Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 This must be the place (This must be the place)

 
pic_movie_1752   NUM   1752  
  DATA E CINEMA   2024.01.30 HOMEVIDEO CENTRO AUDIOVISIVI  
  RASSEGNA   [DVD]  
 
     
  REGISTA   Paolo Sorrentino  
  ATTORI   Sean Penn, Judd Hirsch, Frances McDormand, Kerry Condon, Eve Hewson, Joyce Van Patten, David Byrne, Shea Whigham, Tom Archdeacon, Harry Dean Stanton, Seth Adkins, Simon Delaney, Gordon Michaels, Robert Herrick, Tamara Frapasella, Sarab Kamoo, Liron Levo  
  PRODUTTORE   Indigo Film, Lucky Red, ARP Sélection, Element Pictures, Pathé, Irish Film Board, Section 481, Eurimages Council of Europe  
  SCENEGGIATORE   Paolo Sorrentino, Umberto Contarello  
  COMPOSITORE   David Byrne  
  PAESE   Italia, Francia, Irlanda  
  CATEGORIA   Drammatico  
  ANNO   2011  
  DURATA   118 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   https://www.comingsoon.it/film/this-must-be-the-place/48147/scheda/  
 
 
 

DESCRIZIONE   This Must Be the Place, film diretto da Paolo Sorrentino, racconta la storia di Cheyenne (Sean Penn), una rock star molto in auge negli anni ’80, a capo della band The Fellows. Sceso dal palcoscenico ormai da tempo, l’uomo continua a vestirsi e truccarsi proprio come quando era famoso. Trascorre le sue giornate nella sua grande villa di Dublino insieme alla moglie Jane (Frances McDormand) e all'amica Mary (Eve Hewson), sempre attento ai suoi investimenti in borsa. Nonostante i numerosi tentativi da parte dei fan e della sua consorte di spingerlo di nuovo a fare musica, l’uomo si sente profondamente depresso e non ha alcuna intenzione di tornare a suonare. La sua carica autodistruttiva lo porta addirittura a definirsi una comune popstar. Tutto cambia quando viene a sapere che suo padre, con cui non parla da quasi trent’anni, sta per morire. Così Cheyenne è costretto a recarsi a New York, ma quando arriva in città scopre che il suo vecchio è già morto. Tra le sue carte viene a conoscenza che l’uomo stava facendo una ricerca su Aloise Lange (Heinz Lieven), ufficiale nazista che lo aveva ridicolizzato durante la seconda guerra mondiale in un campo di concentramento. È allora che l’ex rockstar decide di proseguire le indagini del padre, cominciando un intenso viaggio negli Stati Uniti, durante il quale farà numerosi incontri che cambieranno per sempre il suo modo di affrontare la vita…

CURIOSITÀ SU THIS MUST BE THE PLACE
- È il primo film di Paolo Sorrentino in lingua inglese.
- È stato presentato in concorso al Festival di Cannes 2011, ottenendo il Premio della giuria ecumenica.
- Ha vinto sei David di Donatello e tre Nastri D’Argento, oltre a tre Ciak D’Oro (tutti nel 2012).
- Il film è un omaggio alla canzone This Must Be the Place (Naive Melody) dei Talking Heads (1983).
 

COMMENTO   Cheyenne non è una rock star dark ritiratasi da vent'anni dalle scene. È un folletto, un alieno (soprattutto a sé stesso), una figura eterea e fragile che viaggia a frequenze e ritmi del tutto differenti dal mondo che lo circonda e che attraversa. Che attraversa alla ricerca del nazista odiato dal padre, ebreo finito in un campo di concentramento, e - come in ogni storia on the road che si rispetti - di qualcosa di più ampio e profondo di quello.

Uno dei grandi fascini di This Must Be the Place risiede proprio nell'aver vinto una delle sue scommesse più difficili, quella di raccontare con equilibrio ed efficacia un personaggio a rischio come quello interpretato da un bravo Sean Penn. Perché il suo essere così estraneo ed estraniato rispetto ad ogni contesto rispecchia motivazioni iconografiche e narrative, rende le cose intriganti, è metafora chiarissima della fragilità di certi sentimenti e certi modi di essere (nel mondo) che (nel mondo di oggi) ci appaiono bizzarri e folkloristici cimeli del passato, coccolati ancora solo da nuove generazioni di outsider.

Nega di essere alla ricerca di sé stesso, Cheyenne, e probabilmente ha ragione a farlo. Perché lui, Peter Pan burtoniano prigioniero volontario di un'infanzia che non ha mai abbandonato, non si cerca.
Ma trovando l'uomo le cui tracce ha seguito attraverso gli Stati Uniti (un uomo con cui, in maniera del tutto non casuale, condivide un cognome fasullo), ritroverà un padre che aveva abbandonato, il coraggio di uscire dai tunnel in cui si era chiuso da ragazzino. Accendendo una sigaretta, di indulgere nell'unico vizio che non l'aveva mai attratto, perché “i bambini non sono attratti dal fumo”: e quindi di diventare grande. Fino ad una trasformazione finale che - per chi scrive, e proprio in virtù di quanto detto finora - ha il retrogusto amaro di una normalizzazione non necessaria.

Scrive per la prima volta assieme a un altro sceneggiatore, Paolo Sorrentino, e si sente. In This Must Be the Place c'è uno sguardo più speranzoso e conciliato rispetto alla sua precedente filmografia, i toni caustici sono ammorbiditi, l'amarezza presente ma prontamente addolcita. Rimagono invariate, invece, le cifre stilistiche - visive, fotografiche, musicali e sonore - che fanno del napoletano uno dei migliori esponenti del cinema di casa nostra e non solo.
E This Must Be the Place rimane un film ricco di momenti alti, capace di colpire emotivamente: anche e forse soprattutto nei momenti in cui la levità elfica del suo protagonista si trasforma in contenuta ma disperata rabbia. Come quando Cheyenne urla il suo dolore in faccia ad un basito David Byrne.

Ma è anche un film con alcune ombre, pur sottili: ombre di una (in)completezza evanescente, impalpabile e programmat(ic)a, di un scrupolosità quasi ossessiva.

"It’s not true, but it’s kind of you to say it", ripete spesso Cheyenne nel film. In qualche modo, obliquamente e con parafrasi, lo si potrebbe dire anche a Paolo Sorrentino.

di Federico Gironi
Critico e giornalista cinematografico
Programmatore di festival