Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Inside Man (Inside Man)

 
pic_movie_578   NUM   578  
  DATA E CINEMA   2006.06.12 KAPPADUE (CINEF 43-29)  
  RASSEGNA   CINEFORUM CHAPLIN  
 
     
  REGISTA   Spike Lee  
  ATTORI   Denzel Washington, Clive Owen, Jodie Foster, Christopher Plummer, Willem Dafoe, Chiwetel Ejiofor, Ashlie Atkinson, Cassandra Freeman, Frank Hopf, Darryl Mitchell, Frank Stellato, Frank Harts, Waris Ahluwalia, Cherise Boothe, Thierry Henry, Sean Kane, Robert C. Kirk, Curtis Mark Williams, Lionel Pina, Kim Director, Jason Manuel Olazabal, James Ransone, Michael Devine, Peter Gerety, Peter Frechette, Marcia Jean Kurtz  
  PRODUTTORE   Universal Pictures, Imagine Entertainment, 40 Acres and a Mule Filmworks  
  SCENEGGIATORE    
  COMPOSITORE   Terence Blanchard  
  PAESE   USA  
  CATEGORIA   Drammatico, Thriller  
  ANNO   2006  
  DURATA   129 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   http://www.35mm.it/film/scheda/frameset/scheda.jsp?idFilm=31220  
 
 
 

DESCRIZIONE   Quattro spietati rapinatori si introducono in una grande banca e prendono in ostaggio cinquanta persona tra personale interno e clienti. Il braccio di ferro con la polizia, che ha circondato lo stabile sotto la direzione del detective Frazer, è serrato e mette da subito in luce la meticolosa precisione del colpo: la situazione si fa sempre più tesa e complessa, fino a che entra in scena una misteriosa figura femminile di broker senza scrupoli, incaricata dal magnate proprietario della banca di recuperare del materiale in una cassetta di sicurezza. La vicenda assume contorni sempre più politici, fino a che le funzioni ufficiali della polizia di New York e quella ufficiosa della donna entreranno in un serrato conflitto.Solo lo svelamento del contenuto della cassetta di sicurezza porterà il detective alla soluzione dell'enigma: dei compromettenti documenti che testimoniano il passato del potente magnate Arthue Case, legato a finanziatori del Terzo Reich, e un mucchio di diamanti ottenuti all'epoca, grazie ai rapporti con le alte sfere del regime nazista.
 

COMMENTO   Spike Lee si dà al mainstream, al genere, al professionismo da consumato metteur en scene. Questo, in apparenza, il carattere della sua diciassettesima fatica. Dopo due titoli magistrali come "La 25ª ora" e "Lei mi odia", l'uno capolavoro riconosciuto, intimista e vibrante, l'altro irresistibile spasso indie da ricollegare alle migliori opere giovanili, l'alfiere del cinema afroamericano pare essersi rivolto verso una sceneggiatura più convenzionale, per realizzare un lavoro raffinato e perfetto come un meccanismo ad orologeria, che si appoggi su un'impalcatura narrativa e tematica priva di scarti ed intemperanze autoriali. " Inside man" si offre effettivamente come compatto, avvincente e ben oliato thriller. L'unità d'ambiente e d'azione parziali richiamano e rendono omaggio ad un certo cinema di genere anni '70, e la magistrale capacità di Spike Lee di concertare azioni parallele e personaggi stilizzati eppure credibili è qui ad uno dei suoi massimi storici. Eppure c'è qualcosa che invita lo spettatore a spostare lo sguardo, a farlo correre al di là della pur ottima impalcatura spettacolare e dell'alto professionismo dell'operazione: la confusione. Filo rosso che lega tutta la filmografia dell'autore, la confusione si esplicita nella babele di una metropoli che accoglie in una sorta di caos organico le differenze etniche, attitudinali, culturali che si sovrappongono tra loro e si frappongono lungo il cammino del detective che cerca di scoprire i veri responsabili della rapina, confusi, per l'appunto, tra la massa degli ostaggi fuoriusciti dalla banca assieme ai criminali. Ognuno diverso, con le sue esigenze, le sue idiosincrasie, una propria identità difesa strenuamente - il sic indiano che si rifiuta di collaborare colla polizia finché non gli verrà restituito il turbante - o rinnegata nella tensione a confondersi tra la massa - il ragazzo ispanico che pretende di farsi chiamare Paul invece che Pablo, vero nome di battesimo - sino a scomparire. Questo magma si offre come ennesimo ed efficace affresco di multiculturalità e si rafforza facendosi stile: la città piena di luci, notturna e quasi bagnata, viva come un grande organismo, frenetica, che accoglie i suoi figli dispersi in una convivenza complessa, fatta di incomprensioni linguistiche - parodiate mirabilmente nella sequenza delle intercettazioni in lingua albanese, che non svelerò per non rovinarne il gusto - e comunicative, che proprio in ciò rivela il suo fascino problematico, la sua bellezza. Una bellezza sporca, impura e per questo ancora più attraente, vera rivelatrice dell'anima profondamente e mai vezzosamente postmoderna di uno dei maggiori cineasti americani contemporanei, che sa lasciare traccia di sé anche dove i materiali di partenza non lo lascerebbero sperare. Giordano De Luca