Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 La Giuria (Runaway Jury)

 
pic_movie_482   NUM   482  
  DATA E CINEMA   2004.03.18 FIUME (CINEF 41-22)  
  RASSEGNA   CINEFORUM CHAPLIN  
 
     
  REGISTA   Gary Fleder  
  ATTORI   John Cusack, Gene Hackman, Dustin Hoffman, Rachel Weisz, Jennifer Beals, Jeremy Piven, Cliff Curtis, Bruce McGill, Nick Searcy, Nestor Serrano, Guy Torry, Rusty Schwimmer, Leland Orser, Juanita Jennings, Margo Moorer, Bill Nunn, Marguerite Moreau, Joanna Going, Nora Dunn, Stanley Anderson, Gerry Bamman, Bruce Davison  
  PRODUTTORE   Epsilon Motion Pictures, New Regency Pictures  
  SCENEGGIATORE    
  COMPOSITORE   Christopher Young, Steve Weisberg  
  PAESE   USA  
  CATEGORIA   Drammatico, Thriller  
  ANNO   2003  
  DURATA   127 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   https://www.comingsoon.it/film/la-giuria/42498/scheda/  
 
 
 

DESCRIZIONE   La giuria, il film diretto da Gary Fleder, vede protagonista Nicholas Easter (John Cusack), ex studente di legge. New Orleans: un impiegato appena licenziato entra nel suo vecchio ufficio sparando ai presenti. Due anni più tardi la vedova di una delle vittime decide di intentare causa contro la società produttrice dell'arma usata dall'assassino, colpevole per aver venduto la pistola con troppa facilità.
Il processo che ne consegue vede in ballo milioni di dollari. A sostenere la moglie della vittima c'è Wendell Rohr (Dustin Hoffman), avvocato vecchio stampo, mentre Rankin Fitch (Gene Hackman), un uomo senza scrupoli incaricato di manipolare la Giuria, rappresenta la difesa. Tra i giurati c'è però un personaggio controverso: Nicholas Easter che, nonostante abbia fatto di tutto per farsi escludere dalla commissione, sembra in realtà dirigere i giochi dall'interno. Ma cosa nasconde il suo passato? E qual è il suo vero scopo?
 

COMMENTO   "Passando dalla pagina allo schermo, 'La giuria' di John Grisham cambia villain: sotto accusa non sono più le sigarette ma le armi da fuoco. Ovvero la loro libera circolazione negli Usa, causa determinante delle 30.000 persone uccise ogni anno dalle pallottole nel Grande Paese. Anche questo non è un tema nuovo se l'anno scorso Michael Moore vinse l'Oscar con lo schieratissimo 'Bowling a Columbine'. Ma mentre Moore combatteva la passione nazionale per le armi combinando satira e inchiesta, Gary Fleder ne 'La giuria' usa i modi più spettacolari ma meno nuovi del legal-thriller. Prendendo di mira oltre alle armi il funzionamento delle giurie popolari americane. Popolari ma anche manipolate da chi ne ha i mezzi per pilotarne il verdetto. Tanto che vi sarebbero veri e propri specialisti di questo sporco lavoro, pronti a tutto per blandire, intimidire e magari ricattare i giurati sezionandone vita, gusti e interessi. (...) Più che nel plot , telefonato, o nel ritmo vorticoso, i pregi del film vanno cercati nelle interpretazioni. E in certi dettagli che lasciano il segno. Come lo spot per il mitra 'anti-impronte digitali'. O l'industria che anziché indagare sul cliente che mese dopo mese compra decine di armi dello stesso modello, paga un viaggio premio all'armaiolo." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 30 gennaio 2004)"Sfrondiamo pure ciò che va ascritto alle esuberanze romanzesche tipiche di ogni legal-thriller e riconosciamo nel contesto elementi comuni a ogni latitudine, inclusi i nostri palazzi di giustizia. All'inizio lo stile della regia appare pasticciato, poi lo spettacolo si fa avvincente. Resta la curiosità di sapere perché il cinema ha cambiato i "cattivi" da venditori di fumo a mercanti d' armi. Sarà perché morire in una strage fa più spettacolo che spegnersi in ospedale? O sarà perché la corporazione del tabacco è più intoccabile di quella dell' arma letale? (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 31 gennaio 2004)"Un legal thriller per star, adattato con qualche variante dal romanzo di John Grisham. Il maggiore interesse risiede nelle scene di tribunale; come in un vecchio, indimenticato courtroom movie, 'La parola ai giurati', dove Henry Fonda demoliva col potere suasivo della parola le opinioni e i pregiudizi dei colleghi. Per assecondare il maggiore dinamismo del cinema odierno, però, Fleder concede allo spettatore qualche libera uscita dal palazzo di giustizia, punteggiando il racconto con scene d'azione. Se l'effetto-catarsi contraddice la realtà, dove le cose vanno quasi sempre in modo diverso, il film è una efficiente macchina da spettacolo che ti manda a casa contento." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 31 gennaio 2004)