Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 La chimera (La chimera)

 
pic_movie_1729   NUM   1729  
  DATA E CINEMA   2023.12.27 PINDEMONTE  
  RASSEGNA    
 
     
  REGISTA   Alice Rohrwacher  
  ATTORI   Josh O'Connor, Carol Duarte, Vincenzo Nemolato, Lou Roy-Lecollinet, Giuliano Mantovani, Gian Piero Capretto, Melchiorre Pala, Ramona Fiorini, Luca Gargiullo, Yile Vianello, Barbara Chiesa, Elisabetta Perotto, Chiara Pazzaglia, Francesca Carrain, Luciano Vergaro, Carlo Tarmati, Alba Rohrwacher, Isabella Rossellini, Milutin Dapcevic, Maria Pia Clementi, Luca Chikovani  
  PRODUTTORE   Tempesta con Rai Cinema, in coproduzione con Amka Films Productions e Ad Vitam Production in collaborazione con Arte France Cinema  
  SCENEGGIATORE   Alice Rohrwacher  
  COMPOSITORE    
  PAESE   Italia, Svizzera, Francia  
  CATEGORIA   Drammatico  
  ANNO   2023  
  DURATA   134 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   https://www.comingsoon.it/film/la-chimera/61780/scheda/  
 
 
 

DESCRIZIONE   La chimera, film diretto da Alice Rohrwacher, è ambientato negli anni '80 nel traffico clandestino dei manufatti storici, alimentato dai "tombaroli". Il film racconta la storia di un archeologo britannico, Arthur (Josh O'Connor), che viene coinvolto nel mercato nero di reperti storici preziosi, rubati dalle tombe durante gli scavi.
Dopo essere tornato da una cittadina sul Mar Tirreno, Arthur si riunisce con la sua banda di tombaroli, alla quale offre la sua dote: sentire il vuoto. Arthur, infatti, è in grado di percepire il vuoto della terra, là nelle profondità del suolo, dove vi sono nascoste le vestigia di un mondo passato. Quel vuoto è identico a quello l'uomo percepisce nel suo animo, quando ricorda il suo amore perduto, Beniamina. Ed è così che la chimera, inseguita con tanta fatica e di ardua cattura, diventa un sogno agognato e difficile da raggiungere, come un guadagno facile o la ricerca dell'amore ideale.

PANORAMICA SU LA CHIMERA

Alla sua quarta regia, Alice Rohrwacher porta sul grande schermo il terzo e ultimo capitolo di una trilogia iniziata nel 2014 con Le meraviglie e proseguita nel 2018 con Lazzaro felice. Questa volta i protagonisti del film sono i tombaroli, un gruppo di trafugatori di reperti etruschi, di cui la regista ha sentito parlare spesso nella sua vita: “Dove sono cresciuta era comune ascoltare storie di ritrovamenti segreti, scavi clandestini e avventure misteriose. Bastava restare al bar fino a notte fonda o fermarsi in un'osteria di campagna per sentire di tal dei tali che con il suo trattore aveva scoperto una tomba villanoviana. O di qualcun altro che, scavando una notte vicino alla necropoli, aveva scoperto una collana d'oro così lunga che poteva fare tutto il giro di una casa. O qualcun altro ancora che si era arricchito in Svizzera con la vendita di un vaso etrusco trovato nel suo giardino” - ha spiegato. La Chimera affronta un tema molto interessante in Italia come in tanti altri paesi che sono stati culle di antiche civiltà nel XX secolo: il mercato dell'arte antica e il commercio illecito di tesori archeologici. Rohrwacher mette in luce un sistema di cui i tombaroli sono in realtà delle pedine, e fanno parte di un gioco di potere più grande di loro: “I ladri di tombe locali erano orgogliosi di andare in giro a distruggere antichi siti archeologici e tombe. Ma in realtà erano semplici ingranaggi della ruota. Pensavano di avere il potere di decidere, ma agivano nell'interesse di un mercato che, almeno negli anni '80 e '90, era totalmente avulso dal territorio, un traffico il cui giro d'affari era superiore a quello della droga” - ha aggiunto. Nell’opera si alternano sacro e profano, morte e vita, elementi che hanno caratterizzato gli anni in cui la regista è cresciuta: “Per questo ho deciso alla fine di fare un film che raccontasse questa storia stratificata, questo rapporto tra due mondi, l'ultima parte di un trittico su un territorio la cui attenzione è focalizzata su una domanda centrale: cosa dovrebbe fare del suo passato? Come dicono alcuni ladri di tombe, lungo la nostra strada sono i morti a dare la vita” - ha dichiarato. Un cast internazionale che vede Josh O'Connor protagonista, nel ruolo di Arhur. L’attore durante le riprese ha imparato l’italiano: “È sicuramente stata un'avventura quella con Alice, che è riuscita a creare un gruppo di persone che formava quasi una famiglia circense. Abbiamo trascorso diversi mesi tutti insieme ed è stata sicuramente la mia esperienza cinematografica più singolare, la più unica di tutta la mia carriera” - ha detto. Insieme a lui Vincenzo Nemolato (Pirro), che ha descritto il modo di lavorare di Rohrwacher favoloso: "È stato divertentissimo e bellissimo girare La Chimera, anche perché per me era nuovissimo. Dovevamo affidarci all'istinto per cercare di dimenticare quella parte dell'attore che nuoce gravemente alla salute. Era il cinema che cerco da sempre, in cui al centro c'è l'essere umano" - ha rivelato. Isabella Rossellini, nella parte di Flora, ha confessato di aver amato molto il set: “Nella pellicola si sente la vita di Alice, di sua sorella Alba, di come sono cresciute, del padre apicoltore. Amo la loro conoscenza della vita contadina, della vita agricola, che è stata una vita dimenticata e anche un po’ messa da parte, e che adesso viene invece riportata in superficie proprio dal nostro film” - ha affermato. Alba Rohrwacher era entusiasta di tornare a lavorare con la sorella: “Come dice Josh, Alice è stata capace di creare una famiglia circense. Io sono nata in questa famiglia e quindi ho il privilegio di poter unire la scelta professionale e la passione della mia vita alle mie radici, alla mia origine" - ha dichiarato.

