Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Anatomia di una caduta (Anatomie d'une chute)

 
pic_movie_1718   NUM   1718  
  DATA E CINEMA   2023.11.24 PINDEMONTE (CINEF 59-07)  
  RASSEGNA   CINEFORUM CHAPLIN  
 
     
  REGISTA   Justine Triet  
  ATTORI   Sandra Hüller, Swann Arlaud, Milo Machado Graner, Antoine Reinartz, Samuel Theis, Jehnny Beth, Saadia Bentaïeb, Camille Rutherford, Anne Rotger  
  PRODUTTORE   Les Films Pelléas, Les Films de Pierre  
  SCENEGGIATORE   Justine Triet, Arthur Harari  
  COMPOSITORE    
  PAESE   Francia  
  CATEGORIA   Drammatico, Poliziesco, Thriller  
  ANNO   2023  
  DURATA   150 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   https://www.comingsoon.it/film/anatomia-di-una-caduta/63010/scheda/  
 
 
 

DESCRIZIONE   Anatomia di una caduta, il film diretto da Justine Triet, si svolge in una zona remota delle Alpi francesi. Sandra (Sandra Hüller) è una scrittrice tedesca che vive in uno chalet di montagna con il marito Samuel (Samuel Theis) e il figlio undicenne Daniel (Milo Machado Graner) non vedente.
Un giorno Samuel viene trovato morto, immerso nella neve davanti a casa sua. La sua morte viene giudicata misteriosa, gli inquirenti sospettano che possa non essersi trattato di suicidio e decidono di indagare. La principale sospettata di omicidio è sua moglie Sandra che viene incriminata d’ufficio.
A un anno di distanza dalla morte dell’uomo, la scrittrice e suo figlio Daniel sono convocati in tribunale per il processo. Quando la donna viene interrogata sulla sua relazione con il marito, viene a galla il ritratto di un rapporto difficile e tormentato. La donna mostra una personalità a tratti disturbata e il figlio costretto ad assistere, vive un profondo conflitto interiore.
Nel momento in cui anche Daniel viene interrogato, la storia si rivela ancora più intricata...

PANORAMICA SU ANATOMIA DI UNA CADUTA
Anatomia di una caduta è il quarto lungometraggio della regista francese Justine Trier, la quale si è guadagnata una Palma d’oro al Festival di Cannes 2023. Rispetto ai film precedenti, Anatomia di una caduta adotta dei toni più cupi e tesi, tipici dei gialli e dei thriller. Il titolo prende ispirazione da Anatomia di un omicidio (1959), opera del regista austriaco Otto Preminger, ritenuta molto audace all’epoca della sua uscita per il linguaggio molto esplicito. La sceneggiatura è stata redatta da Triet insieme ad Arthur Harari, già suo collaboratore nel passato nonché suo compagno di vita. Il film segna anche la seconda collaborazione tra la regista francese e l’attrice tedesca Sandra Hüller dopo Sibyl - Labirinti di donna (2019). Anche in virtù del fatto che la Hüller non è francofona, il film è stato girato per più della metà in lingua inglese. Per rendere meglio la sensazione di incertezza del personaggio, la regista ha preferito non far leggere tutta la sceneggiatura a Milo Machado Graner, il giovane attore che interpreta Daniel Maleski, il figlio cieco di Sandra e Samuel. La storia prende in parte ispirazione dal caso di Amanda Knox, giornalista americana detenuta per quattro anni in Italia dopo la condanna nel 2007 per l’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher.

 

