Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Il cacciatore (The deer hunter)

 
pic_movie_1745   NUM   1745  
  DATA E CINEMA   2024.01.23 KAPPADUE  
  RASSEGNA   CINEMA RITROVATO  
 
     
  REGISTA   Michael Cimino  
  ATTORI   Robert De Niro, John Cazale, John Savage, Christopher Walken, Meryl Streep, George Dzundza, Chuck Aspegren, Shirley Stoler, Rutanya Alda, Pierre Segui, Mady Kaplan, Mary Ann Haenel, Richard Kuss, Amy Wright  
  PRODUTTORE   Emi Films, Universal Pictures  
  SCENEGGIATORE   Deric Washburn  
  COMPOSITORE   Stanley Myers  
  PAESE   USA  
  CATEGORIA   Drammatico, Guerra  
  ANNO   1978  
  DURATA   183 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   https://www.comingsoon.it/film/il-cacciatore/13647/scheda/  
 
 
 

DESCRIZIONE   Il Cacciatore, è un film diretto da Michael Cimino, diviso in tre "atti". La storia inizia con il racconto della vita di una comunità ucraina, in particolare di un gruppo di amici: Mike (Robert De Niro), Nik (Christopher Walken) e Steven (John Savage). I tre sono giovani operai in un'acciaieria in Pennsylvania e la loro vita scorre tranquilla tra il lavoro, le bevute al pub e l'amata caccia al cervo. Come inquietante prospettiva comune hanno l'arrivo della chiamata alle armi in Vietnam. Steven riuscirà a sposarsi prima di essere catapultato, insieme a Mike e Nik, nell'inferno della guerra.

Il secondo atto del film è fulminante: gli orrori della guerra, gli assalti ai villaggi, la prigionia dei tre, torturati e costretti al supplizio della "roulette russa", la fuga che li disperde e il ricovero di Nik in ospedale per disturbi psichici.
Nella terza parte vengono raccontate le conseguenze di questo viaggio all'inferno: Mike viene rimpatriato ma presenta gravi problemi di rinserimento nella vita civile; Steven subisce l'amputazione di una gamba e si isola dalla famiglia; Nik non è mai tornato dall'inferno, è rimasto infatti a Saigon prigioniero della sua follia come disertore. Linda (Meryl Streep), fidanzata di Nik, informerà Mike, che cerca di recuperare il suo amico ritornando in Vietnam. Lo trova in una bisca clandestina e prova a ricordargli la caccia al cervo che tanto amavano, di quel "colpo solo" che lascia la speranza di scappare dalla morte, che è certamente molto lontano dal colpo solo della pistola puntata alla tempia del macabro gioco della roulette russa...

CURIOSITÀ SU IL CACCIATORE
- Per prepararsi al ruolo Robert De Niro volle conoscere gli operai di un'acciaieria; dopo le presentazioni nessuno lo ricobbe.
- Gli schiaffi da parte dei vietcong nella scena della prima ruolette russa erano reali, per rendere più convincenti le reazioni degli attori.
- Robert De Niro e John Savage non furono sostituiti da stuntman per la scena della caduta nel fiume: dovettero ripeterla per quindici volte.
- Durante la scena del salvataggio in elicottero, De Niro e Savage rimasero realmente feriti: le loro urla contro gli stuntman alla guida del veicolo erano autentiche.
- Considerato uno dei capolavori del cinema mondiale ha ricevuto:
> 1979 - nove nomination ai premi Oscar vincendone cinque: miglior film, miglior regia, miglior attore non protagonista (Christopher Walkan), miglior sonoro, miglior montaggio.
> 1979 - Golden Globe: migliore regia a Cimino.
> 1980 - Nastro d'Argento: migliore film straniero. 
> 1996 - È stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.
> 1998 - L'American Film Institute lo ha inserito al 79° posto nella classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi, mentre dieci anni dopo nella lista aggiornata è salito al 53°posto.
 

COMMENTO   In un’intervista Michael Cimino ha raccontato che «ne Il cacciatore il problema è di condensare una guerra così varia in un limitato numero di minuti. Bisogna escludere qualsiasi logica e rifiutare la spiegazione, altrimenti il film durerebbe dieci ore. Così, ad esempio, non si può spiegare logicamente il ritorno, sano e salvo, di Michael da Saigon. Ciò mi ricorda la famosa domanda posta a John Ford: “Perché non abbattono i cavalli degli indiani?” e lui:” Perché se lo facessero non ci sarebbe più l’inseguimento” ».

Queste dichiarazioni del regista ci introducono meglio di qualsiasi altra riflessione alla visione de Il cacciatore. Che non è certo un “film di guerra”, né una storia che può essere affrontata razionalmente, come fosse un grande affresco sulla Storia degli Stati Uniti. Invece il film di Cimino è un viaggio nell’incubo della sconfitta, nel senso di disorientamento americano così diffuso negli anni Settanta. Insomma, a parte la presenza di De Niro, Il cacciatore è più vicino a Taxi Driver che a Platoon, per fare un esempio. Cimino costruisce il suo racconto attraverso dei momenti forti, quasi simbolici, tutti racchiusi nell’ottica di raccontare una comunità, un gruppo di amici, operai nelle acciaierie che passano le serate tra una birra e una partita al biliardo e che nella caccia trovano il loro momento topico di realizzazione e di libertà “maschile”. Ma maledettamente “maschile” è anche la guerra e il Vietnam arriva all’improvviso, mentre la malinconia sale sui volti dei cinque amici che cantano al pub. E lì è direttamente l’inferno. Non tanto la battaglia, con le sue morti e i suoi orrori, ma un vero e proprio incubo ad occhi aperti, dove la scena celebre e drammaticissima della roulette russa costituisce una sorta di momento di formazione, allucinazione perversa di un mondo che ha perso ogni senso, logica amore e dignità. Ma il “dopo” non è la fine dell’incubo, perché Michael non riesce a reintegrarsi nella comunità, Steven scoprirà che la moglie lo ha tradito e sarà costretto in carrozzella, mentre Nick rimarrà direttamente a Saigon ormai completamente ossessionato e prigioniero del gioco della morte della roulette russa.

