Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Dieci minuti (Dieci minuti)

 
pic_movie_1750   NUM   1750  
  DATA E CINEMA   2024.01.28 PINDEMONTE  
  RASSEGNA    
 
     
  REGISTA   Maria Sole Tognazzi  
  ATTORI   Barbara Ronchi, Fotinì Peluso, Margherita Buy, Alessandro Tedeschi, Anna Ferruzzo, Marcello Mazzarella, Mattia Garaci, Barbara Chichiarelli, Matteo Cecchi  
  PRODUTTORE   Indiana Production e Vision Distribution  
  SCENEGGIATORE   Francesca Archibugi, Maria Sole Tognazzi  
  COMPOSITORE   Andrea Farri  
  PAESE   Italia  
  CATEGORIA   Drammatico  
  ANNO   2024  
  DURATA   102 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   https://www.comingsoon.it/film/dieci-minuti/62393/scheda/  
 
 
 

DESCRIZIONE   Dieci Minuti, film diretto da Maria Sole Tognazzi, racconta come anche soltanto dieci semplici minuti al giorno possano cambiare totalmente il corso dell'intera giornata. Trascorrere questi pochi minuti a fare qualcosa del tutto nuovo e mai fatto nella vita, può davvero cambiare il corso di un'intera esistenza. È questo quello che Bianca imparerà durante una crisi esistenziale. Fare nuove conoscenze, scoprire legami speciali e ascoltare chi da sempre le vuole bene sembra poco, ma può permettere a una persona, in questo caso Bianca, di ricominciare e di rinascere.

PANORAMICA SU DIECI MINUTI
Dopo aver lavorato alla serie tv Petra (2020-2022), la regista Maria Sole Tognazzi torna sul grande schermo con una storia che parla di rinascita. La sceneggiatura è firmata da Tognazzi in collaborazione con Francesca Archibugi e prende ispirazione da Per dieci minuti, romanzo della scrittrice romana Chiara Gamberale edito da Feltrinelli. Il film è prodotto da Indiana Production e Vision Distribution, in collaborazione con Sky e Netflix. Le musiche sono a cura del compositore Andrea Farri, il quale ha già collaborato con la regista per la colonna sonora della serie televisiva Petra. Nel cast vediamo Barbara Ronchi in qualità di protagonista, la giovane Fotinì Peluso e Margherita Buy: quest’ultima torna ad essere diretta da Maria Sole Tognazzi per la terza volta dopo Viaggio sola (2013) e Io e lei (2015).

CURIOSITÀ SU DIECI MINUTI
- Il film è liberamente tratto dal romanzo Per 10 minuti di Chiara Gamberale, edito Feltrinelli.
 

COMMENTO   Maria Sole Tognazzi continua a mettere al centro dei suoi film le figure femminili, ma si rivolge anche agli uomini dando loro uno strumento per capire le donne. Portando al cinema il celebre libro di Chiara Gamberale "Per 10 minuti", diventato una sceneggiatura di Francesca Archibugi, la regista entra nel dolore di una donna in crisi e individua nell'apertura agli altri un potente strumento di guarigione. Dieci Minuti affronta anche il tema della sorellanza e quello della vita immaginaria dell'artista, e se è pieno di verità, il merito è anche della protagonista Barbara Ronchi e di Margherita Buy e Fotinì Peluso. La regia è elegante e la musica sopraffina. (Carola Proto - Comingsoon.it)
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Un film che mette una o più donne al centro del racconto, e che in più è diretto da una regista, non è necessariamente un film "al femminile", anche se è ispirato al romanzo di una scrittrice, la protagonista è una donna e a scrivere il copione ci ha pensato una sceneggiatrice. Forse sarebbe più corretto usare l'aggettivo "femminista", ma Dieci minuti in realtà non è femminista, pur rivendicando il diritto dei personaggi femminili di occupare la ribalta, relegando i personaggi maschili sullo sfondo. Però questi personaggi maschili, che attraversano la vita di una donna in crisi di nome Bianca, non hanno una connotazione negativa ma una fragilità che finalmente gli uomini sembrano aver volentieri sposato anche nella vita reale, ad esempio quando non si sentono bene, quando perdono il lavoro, quando si tratta di mettere la parola fine a un matrimonio. Da donna che è stata aiuto regista solo di filmmaker uomini, e che ha girato un film intitolato L'uomo che ama, la piccola di casa Tognazzi racconta sì la vicenda di Bianca, che è distrutta dalla sofferenza, ma si augura che il suo percorso di guarigione possa aiutare i bambini, i ragazzi, i mariti, i fidanzati, i padri e i nonni a capire cosa succede nel cuore di una donna che sperimenta l'abbandono e il senso di perdita, che poi sono cose che prescindono dal genere.