COMMENTO   Una caduta letale sconvolge la vita di una famiglia che abita in uno chalet fra le nevi delle Alpi francesi. Un uomo è morto e l'unica sospetta è la moglie, mentre il figlio non vedente è a passeggio fra i boschi. Sempre che sia un'omicidio e non un suicidio. La francese Justine Triet torna ad affrontare con efficacia e piglio analitico le dinamiche di una coppia, come se fosse su un tavolo autoptico. Dramma processuale e thriller sulle incomprensioni di un amore fra persone di paesi e lingue diverse. (Mauro Donzelli - Comingsoon.it)
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Una questione di coppia. Dietro alle dinamiche thriller e alla struttura da dramma processuale, la francese Justine Triet ha realizzato con Anatomie d’une chute la sua personale indagine sulla vita all’interno dell’intimità di un nucleo familiare, fra l’amore coniugale di una coppia e quello ancestrale per un figlio. Una delle esponenti della nuova ondata di cinema francese nata a cavallo degli anni ’80, la Triet parte nel suo racconto da un evento scatenante che sconvolge la quiete iniziale di una vita fra le Alpi innevate, in uno chalet di legno delle montagne francese. Una caduta, come ci dice il titolo, che provoca un’onda lunga che riporta a galla incomprensioni e complessità nella vita amorosa di due scrittori. Il problema è che uno dei due, Samuel, è protagonista in contumacia, in un’assenza che si trasforma in continua rievocazione da parte di altri, visto che è lui a cadere, e morire con una ferita alla testa, all’inizio del film.

In casa c’era solo la compagna, Sandra, mentre il figlio di 11 anni, Daniel, non vedente dopo un’incidente anni prima, è poco lontano in giro per i boschi innevati insieme al suo fedele cane. Forse l’unico membro della famiglia capace di unire l'amore con una costante funzione utile per la suo quotidianità. Un cane guida, lo mostrerà poi il film, capace di esserlo anche per l’indagine, e in seguito il processo, che presto indirizzeranno i sospetti proprio su Sandra, essendo l’unica possibile colpevole. Sempre che si sia trattato di una caduta con aiuto, un omicidio, visto che le analisi scientifiche - una volta esclusa la caduta accidentale - sembrano portare a una conclusione che suona come un dubbio: suicidio o spinta dopo un forte colpo con un oggetto mortale?

Per una volta, Justine Triet abbandona l’ironia e il disincanto dei suoi primi lavori per affrontare con solenne gravità le relazioni personali fra due creatori di storie. Lei ha già all’attivo vari romanzi di un certo successo, mentre lui si è dedicato soprattutto all’insegnamento e vorrebbe finalmente trovare il suo spazio - dopo averne concesso molto alla compagna - e scrivere un suo libro. Finalmente. Per farlo, la convince a lasciare Londra, dove si sono conosciuti e innamorati, per tornare nel paese di montagna da cui proviene. Se la creazione artistica di una regista e di un’attrice, alle prese con l’osservazione sempre più complice di una psicoterapeuta, erano al centro dell’indagine quasi poliziesca di Sybil, film precedente ma claudicante della Triet presentato in concorso a Cannes, in Anatomie d’une chute è lo scrittore- altro mestiere sospeso fra creazione e riproposizione della realtà, fra invenzione e manipolazione - a incuriosire.

Non solo, ci troviamo sempre con un protagonista alieno che si affaccia in un contesto non suo. Se Virginie Efira era una psicoterapeuta con la passione per la scrittura che si trova in un set cinematografico, qui è Sandra Hüller a interpretare una donna tedesca in terra di Francia. L’uso di una lingua franca come l’inglese è per il figlio agente di disturbo nella sua quotidianità costantemente francofona, mentre rappresenta la conferma dello status di apolide in esilio di Sandra, restia ad affidarsi al francese. Uno degli elementi di imbarazzo e disagio che emergono durante la dissezione autoptica all’interno della coppia rappresentato dal processo.

La Triet costruisce un film asettico eppure affascinante, in cui l’intimo diventa improvvisamente di dominio pubblico durante il processo, senza neanche il velo di sottile trasparenza rappresentato dalla finzione letteraria di una storia personale e autobiografica. Come in Victoria, è messa in scena e in rilievo una donna libera e come tale capace di provocare un disequilibrio nei rapporti giudati “normali” dell’opinione pubblica che assiste a un processo. Non deve essere simpatica, Sandra, e non lo è, mostrando in filigrana le fragilità e le paure, ma anche l’orgoglio e la rivendicazione di una vita inseguendo soddisfazione personale e professionale, se non addirittura la felicità. Senza che la rinuncia per l’altra metà della coppia si trasformi in rimpianto quando ormai è troppo tardi.

di Mauro Donzelli
critico e giornalista cinematografico
intervistatore seriale non pentito