Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Io, noi e Gaber (Io, noi e Gaber)

 
pic_movie_1713   NUM   1713  
  DATA E CINEMA   2023.11.07 RIVOLI  
  RASSEGNA    
 
     
  REGISTA   Riccardo Milani  
  ATTORI   Claudio Bisio, Francesco Centorame, Ombretta Colli, Ivano Fossati, Ricky Gianco, Paolo Jannacci, Jovanotti, Vincenzo Mollica, Gianni Morandi, Dalia Gaberscik  
  PRODUTTORE   Atomic, Rai Documentari, Luce Cinecittà  
  SCENEGGIATORE   Riccardo Milani  
  COMPOSITORE    
  PAESE   Italia  
  CATEGORIA   Documentario  
  ANNO   2023  
  DURATA   135 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   https://www.comingsoon.it/film/io-noi-e-gaber/63781/scheda/  
 
 
 

DESCRIZIONE   Io, noi e Gaber, il documentario diretto da Riccardo Milani, è un omaggio a uno dei personaggi più preziosi della musica e dello spettacolo italiani.
A vent’anni dalla sua scomparsa, Giorgio Gaber lascia un’eredità fondamentale per la cultura del Paese. Girato tra Milano e Viareggio, le due città della sua vita, questo documentario racconta la storia privata e artistica dell’autore di canzoni e spettacoli teatrali indimenticabili.
Attraverso interviste e materiali di repertorio, ascoltiamo le parole della famiglia e riviviamo insieme a chi l’ha conosciuto, il suo grande genio. Artisti come Enzo Jannacci, Celentano, Maria Monti, che hanno cantato con lui, e altri come Jovanotti o Claudio Bisio che ne ricordano le opere.
Gaber impegnato politicamente che si esibisce sul palco e sul piccolo schermo, la creazione del Teatro Canzone insieme a Sandro Luporini, immagini e suoni raccolti per celebrare il Signor G.
 

COMMENTO   Un film che entra a fondo nelle parole di Gaber e ci ricorda che ogni sua canzone trasformava la libertà in partecipazione

Chi è stato Giorgio Gaber, per la musica italiana ma soprattutto per noi, che magari "non ci sentiamo italiani, ma per fortuna o purtroppo lo siamo"? È forse da questa domanda che è partito Riccardo Milani per raccontare uno dei cantautori più originali del nostro Paese, ma anche un teatrante, un filosofo, un pensatore politico e un "operatore culturale" nel senso più alto e nobile del termine.

A raccontarlo, oltre a decine di spezzoni delle sue apparizioni televisive e dei suoi spettacoli teatrali, e molteplici canzoni scritte e interpretate dal Signor G, sono tanti testimoni che l'hanno conosciuto e che a lui si sono ispirati: dalla figlia Dalia Gaberscick, al nipote Lorenzo Luporini e al suo prozio, lo storico paroliere Sandro Luporini (zio del marito di Gaberscick, Roberto) fino alla vedova Ombretta Colli, che non parla mai ma incarna il suo rimpianto. E poi Jovanotti, Ivano Fossati, Gianni Morandi, Paolo Jannacci, Gino e Michele, Fabio Fazio, Michele Serra, Mogol, Rocky Gianco, Claudio Bisio, persino un giovane attore come Francesco Centorame e figure politiche come Mario Capanna e Pier Luigi Bersani.

Gaber era "un intellettuale promiscuo", come lo descrive Serra, "raffinato e popolare, di popolo e di élite".

Passato dall'essere "il re del varietà popolare", che insieme ad altri tre "matti coraggiosi" - Mina, Jannacci, Celentano - aveva dato uno scossone al piccolo schermo, è poi diventato il re del teatro canzone, sempre entrando a gamba tesa negli ambiti popolare, sociale e politico.

Perché Gaber è stato immerso nel suo tempo sapendo sempre prevederne uno futuro, capace di "non farsi condizionare dalle ideologie", anche quelle che lui stesso aveva sposato, e di riconoscere "quando la merda è merda", a rischio di risultare scomodo, e di venire isolato. Un cercatore di verità con un rivelatore interno di bugie non silenziabile, e un grande musicista "che avrebbe potuto mettere in musica l'elenco del telefono", come sottolinea suo nipote.

Milani entra a fondo nell'utilizzo che faceva Gaber della parola, fondamentale quando "dentro c'è la nostra vita", e del suo "corpo scenico" che in teatro "sembrava posseduto", rendeva "la parola visibile" e si trasformava in "melodia cinetica".

Io, noi e Gaber ricorda che ogni sua canzone aveva "uno spazio di incidenza", cioè una volontà di intervenire sul reale trasformando la sua libertà in partecipazione, e che non aveva paura di entrare nel vivo del "mettere a fuoco la massificazione e proteggere l'autonomia di pensiero dal conformismo", come dice Serra, denunciando come mode certi atteggiamenti privi di autentica passione politica e definendo "polli di allevamento" i seguaci di movimenti ormai degenerati: lui, che avrebbe considerato una rivoluzione mangiarsi un'idea, e inseguiva la concretezza invece delle ideologie. Lui che, come dice Fossati, era fatto di nitidezza, di capacità di andare a fondo, di sostanza.

"La cosa è meravigliosa è che si contraddice", afferma Francesco Centorame (parlando di Gaber al presente), e Milani racconta come abbia saputo cambiare nel tempo, poiché, come diceva Gaber stesso, "la verità ferma è misticismo, il movimento è la mia storia, non la staticità".

In effetti c'è sempre stato in lui qualcosa di imprendibile, mai pacificato o conciliante, ma anche tenace in termini di resistenza umana. Forse la durata del documentario è eccessiva rispetto alla capacità di ascolto del pubblico di oggi, ma non lo è rispetto alle molte dimensioni di Giorgio Gaber. E Milani ci invita implicitamente a fare come dice Paolo Jannacci: a tenercelo dentro l'anima, e non lasciarlo scappare via.

Recensione di Paola Casella - 22.10.2023
(https://www.mymovies.it/film/2023/io-noi-e-gaber/)