C’è il libro di Chiara Gamberale "Per 10 minuti" alla base del film, un testo che la stessa autrice descrive come un esempio della leggerezza di cui parla Italo Calvino nel suo "Lezioni americane". Nelle mani della regista e della sceneggiatrice, la narrazione si trasforma in materiale doloroso e la storia di una donna che ogni giorno, su suggerimento della sua psichiatra, deve fare per 10 minuti qualcosa che non ha mai fatto prima, diventa un viaggio nel passato per individuare il punto di rottura e l’inizio di un'insensata coazione a ripetere. E se la domanda è: "Ripetere cosa?", la risposta sarà: la recita tipica della "donna bambina", che quanto più è fragile tanto più si rivela ricattatoria, oltre che tirannica nell'anteporre sempre le sue sfide e le sue incertezze alle richieste di aiuto e alle zone d'ombra dell'altro.

Non c'è giudizio in Dieci minuti, nessuno ha completamente torto o del tutto ragione, ad eccezione della dottoressa Brabanti interpretata magistralmente da Margherita Buy, ormai attrice-feticcio di Maria Sole Tognazzi. Alla regista non interessa mettere i buoni da una parte e i cattivi dall'altra, ma avvicinarsi il più possibile al disagio esistenziale di Bianca per poi soffermarsi sui suoi tentativi di uscire dalla sua comfort zone. Bianca si fa dipingere le unghie di nero, fa l'autostop, va a un funerale, e in questo fronteggiare piccole e grandi paure, per la prima volta "vede" gli altri, senza idealizzarli né sminuirli né tantomeno paragonarsi a loro. Aiutandoli, si sente meglio, come accade a molti di noi dopo una buona azione. Contemplando e accettando la varietà e la diversità, Bianca cambia l'ordine delle proprie priorità, incamminandosi per un sentiero a volte in salita e accidentato ma che porta a un nuovo sé.

C’è un altro tema molto interessante in Dieci Minuti: la capacità di una mente creativa di inventarsi una realtà immaginaria che sarà sempre migliore della vita vera. È una qualità che comporta dei rischi e delle delusioni, perché il paragone fra l'esistenza che si conduce e quella che si desidera condurre può davvero portare alla frustrazione e a un profondo senso di sconfitta. E infatti Bianca è scrittrice e quindi immagina per mestiere, e attraverso la sua vicenda Maria Sole Tognazzi parla anche dello scollamento dalla quotidianità dell'artista, che corre il rischio di tramutare la sua unicità in egocentrismo.

In questo senso la scelta di Barbara Ronchi come interprete principale è giustissima, perché con i suoi occhioni azzurri e lo sguardo impaurito, con il suo pianto che quasi diventa pigolio sommesso, l'attrice non rende Bianca una ragazzina egoriferita ma un enigma, un mistero da svelare piano piano. Non a caso Dieci minuti ha anche un elemento thriller, nel senso che ciò che la protagonista ha vissuto lo si capisce solo grazie a dei flashback. Il tempo del film non è lineare, e così ogni personaggio può essere una cosa e il suo contrario, e quindi vittima e carnefice, traditore e tradito. Senza una signora sceneggiatura ciò non sarebbe stato possibile, e a una scrittura raffinata corrisponde una messa in scena molto precisa e molto curata, mai sontuosa e artificiale ma comunque elegante. Ed elegante è anche l'ottima idea di non sdrammatizzare i momenti dolorosi con battute o gaffe, anche se la leggerezza di cui parlava la Gamberale fa capolino di tanto in tanto.

Infine in Dieci minuti c’è il tema della sorellanza, stavolta reale. Nella vita di Bianca irrompe sua sorella Jasmine (Fotinì Peluso), che rappresenta un altro modo di essere donna, o meglio la donna che un po’ tutte dovremmo essere: libera e nello stesso tempo generosa, diretta ma anche protettiva, e certamente in grado di non farsi condizionare dal giudizio altrui. Per trasformarci in lei, prima dobbiamo dichiararci disposte a mettere ogni cosa in discussione e soprattutto a prenderci il permesso di aprire la porta al dolore, perché senza dolore non può esistere una rinascita.

di Carola Proto
Giornalista specializzata in interviste
Appassionata di cinema italiano e commedie sentimentali