«Considero questo film un vero e proprio dono. Desideravo che non finisse mai proprio per la sensibilità del mio personaggio. Lasciare Alice è stato un dolore particolarmente profondo, perché non so quante altre volte riuscirà a immaginare un personaggio inglese per cui potrebbe richiamarmi a lavorare con lei» (Josh O'Connor).
 

COMMENTO   Una banda di tombaroli che pare la versione campagnola e anni Ottanta dei soliti ignoti, e uno straniero allampanato che cerca l'amore come in Orfeo e Euridice.
Alice Rohwacher racconta la sua storia con passione, mistero e perfino umorismo, prendendosi grandi rischi con ammirabile leggerezza, affrontando magari qualche evitabile sbandata, ma senza la paura di essere a volte sgangherata. E questo giova al film, ai suoi personaggi, al suo racconto. (Federico Gironi - Comingsoon.it)
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Chi sarà mai quel giovanotto inglese alto e magro che assomiglia un po’ al giovane Ayrton Senna, e che va in giro con un abito bianco che, non fosse così sporco e stazzonato, lo farebbe sembrare l’uomo Del Monte, o un emulo del John Travolta della Febbre del sabato sera? Chi è l’amico che, quando scende dal treno, da qualche parte nelle campagne tra Lazio, Toscana e Umbria, lo aspetta a bordo di una 127 azzurra, e che parla di un certo Spartaco che avrebbe pagato la cauzione? E di che cauzione di parla? Soprattutto: chi è quella bellissima ragazza dai capelli rossi che vediamo assieme all’inglese nelle prime, oniriche immagini di questo film?

Non durano molto questi misteri, in La chimera, anche se un certo senso di mistero rimane, lungo tutto lo svolgimento di un film che cammina costantemente, con elegante e miracoloso equilibrio, su una corda tesa tra due opposti. Tra tanti, opposti. Tra il sogno e la realtà, la commedia e il dramma, la voglia di raccontare ma anche quella di lasciare che molti interrogativi, magari secondari, ma non solo, rimangano tali. Il ragazzo inglese stazzonato e allampanato si chiama Arthur, ed è lo straniero di una strampalata banda di tombaroli che, come canta a un certo punto una sorta di menestrello, ruba non per arricchirsi, come pure alcuni, ma per sfuggire alla povertà. La loro sembra quasi una versione anni Ottanta, e di campagna, della banda di disperati dei Soliti ignoti di Monicelli, più o meno destinata a finire a pasta e ceci come quella lì: altro che sogni di ricchezza.

Il fatto è che Arthur, ex archeologo dalle capacità rabdomantiche per lo scovare tombe etrusche, tombarolo lo è un po’ per passione (per le antichità) e un po’ per disperazione (amorosa). Per colmare, oltre che con l’alcool, dei vuoti nella sua vita. Vuoti di bellezza, vuoti di sentimento, che non bastano la mamma di Beniamina (la bellissima ragazza dai capelli rossi), ricca signora di un fatiscente palazzo di campagna, né forse la sua giovane apprendista cantante brasiliana, che pure gli occhi su Arthur li mette eccome. Quella di Arthur è una doppia vita, giorno e notte, sogno e veglia, realtà e sogno, suolo e sottosuolo. Vita e morte. È un giovane uomo che si muove sul confine sottile, labile, a volte invisibile. Il suo destino è legato a qualche bottiglia, a dei rami a forma di Y, ai reperti di un passato che non riesce a superare. Il suo destino è legato a un filo rosso, il filo dell’amore per Beniamina, che segue come Arianna, per fare da Orfeo alla sua Euridice.

Alice Rohwacher racconta la sua storia con passione e umorismo, prendendosi grandi rischi con ammirabile leggerezza, affrontando magari qualche evitabile sbandata, ma senza la paura di essere a volte sgangherata: anzi, quasi contenta, perlomeno incurante di esserlo. Le ossessioni del suo cinema ritornano anche qui, anche in La chimera, ma sono più lievi, meno gravi. Più aeree, nonostante il sottosuolo. La regista sembra prendersi anche un po’ meno sul serio, desiderosa giocare di più con la commedia senza però mai dimenticare dolori e sentimenti. E questa leggerezza diffusa, incarnata nel sorriso e nel disincanto amaro e alcolico di Arthur, fa bene al lei, al film, ai personaggi. Anche quando sbanda, anche quando sbaglia.

di Federico Gironi
Critico e giornalista cinematografico
Programmatore di festival