Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Napoleon (Napoleon)

 
pic_movie_1719   NUM   1719  
  DATA E CINEMA   2023.11.26 FIUME  
  RASSEGNA    
 
     
  REGISTA   Ridley Scott  
  ATTORI   Joaquin Phoenix, Vanessa Kirby, Tahar Rahim, Ben Miles, Ludivine Sagnier, Ian McNeice, John Hollingworth, Paul Rhys, Matthew Needham, Benjamin Chivers, Jonathan Barnwell, Youssef Kerkour, Scott Handy, Phil Cornwell, Gavin Spokes, David Verrey, Sam Crane, Edouard Philipponnat, Harry Taurasi, Thom Ashley, Mamie Barry, Tim Faulkner, John Hodgkinson  
  PRODUTTORE   Apple Studios, Apple, Scott Free Productions  
  SCENEGGIATORE   David Scarpa  
  COMPOSITORE   Martin Phipps  
  PAESE   USA, Gran Bretagna  
  CATEGORIA   Azione, Biografico, Storico, Guerra  
  ANNO   2023  
  DURATA   158 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   https://www.comingsoon.it/film/napoleon/61827/scheda/  
 
 
 

DESCRIZIONE   Napoleon, il film diretto da Ridley Scott, è incentrato sulla vita di Napoleone Bonaparte, interpretato da Joaquin Phoenix, dalle sue origini alla carriera nell'esercito, fino all'ascesa come Imperatore. La storia è raccontata attraverso la relazione tanto instabile quanto avvincente con la sua prima moglie, Giuseppina (Vanessa Kirby), il più grande amore della sua vita.

Il film ripercorre dalle origini la carriera del Bonaparte nell'esercito, che lo hanno portato inizialmente alla carica di generale. Sotto la sua guida il Corpo d'armata trionfa in diverse campagne militari, tra cui spiccano quelle in Italia e in Egitto. È stato durante queste operazioni belliche che Napoleone ha dato prova di essere un abile stratega militare. Le sue competenze, però, non si esauriscono soltanto nel campo militare, perché Bonaparte riuscirà tramite una serie di escamotage politici a farsi nominare dapprima Primo Console e proclamare in seguito Imperatore, dando inizio al primo impero francese. Nonostante la corona, l'"Ei fu" manzoniano non abbandona il campo di battaglia e dà inizio a una nuova campagna, volta alla conquista dell'Europa, durante la quale segnerà il suo trionfo con la battaglia di Austerlitz, sconfiggendo le armate austriache e russe.

Rafforzato dai suoi successi, Napoleone non arresta la sua avanzata, iniziando a commettere, però, degli errori tattici che prima gli saranno fatali nella celebre battaglia di Waterloo, segno della sua disfatta e fine di un'era per l'intera Europa.

PANORAMICA SU NAPOLEON
Dopo House of Gucci (2021), Ridley Scott torna a dirigere un film storico, questa volta incentrato sulla figura di uno dei personaggi più importanti dell’Ottocento europeo, ossia Napoleone Bonaparte. L’ambizioso generale francese è interpretato nientemeno che da Joaquin Phoenix, il quale aveva già collaborato con Scott ne Il Gladiatore (2000), in cui vestiva i panni del sadico imperatore Commodo. Durante la produzione, il titolo del film è cambiato diverse volte: inizialmente era stato chiamato ‘Kitbag’ (trad. sacca militare) in riferimento a un detto coniato da Napoleone Bonaparte (“C’è la staffa di un generale nascosta nella sacca di ogni soldato”), per poi diventare durante le riprese ‘Marengo’, in riferimento alla battaglia combattuta nel 1800 nell’omonima località, vicino Alessandria. Infine si è preferito optare per il più semplice e diretto ‘Napoleon’. Le riprese del film sono state effettuate in diverse location, tra cui la cattedrale di Lincoln nel Regno Unito (usata per girare la scena dell’incoronazione nella cattedrale di Notre Dame) e il forte Ricasoli sull’isola di Malta (dove sono state girate le scene del vittorioso assedio di Tolone).
 

COMMENTO   Ridley Scott gira il film che non ti aspetti: un blockbuster storico epico e spettacolare, dall'imponente messa in scena, che però vira sempre verso derive oblique, bizzarre, quasi sperimentali. Non fa di Napoleone un mito, ma ne mostra fragilità e insicurezze, mettendolo spesso e volentieri esplicitamente in ridicolo, usandolo come sineddoche degli aspetti più folli e assurdi del potere. Joaquin Phoenix è praticamente perfetto nel suo lavoro, lasciando che siano gli sguardi e le rughe della fronte a esprimere ciò che deve essere espresso, e Vanessa Kirby è una Giuseppina del tutto all'altezza. (Federico Gironi - Comingsoon.it)
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Lo sguardo del Napoleone Bonaparte di Joaquin Phoenix e Ridley Scott è torvo, assonnato, insicuro, venato di follia. Si illumina, ma nemmeno troppo, quando arringa i suoi soldati; di più, quando vuole far sesso con la sua Giuseppina: un sesso che è inevitabilnente frettoloso, goffo. Ridicolo.
Il Napoleone Bonaparte di Joaquin Phoenix e Ridley Scott ha la nausea prima di assaltare un fortino a Tolone per liberare dall’occupazione inglese, per poi partire all’assalto a cavallo sprezzante di ogni pericolo, e si addormenta di fronte agli interlocutori che gli parlano di politica.

