Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Adagio (Adagio)

 
pic_movie_1726   NUM   1726  
  DATA E CINEMA   2023.12.24 DIAMANTE  
  RASSEGNA    
 
     
  REGISTA   Stefano Sollima  
  ATTORI   Pierfrancesco Favino, Toni Servillo, Adriano Giannini, Valerio Mastandrea, Gianmarco Franchini, Francesco Di Leva, Lorenzo Adorni, Silvia Salvatori  
  PRODUTTORE   The Apartment, Alterego, Vision Distribution in collaborazione con Sky e Netflix  
  SCENEGGIATORE   Stefano Sollima, Stefano Bises  
  COMPOSITORE    
  PAESE   Italia  
  CATEGORIA   Poliziesco, Drammatico  
  ANNO   2023  
  DURATA   127 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   https://www.comingsoon.it/film/adagio/62282/scheda/  
 
 
 

DESCRIZIONE   Adagio, film diretto da Stefano Sollima, racconta la storia di Manuel, un adolescente di 16 anni che cerca di godersi la vita come meglio può, mentre è impegnato a prendersi cura del padre anziano. Un giorno il giovane viene ricattato e incaricato di scattare alcune foto a un misterioso individuo durante un party, Manuel sente, però di essere stato raggirato e decide di darsi alla fuga. Subito si mettono sulle sue tacce i ricattatori, uomini molto pericolosi e determinati a eliminarlo, perché ritenuto uno scomodo testimone. È così che Manuel comprende di aver visto troppo e di essere rimasto invischiato in qualcosa di molto più grande di lui, motivo per cui si ritroverà costretto a chiedere protezione a due vecchie conoscenze di suo padre, nonché ex criminali. Nel cast troviamo Pierfrancesco Favino, Toni Servillo, Adriano Giannini e Valerio Mastandrea.

PANORAMICA SU ADAGIO
Adagio è il film che chiude la cosiddetta ‘trilogia della Roma criminale’ di Stefano Sollima. Dopo ACAB - All Cops Are Bastards (2012) e Suburra (2015), il regista continua a parlare della criminalità capitolina, facendo anche da sceneggiatore (insieme a Stefano Bises) e da produttore. Il film segna anche il ritorno della regia di Sollima in terra nostrana: prima di concludere la trilogia sulla capitale, il regista ha infatti girato due film oltreoceano, ossia Soldado (2018) e Senza Rimorso (2021). Alla direzione della fotografia torna Paolo Carnera, collaboratore di Sollima già dai tempi di Romanzo criminale - La serie (2008-2010). Il cast è composto interamente da stelle del cinema italiano, a partire da Pierfrancesco Favino, che già aveva interpretato ruoli diversi nei due capitoli precedenti. Altro nome importante è quello di Tony Servillo - che segna così la sua prima collaborazione col regista romano - come anche quello di Valerio Mastrandrea. La colonna sonora del film è firmata dalla nota band torinese dei Subsonica, la quale si è aggiudicata il premio speciale Soundtrack Stars Award all’80esima Mostra del cinema di Venezia.
 

COMMENTO   Tre criminali segnati da decenni di intensa "carriera". Sollima chiude un capitolo della sua produzione, fra serie e cinema, dedicata alla criminalità romana, lo fa Adagio, rallentando i ritmi, inseguendo l'epica e il crepuscolare, sullo sfondo di una capitale assediata da incendi e blackout. Non hanno più alcuna speranza, ma si riattivano per aiutare la nuova generazione a non fare gli stessi errori, e magari ottenere un po' di redenzione. Ambizioso, compassato ma impeccabilmente realizzato. (Mauro Donzelli - Comingsoon.it)
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Un titolo musicale, per una coralità di personaggi che si aggirano come vampiri per una città di cui una volta conoscevano le regole, avendo imparato come violarle, e oggi ormai aspettano solo che venga il loro momento. Sono provati da errori e incomprensioni reciproche, dei non morti che si risvegliano, con estrema difficoltà, solo quando una nuova generazione chiede aiuto. Non fosse che una redenzione non possa arrivare a salvare almeno la loro anima, quando non se lo aspettavano proprio. È una Roma assediata dal fuoco, elemento distruttivo, ma anche rigenerativo nei continui cicli che hanno plasmato gli spazi dell’urbe nei secoli. Quella di Stefano Sollima in Adagio è una città che ha perso la speranza in quell’acqua capace di portare rivoli di male in ogni angolo, ma anche di ripulirla con cinismo da ogni peccato, benedicendo ogni volta un nuovo potere criminale.

Dopo anni di film girati lontano, il regista torna a Roma per un requiem dell’immaginario criminale romano che ha contribuito in maniera importante a raccontare, e rendere celebre anche oltre confine, con Suburra o la serie di Romanzo criminale. Per farlo rallenta e si prende il tempo, allineando l’andatura con quella claudicante di Cammello, Daytona e Polniuman - sui soprannomi è sempre una garanzia - ovvero Pierfrancesco Favino, Toni Servillo, negli inediti panni romani di borgata, e Valerio Mastandrea. Sono richiamati in azione per un’ultima volta, come nei polizieschi o nei western in cui si riprendeva il cinturone o si tornava in strada per un richiamo particolare, magari i codici criminali, con le proprie regole. Soffocante e arido, lascia qualche speranza nelle giovani generazioni, sperando che i peccati vengano estinti con la morte dei padri.

Sollima si fa più riflessivo, spiazza per l’abbandono dell’azione nervosa che aveva caratterizzato i suoi altri film, e la chiave dell’ora e subito lascia spazio all’epica dei lunghi rancori mai sopiti, versione metropolitana delle lunghe ombre della golden hour western. Si confronta con il noir e un crime nobilitato da anti eroi rimasti nell’immaginario. Caratterizza i personaggi fin troppo, li rende maschere che difficilmente si mimetizzano. Sono solisti e vorrebbero evitare di tornare a “suonare” insieme. Il tutto sullo sfondo di una sovrapposizione ormai assoluta fra crimine e forze dell’ordine, in una Roma pronta a divorare e digerire i loro segreti, di cui emerge la secolare stratificazione, in una verticalità che va dalle mura antiche ai viadotti della tangenziale.

Se le strade sono il terreno di scontro e di vitalità, gli interni, le case, non sono certo un rifugio, ma sembrano celle che richiudono anche chi quelle ufficiali del carcere le ha abbandonate da tempo. Il senso di colpa prevale sull’istinto di sopravvivenza, mentre il destino appare inevitabile, portando con sé in dote una certa prevedibilità e un po’ di rimpianto per quel ritmo andante con brio di altri lavori di Sollima.

di Mauro Donzelli
critico e giornalista cinematografico
intervistatore seriale non pentito