'inquadratura del distacco della nave dal porto è eccezionale) e commozione familiare. Racchiudere la sua bellezza in un qualche messaggio "politico" sarebbe sminuirlo. Non per forza bisogna attualizzare, non per forza c'è da andare oltre a ciò che ci viene narrato. Anzi, proprio in questo caso (così come ha affermato lo stesso regista in conferenza stampa) è bello riflettere su noi stessi, noi italiani, sulla nostra identità, il nostro ingegno (vedasi il test di Vincenzo) e la nostra umanissima ingenuità. Popolo di furbi, ma anche di sinceri, di persone che parlano con il cuore in mano pur di rimanere con la propria famiglia.
Vincenzo il vecchio mondo e Lucy/Luce il nuovomondo. L'uno così fuori dalla realtà quanto la seconda consapevole di tutto, e quindi triste, sola. La bravura di Crialese è nel riuscire a gestire sia la microstoria (quella di Vincenzo) che la ricostruzione storica. Allunga i tempi nella parte centrale per far percepire quanto stancante potesse essere il viaggio, immette parti oniriche per simboleggiare il sogno di questi viaggiatori e finisce per raccogliere il tutto nelle due scene finali, la drammaticità del dialogo con i "giudici d'ammissione" e la magia del mare di latte, che sono la summa di tutto il suo lavoro. Non c'è voglia di infierire su chi ci accolse, non di provare pietà per i suoi protagonisti. Solo raccontare, perché certe volte un ricordo basta per dire mille cose.

La frase: "-Quante gambe ha un cavallo?
-Quattro
-E un cavallo e una gallina?
-Quattro e due
-Che fanno....?
-Camminano!".

Andrea D'Addio