Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 In America - Il Sogno Che Non C'era (In America)

 
pic_movie_483   NUM   483  
  DATA E CINEMA   2004.03.26 PINDEMONTE (CINEF 41-24)  
  RASSEGNA   CINEFORUM CHAPLIN  
 
     
  REGISTA   Jim Sheridan  
  ATTORI   Samantha Morton, Paddy Considine, Sarah Bolger, Emma Bolger, Djimon Hounsou, Randall Carlton, Neal Jones, Adrian Martinez, Rene Millan, Bernadette Quigley, Frank Wood, Juan Carlos Hernández, Michael Sean Tighe, Nisha Nayar, Rodrigo Pineda Sanchez, Bob Gallico, Jason Killalee, Chary O'Dea, Merrina Millsapp, David Wike, Nye Heron, Kathleen King, Guy Carlton, Elaine Grollman, Nick Dunning, Jennifer Seifert, Eilish Scanlon, Tom Murphy, Des Bishop, Molly Glynn, Ciaran Cronin, Jer O'Leary, Regina Roe, Jason Salkey, Tamla Clarke, Carmen Regan, Sara James  
  PRODUTTORE   Harlem Film Productions Ltd., East of Harlem Ltd., Hell's Kitchen Films, Irish Film Industry  
  SCENEGGIATORE    
  COMPOSITORE   Gavin Friday, Maurice Seezer  
  PAESE   Gran Bretagna, Irlanda  
  CATEGORIA   Drammatico, Sentimentale  
  ANNO   2002  
  DURATA   103 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   https://www.comingsoon.it/film/in-america-il-sogno-che-non-c-era/41917/scheda/  
 
 
 

DESCRIZIONE   In America - Il sogno che non c'era, film drammatico diretto da Jim Sheridan, segue le vicende di Johnny (Paddy Considine) e Sarah (Samantha Morton), una giovane coppia irlandese che decide di trasferirsi a New York in seguito alla morte del loro figlio più piccolo Frankie, a causa di un cancro al cervello. Così, insieme alle due figlie Christy (Sarah Bolger) e Ariel (Emma Bolger) vanno ad abitare in un palazzo nel quartiere poco raccomandabile di Hell's Kitchen. Nell’edificio non vivono persone per bene, anzi, ci sono diversi criminali e tossicodipendenti. La famiglia, però, ha la fortuna di conoscere Mateo (Djimon Hounsou), un pittore nigeriano che, per via dell’AIDS, non vivrà molto a lungo.
Le cose si complicano quando Sarah resta di nuovo incinta e, sebbene suo marito trovi lavoro come tassista, non hanno molti soldi per andare avanti. A peggiorare la situazione sono le particolari condizioni fisiche del bambino, che nasce prematuro e non in buona salute. Il caso vuole che il neonato migliori proprio la notte in cui Mateo muore. Quando Johnny va a pagare il conto salato della clinica, scopre che il loro vicino di casa, prima di morire, aveva già provveduto. È allora che la coppia deciderà di fare un gesto per rendere omaggio all’amico benefattore…
 

COMMENTO   "'In America' non è un film privo di meriti: trova momenti toccanti, altri ironici e ha il merito di sperimentare un doppio punto di vista, adulto e infantile, sulle stesse situazioni. Peccato che queste ultime siano sempre più prevedibili con lo scorrere delle scene e che la filosofia positiva di cui Sheridan si fa portatore incorra in ingenuità indegna dell'intelligenza di Christy e Ariel." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 6 febbraio 2004)"Semi-autobiografica, favoletta che fa sembrare Frank Capra un irrecuperabile pessimista, 'In America' di Jim Sheridan è raccontato dal punto di vista della figlia più grande. Le disgrazie dei protagonisti vengono risolte dalla sceneggiatura di Sheridan & figlie (Naomi e Kirsten) con irritante facilità, così come la fotografia di Declan Quinn dipinge un inferno metropolitano molto glamour che ricorda, a proposito di anni '80, i colori di una pubblicità Benetton. Più che un film, un ruffianissimo spot sull'american dream. E' tutto fasullo, comprese le due insopportabili bambine, una delle quali va in giro con una microtelecamera con schermino laterale improbabile negli anni '80, soprattutto per dei poverissimi immigrati. Fastidioso vedere due attori di classe come Considine (eccellente in 'Last Resort', bel film sull'immigrazione) e Morton recitare personaggi così scontati. Tre nomination agli Oscar, la critica Usa in visibilio ma probabilmente il peggior Sheridan di sempre." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 6 febbraio 2004)"Nel film che Jim Sheridan ha tratto dai propri ricordi di esule irlandese nella Grande Mela, la prima mezzora è perfetta. (...) Si sa che l'Oscar predilige gli invalidi e i moribondi, quindi la candidatura dell'attore africano non sorprende anche se a spese di quella che in gergo si definisce 'una parte fatta'. Più inventiva e sorprendente l'altra nomination di 'In America', che è andata a Samantha Morton commovente madre di famiglia. Non a caso a un certo punto su un televisore appare la Ma Joad di Furore che pronuncia le famose parole: 'Noi ce la faremo perché siamo il popolo'. È la fiducia che trasmette 'In America', un film in cui i personaggi si dicono a vicenda 'Andrà tutto bene' e tutto continua invece ad andare malissimo. Ma poiché la speranza è l'ultima a morire, qualche santo provvederà." (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 7 febbraio 2004)