l cacciatore ha costituito, nel 1978, il momento più alto della sfortunata carriera cinematografica di Michael Cimino, cineasta tanto geniale quanto “maledetto” dall’industria Hollywoodiana. Il film ha preso ben cinque premi Oscar (miglior film, miglior regia, miglior attore non protagonista Christopher Walken, miglior suono e montaggio) ed è stato un successo e anche uno scandalo in tutto il mondo. Ha suscitato scalpore la morte di alcuni ragazzi che, suggestionati dal film (e certamente non in ‘buona salute mentale”) avevano provato ad imitare i due protagonisti in una loro personale roulette russa.

Resta nella memoria il momento cruciale della caccia al cervo, prima abbattuto dal “cacciatore” Michael poi, dopo l’esperienza della guerra, lasciato vivere con un colpo sparato in cielo. “Abbiamo percorso 400.000 chilometri in treno, aereo automobile per trovare gli esterni de Il cacciatore”, ha detto Cimino. E il risultato è un’opera complessa, appassionata, viscerale, che regge come un grande classico il passaggio del tempo.

Recensione di Federico Chiacchiari - 22 gennaio 2024
(da https://www.sentieriselvaggi.it/il-cacciatore-di-michael-cimino/)
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Clairton, Pennsylvania. Tre amici sono in procinto di partire per il Vietnam lasciando il loro lavoro nell'acciaieria locale. Sono Mike, esperto cacciatore di cervi cui però spara un solo colpo, Nick, innamorato di Linda che interessa anche a Mike e Steven che, prima di partire, sposa Angela, che è incinta ma non di lui. Il Vietnam sarà per loro un'esperienza estrema che li segnerà in vari modi.

Ming Junction è una cittadina industriale dell'Ohio trasformata in Clairton nella finzione cinematografica ma che per Michael Cimino ha rappresentato un luogo in cui, letteralmente, immergere soprattutto la prima lunga parte del film. Se si osserva la prima scena, con il procedere di un camion sotto un ponte, ci si accorge come già una sola inquadratura (che vedremo poi ripetuta) acquisisca il significato che il regista voleva darle. Si tratta di una sorta di confine al di là del quale si incontra una comunità che ruota attorno a una fabbrica (si veda la sequenza che segue).

Si tratta di una comunità con una forte presenza di persone di provenienza dalla Russia e ancora oggi si trovano comparse che hanno offerto la loro autenticità al film. Cimino vedeva delle affinità tra russi e americani tanto da avere dato al personaggio affidato a De Niro il cognome Vronsky (che è quello del conte di cui si innamora Anna Karenina).

Quanto sopra per sottolineare come si tratti di un film che, come affermò Cimino alla consegna degli Oscar, non vuole fare storia o documentazione ma che si avvale delle esperienze di vita vissuta. È ciò che Quentin Tarantino vede come determinante, ritenendo che non si tratti tanto di un film sul Vietnam quanto piuttosto della radiografia di un nucleo di persone comuni trasformate dalla presenza di una guerra che si svolge altrove.

All'epoca non fu accolto così da chi riteneva che si trattasse di un'opera fondamentalmente pro Usa, grazie anche alla descrizione dei vietnamiti come belve feroci. Entrambe le letture hanno elementi che giocano in loro favore. Le sequenze della roulette russa restano impresse in maniera indelebile nel ricordo di chi lo vide allora e lo resteranno in chiunque abbia l'opportunità di assistervi. Non solo per l'interpretazione degli attori ma per il modo in cui sono girate, montate, sonorizzate.

Certo i vietnamiti vi sono rappresentati come esseri inumani (era già avvenuto con il lancio della bomba nel rifugio di donne e bambini) ma forse era necessario per raggiungere un altro obiettivo: quello di una riflessione sui segni che la guerra, qualsiasi guerra, lascia nell'essere umano. C'è chi muore, chi viene mutilato, chi torna a casa rimanendo però con la testa nel luogo in cui il suo status di essere umano è stato messo a dura prova.

Cimino ha dovuto lottare sequenza dopo sequenza (non solo per quelle violente) con i produttori fingendo di tagliare ciò che per loro era disturbante salvo poi reinserirlo a loro insaputa. Si tratta di un film che mette alla prova lo spettatore così come mise alla prova, sia fisicamente che emotivamente, gli interpreti (De Niro dixit).

Il finale, che non anticipiamo per chi vedesse il film per la prima volta, può essere letto con la lucidità della distanza. Quel canto, e la tonalità con cui viene espresso, può ancora essere considerato come un'affermazione nazionalistica ma può anche, visto il contesto in cui si colloca, essere visto come un malinconico tentativo di auto convincimento patriottico smentito però da quanto accaduto.

Recensione di Giancarlo Zappolli - 16 gennaio 2024
(da https://www.mymovies.it/film/1978/ilcacciatore/)