Il Napoleone Bonaparte di Joaquin Phoenix e Ridley Scott, più che dell’altezza - sulla quale pur si gioca con una certa qual discrezione, in questo film - ha il complesso dell’essere còrso, forse un po’ pure quello di Edipo. È un bambino capriccioso e imbronciato, dotato di incredibili capacità tattiche e militari, tragicamente negato nelle relazioni sociali e diplomatiche. L’ambizione - che pure è lì, innegabile, tirannica nei suoi stessi confronti - è in fondo figlia delle pressioni familiari (il fratello Luciano, vicario della madre), e del suo fallimentare tentativo di far sì che Giuseppina gli sia fedele, e gli dia un figlio. E se Napoleone sarà in qualche modo incapace di conquistare completamente la donna che ama in maniera sconsiderata - tossica, si direbbe oggi, e lo stesso si direbbe della relazione tra lui e Giuseppina - allora ecco che vorrà conquistare l’Europa tutta. Il prezzo, in termini di felicità personale e di vite umane, sarà altissimo, ricorda Scott.

In qualche modo, l’impressione è che il Napoleon del regista inglese - uno che a 85 anni suonati gira con una visione, una vitalità, una foga e una consapevolezza da far venire la voglia, si spera, di appendere la macchina da presa al chiodo a colleghi che hanno la metà dei suoi anni - sia un film che racconta la tragedia di un uomo ridicolo. Ridicolo e grandissimo al tempo stesso, giacché non è tanto il personaggio Napoleone Bonaparte, nel mirino di Scott, quando l’idea stessa del potere. Un potere che può essere assoluto politicamente, ma umanamente risibile, grottesco, di insospettabile fragilità psichica. Anche per questo, oltre che per altro, stare a discutere dell’accuratezza storiografica di questo film è esercizio futile, nonché superfluo. La versione cinematografica del film, da 157 minuti, avrà sicuramente risentito dei tagli eseguiti rispetto alla versione lunga che andrà in streaming su Apple Tv+, ma sono pronto a scommettere che non sono state le scelte “obbligate” a dare a Napoleon l’andamento insolito, straniato, a tratti quasi un po’ allucinato che ha.

Più che il tradizionale biopic hollywoodiano che sarebbe più che lecito aspettarsi da una produzione di questo tipo, e tutto sommato perfino da un regista come Ridley Scott, questo Napoleon assomiglia in parte - per certi toni, certi andamenti e certe sfumature - ai film biografici di Pablo Larrain, e arriva in alcune specifiche e isolate circostanze a richiamare quasi le atmosfere di alcune opere di Nicolas Winding Refn: Pusher III, Drive, perfino Valhalla Rising.

Poi certo, c’è, anche, tutto quel che da Scott ci si può aspettare: la muscolarità visiva, le grandi scene di massa e di battaglia, l’imponenza complessiva della messa in scena. Eppure, quasi sempre, arriva il dettaglio obliquo, bizzarro, financo ridicolo, che spinge a chiedersi che cosa stia davvero succedendo. Come se il tentativo fosse quello di sperimentalizzare il blockbuster epico tradizionale. In questo, e anche nel rapporto tra i sessi, nella dipendenza totale e succube del Bonaparte nei confronti della sfrontata, libera e intelligentissima Giuseppina, Scott sembra voler riaffermare - lui, regista del primo Alien - una supremazia del femminile nei confronti del maschile che, in modi diversi, e con significati diversi, emergeva giù nei suoi ultimi film. In uno dei momenti chiave del film, nel quale Napoleone, tornato di corsa in Francia dalla campagna d’Egitto quando è venuto a sapere che Giuseppina lo stava tradendo, si confronta con la moglie fedifraga, il protagonista di questo film, mosso (quasi) inconsapevolmente come un burattino dalla donna, ammette di “essere solo un bruto”, che non è nulla senza di lei. E questo poco dopo aver dichiarato con veemenza, con evidente valenza psicanalitica, di non essere affetto dalle “meschine insicurezze” dei piccoli uomini. Ancora una volta, una delle tante, Napoleone esce ridicolizzato da un confronto con la donna che ama (e che comunque lo ama) e in generale da diverse scene e situazioni di un film che, più che volerlo porre su un piedistallo, pare volerne demolire anche le ultime, residue valenze.

Il Napoleone di Ridley Scott e Joaquin Phoenix è quello che con un carisma innegabile è capace di tornare dall’esilio sull’isola d’Elba riconquistando con poche parole le truppe che incontra sul suo cammino, ma è anche, e soprattutto, quello che dopo Waterloo, oramai prigioniero degli inglesi, tiene ipnotizzati giovani marinaretti raccontando loro di come, se solo avesse potuto avere lui il controllo fisico di ogni singolo cannone sul campo di battaglia, allora sì che le cose sarebbero andate diversamente. È il Napoleone che, nel luogo del suo esilio definitivo, l’isola di Sant’Elena, parla a due bambinette che giocano di fronte a lui e si vanta di aver distrutto Mosca incendiandola durante la campagna di Russia. “Ma sono stati i russi stessi che non volevano la città cadesse in mano sua”, risponde una, dicendo il vero. Napoleone la guarda benevolo, borbotta qualcosa come un “guarda un po’ cosa insegnano ai bambini oggi”, e continua a mangiare il suo pranzo. Dopo le fatiche, le conquiste, gli amori, i trionfi e le cadute, il Napoleone di Ridley Scott e Joaquin Phoenix è nient’altro che questo: l’equivalente di un anziano pensionato che racconta storie un po’ mitomani sul suo passato a chiunque abbia a tiro.

Che le storie siano vere o meno, non importa, l’impressione è la stessa: quella di un piccolo uomo un po’ ridicolo che ci fa un po’ pena, un po’ tenerezza.

di Federico Gironi
Critico e giornalista cinematografico
Programmatore di festival