Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 La fiera delle vanità (Vanity Fair)

 
pic_movie_533   NUM   533  
  DATA E CINEMA   2005.06.15 DIAMANTE (CINEF 42-30)  
  RASSEGNA   CINEFORUM CHAPLIN  
 
     
  REGISTA   Mira Nair  
  ATTORI   Reese Witherspoon, James Purefoy, Romola Garai, Jonathan Rhys Meyers, Gabriel Byrne Jim Broadbent, Bob Hoskins, Rhys Ifans, Camilla Rutherford, Gledis Cinque, Douglas Hodge.  
  PRODUTTORE    
  SCENEGGIATORE    
  COMPOSITORE    
  PAESE   Gran Bretagna, USA  
  CATEGORIA   Drammatico  
  ANNO   2004  
  DURATA   140 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=35211  
 
 
 

DESCRIZIONE   Becky Sharp resta orfana da piccola. Molto presto comincia a desiderare una vita più lussuosa di quella delle sue origini e decide di scalare l'alta società inglese con ogni mezzo. In Italia al Box Office La fiera delle vanità ha incassato nelle prime 2 settimane di programmazione 179 mila euro e 90,5 mila euro nel primo weekend.
 

COMMENTO   Dall'omonimo romanzo di William Makepeace Thackeray il nuovo film di Mira Nair. Un'Inghilterra ottocentesca offre alla pluripremiata autrice indiana l'opportunità di mostrare suggestivi scenari "coloniali" a lei ben noti. Becky Sharpe, di umili origini, è una ragazza decisa a risalire la scala sociale. L'alta società è terreno ostile ma nonostante ciò la giovane riuscirà in breve a passare dal ruolo di governante in una ricca famiglia a quello di moglie di un ufficiale dell'esercito. La ragazza, non ancora soddisfatta, vorrebbe di più: il prezzo da pagare potrebbe essere però troppo alto.
La ricostruzione storica è più che attenta così come la meticolosa cura per i particolari di scena. Grazie a un impatto visivo sicuramente notevole, l'effetto iniziale è positivo: si respira un'aria antica. Poi qualcosa stona: se fotografia, scenografia e costumi sono encomiabili, l'evolversi della trama viene ridotto a intermezzo tra grandiose panoramiche, che per quanto d'effetto alla lunga risulteranno sbraccianti e quasi documentaristiche. La stessa colonna sonora, seppur di alto livello, si rivelerà spesso invadente. Il combinarsi di tali elementi dà vita a un risultato fiacco e ridondante, privo del necessario ritmo, che in breve tempo sgretola ogni attesa sminuendo così anche possibili fattori positivi. Stilisticamente perfetta, l'opera trova paradossalmente nella vanità il suo difetto principale dove l'autocelebrazione compromette ogni possibile presa sullo spettatore. Reese Whiterspoon, brillante in ruolo non semplice, è l'unica stella di un titolo da consigliare solo a nostalgici (molto) convinti.