Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Comandante (Comandante)

 
pic_movie_1722   NUM   1722  
  DATA E CINEMA   2023.12.11 PINDEMONTE (CINEF 59-09)  
  RASSEGNA   CINEFORUM CHAPLIN  
 
     
  REGISTA   Edoardo De Angelis  
  ATTORI   Pierfrancesco Favino, Massimiliano Rossi, Silvia D'Amico, Giorgio Cantarini, Johan Heldenbergh, Giuseppe Brunetti, Lucas Tavernier, Arianna Di Claudio, Luca Chikovani, Giuseppe Lo Piccolo  
  PRODUTTORE   Indigo Film con Rai Cinema, O'Groove, Tramp LTD, VGroove e Wise  
  SCENEGGIATORE   Sandro Veronesi, Edoardo De Angelis  
  COMPOSITORE   Robert Del Naja, Euan Dickinson  
  PAESE   Italia  
  CATEGORIA   Drammatico, Storico, Guerra  
  ANNO   2023  
  DURATA   120 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   https://www.comingsoon.it/film/comandante/62412/scheda/  
 
 
 

DESCRIZIONE   Comandante, il film diretto da Edoardo De Angelis, è ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale e vede protagonista Salvatore Todaro (Pierfrancesco Favino), che comanda il sommergibile Cappellini della Regia Marina.

Il Comandante applica metodi fuori dalla norma, la prua è rinforzata in acciaio, colpi di cannone vengono sparati in emersione per affrontare faccia a faccia il nemico e l’equipaggio è armato di pugnale sempre pronto a combattere corpo a corpo. Nell'ottobre del 1940, mentre naviga in Atlantico in piena notte, viene bombardato da un mercantile belga, il Kabalo. Todaro contrattacca il mercantile che viaggiava a luci spente e l’equipaggio nemico finisce in mare. A questo punto, il Comandante decide di compiere un gesto eroico, soccorre i 26 soldati belgi finiti in acqua e destinati a una morte certa. Per farlo deve navigare in immersione rischiando di farsi vedere dal nemico. Rischiando la vita, riesce a sbarcare nella baia di Santa Maria delle Azzorre e mettere in salvo tutti. Quando il capitano del Kabalo gli chiede perché si sia esposto a un tale rischio, il Comandante Todaro ha dato una risposta che è entrata nella storia: "Perché noi siamo italiani”.
 

COMMENTO   Un sommergibile guidato da un uomo di mare, un personaggio celebre e ambiguo, pronto a sparare con i cannoni, ma non a lasciar morire i naufraghi nemici. Un kolossal in cui Edoardo De Angelis racconta una storia vera, eroica e un po' retorica. Favino dà prova ancora una volta di abilità con i dialetti. Il film è claustrofobico e umanista, a tratti ironico e non sempre controllato. Un cinema di guerra che non copia gli americani, ma trova una ricetta tutta italiana. (Mauro Donzelli - Comingsoon.it)
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È indifferente o quasi alla guerra che combatte. Si sente depositario dell’eredità di un passato nobile come quello italiano, con secoli di storia che relativizzano tutto, ma che forniscono soprattutto le vere eterne leggi con cui comportarsi In mare. Salvatore Todaro è una leggenda ancora oggi per la Marina Militare italiana, che addirittura gli ha recentemente dedicato una classe di sommergibili. Era un asso di questa imbarcazione così particolare e camaleontica, proprio come la figura di questo eroe di guerra che affondava le navi, ma salvava gli equipaggi, in ossequio a quanto “si è sempre fatto in mare, sempre si farà, e coloro che non lo fanno siano maledetti”. Comandante di Edoardo De Angelis, anche sceneggiatore insieme allo scrittore Sandro Veronesi, racconta una vicenda realmente accaduta, nell’ottobre 1940, durante la Seconda guerra mondiale.

Il Cappellini è un sommergibile uscito di cantiere poco più di un anno prima. Mentre si trova in navigazione in pieno Atlantico, incrocia un mercantile a fari spenti, che inizia a fare fuoco contro l’imbarcazione italiana. La battaglia è breve ma violenta, la nave ha la peggio e affonda. Todaro decide di salvare i naufraghi, che scopre essere belgi, quindi di nazione neutrale, anche se ancora per pochi giorni, prima di schierarsi nel conflitto con l’Inghilterra, quindi contro l’Italia alleata con la Germania nazista. Il sommergibile non più contenerli tutti, sono ventisei, ed è costretto a rimanere in emersione, esposto al fuoco alleato in mari molto pericolosi. Mette a rischio, insomma, la vita sua e quella dei suoi uomini.

Come ogni viaggio dell’eroe, è quello che lo attende sulla terraferma a rappresentare un orizzonte da raggiungere e una valvola di sfogo durante le difficoltà in alto mare. La moglie Rina, il figlio nato da poco e, presto, una bambina da conoscere. Si cita l’Iliade ma è l’Odissea il destino di chi i propri cari li vive per lo più in assenza, a rappresentare un sentimento cruciale per il protagonista di Comandante. Nato a Sottomarina di Chioggia da famiglia agrigentina, regala una nuova occasione a Pierfrancesco Favino per sottoporsi alle sue ormai proverbiali sessioni di mimetismo dialettale. Viene descritto come poliedrico se non ambiguo. Convinto uomo in divisa, cattolico e rigido, per cui i cannoni sono lì per sparare, ma anche sperimentatore di occultismo e spiritismo, tanto da farsi guidare talvolta dall’istinto e da intuizioni, dolorante alla spina dorsale e convinto di avere un destino segnato.

Quella di Todaro e dei sommergibilisti è una guerra particolare, senza trincea e con il nemico lontano, combattuta con tutti i sensi e in un ambiente claustrofobico che impone una convivenza forzata che alimenta ancora di più il cameratismo. I ritmi sono lenti, gli appostamenti e le attese la norma, la battaglia una breve parentesi, seppure capace di sconvolgere tutto. La prima ora di Comandante ci introduce proprio quello stile di vita, dopo l’abbandono del porto e delle “donne” rimaste a casa, fra le distrazioni date dalla musica e le canzoni, ma anche dalla cucina, da buoni italiani. La guerra rappresenta anche un’occasione per alimentare il senso di unità nazionale della giovane Italia, riunendo regioni e dialetti diversi, spesso per la prima volta lontani da casa.

Quelli che vanno in mare, sospesi in un limbo, fra un sotto e un sopra. Condizione che alimenta la necessità di farsi guidare da un qualche senso senso dato dall’esperienza, oltre alla razionalità di un addestramento che renda ogni gesto un automatismo. Anti spettacolare e a tratti magniloquente, se non retorico, nella sua ostinata rivendicazione di un DNA nazionale di cui essere orgogliosi, il film di De Angelis si prende il tempo per mettere in chiaro i personaggi e le sfide in ballo, è granitico nella muscolare visione del cameratismo e della rievocazione delle gesta di un eroismo antico come le leggi del mare. Una bolla a sé stante, in cui si muore - e ci si salva - secondo regole diverse. Anche durante una guerra, qualsiasi siano gli schieramenti.

di Mauro Donzelli
critico e giornalista cinematografico
intervistatore seriale non pentito