Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 The Life Of David Gale (The Life Of David Gale)

 
pic_movie_447   NUM   447  
  DATA E CINEMA   2003.05.22 FIUME (CINEF 40-27)  
  RASSEGNA   CINEFORUM CHAPLIN  
 
     
  REGISTA   Alan Parker  
  ATTORI   Kevin Spacey, Kate Winslet, Laura Linney, Gabriel Mann, Rhona Mitra, Chris Warner, Jim Beaver, Julia LaShae, Ryan T. Hancock, Leon Rippy, Matt Craven  
  PRODUTTORE   Dirty Hands Productions - Universal Pictures - Intermedia Films - Saturn Pictures  
  SCENEGGIATORE    
  COMPOSITORE   Alex Parker, Jake Parker  
  PAESE   USA  
  CATEGORIA   Drammatico, Thriller  
  ANNO   2001  
  DURATA   131 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   https://www.comingsoon.it/film/the-life-of-david-gale/40578/scheda/  
 
 
 

DESCRIZIONE   The Life of David Gale, film diretto da Alan Parker, racconta la storia di David Gale (Kevin Spacey), un professore di filosofia presso l’università di Austin, in Texas. L’uomo è anche un membro attivo del Death Watch, un’associazione che lotta contro la pena di morte. La vita del rispettabile docente cambia irreversibilmente dopo una notte di sesso violento con Berlin (Rhona Mitra), una studentessa conosciuta a un party, che prima lo seduce e poi lo accusa di stupro.
Il giorno dopo, Gale è arrestato con l’accusa di violenza carnale. Sebbene in seguito scagionato, ormai la reputazione del professore è distrutta, come anche la sua carriera e il suo matrimonio. L’unica amica che resta a fianco dello sconfortato Gale è Constance Harraway (Laura Linney), anch’essa membro del Death Watch, con cui l’uomo finisce a letto. Tuttavia, il giorno dopo, la donna viene trovata stuprata e uccisa: tutti gli indizi convergono su Gale, che è arrestato e condannato a morte.
Pochi giorni prima dell’esecuzione, la giornalista Bitsey Bloom (Kate Winslet) riesce a ottenere il permesso per intervistare il condannato, il quale le racconta la sua sconcertante versione dei fatti...

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COMMENTO   "All'inizio suggerisce intenzioni politiche (...) Via via che l'indagine della volenterosa giornalista Kate Winslet per scoprire la verità va avanti, però, la fiction prende il sopravvento e l'intreccio si fa sempre più macchinoso. Fino a risultare improbabile e addirittura controproducente per la causa che Parker va perorando". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 8 febbraio 2002) "La trama ricostruisce la vita di Gale in una serie di serrati flash-back, montati con un ritmo solido, intenso: l'alta professionalità di Parker emerge con forza, il film è potente anche se, come scoprirete vedendolo, altamente discutibile. Per la serie: non abbiamo risposte: solo domande. E l'ultima angosciosa domanda è contenuta nell'ultimissima inquadratura: non uscite prima e soprattutto non entrate a film iniziato. Buon divertimento". (Alberto Crespi, 'Film Tv', 25 marzo 2003) "Si tratta di un thriller, costruito tenendo ben presenti le esigenze commerciali e in cui, via via che l'indagine va avanti, la fiction prende il sopravvento sulla 'tesi' e l'intreccio si fa sempre più macchinoso, con scarso rispetto per la verosimiglianza e la legge delle probabilità. Il soggetto ricorda piuttosto da vicino quello di un film del 1956, 'L'alibi era perfetto', uno tra i noir americani meno noti di Fritz Lang: ma laddove Lang componeva con geometrica lucidità e rigore morale la sua arringa contro la pena di morte, Alan Parker si dà da fare per stupirci con colpi di scena, rimescolamenti di carte e 'rivelazioni' che non sorprenderebbero neppure il più ingenuo degli spettatori. Fino, e qui si arriva al paradosso, a una conclusione controproducente proprio per la causa che sta perorando". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 22 marzo 2003) "Da qualche tempo, su tutta la filmografia di Alan Parker è in atto, almeno in Italia, una revisione che tende a sminuire persino la sua produzione d'impegno civile. Il principale capo d'accusa è 'effettismo', con l'aggravante di variazioni di ritmo inconcepibili per un musicofilo qual è il regista di 'The Wall'. In effetti Alan Parker ha quasi sempre dovuto combattere con la tentazione di 'sparare' pugni allo stomaco degli spettatori. Soltanto il lavoro degli sceneggiatori articolato sia nei dettagli che nella tenuta narrativa, come è accaduto in 'Evita', gli ha risparmiato, rare volte, certe forsennate entrate fuori tempo, con conseguenti cadute di ritmo. A proposito di questo nuovo 'thriller lento', con doppia rivelazione conclusiva, si può parlare di un Parker al quadrato. Più nel male che nel bene. Il tema della lotta alla pena di morte è chiaramente un pretesto per innescare il meccanismo contorto che dovrebbe portare a un'esecuzione capitale". (Alfredo Boccioletti, 'Il Resto del Carlino', 23 marzo 2003) "Per dire l'unico motivo d'interesse di questo ennesimo libello sulla giustizia che uccide, bisognerebbe svelare il colpo di scena finale, in cui il sacrificio della vita rasenta l'inverosimile. Il regista Parker ('The commitments', 'Le ceneri di Angela') è al servizio di uno script prevedibile, così fiero del colpo di teatro che omette di inventare qualcosa di originale nel percorso, nell'ormai vasta casistica di giornalisti, suore e poliziotti che all'ultimo minuto cercano di salvare un innocente dalla morte ('Dead man walking', 'Fino a prova contraria', tra gli ultimi). Spacey lavora per il conto in banca. Ma non è colpa sua". (Silvio Danese, 'Il Giorno', 22 marzo 2003)