Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Oppenheimer (Oppenheimer)

 
pic_movie_1691   NUM   1691  
  DATA E CINEMA   2023.08.23 FIUME  
  RASSEGNA    
 
     
  REGISTA   Christopher Nolan  
  ATTORI   Cillian Murphy, Emily Blunt, Kenneth Branagh, Florence Pugh, Josh Hartnett, Jack Quaid, Matt Damon, Gary Oldman, Robert Downey Jr., Gustaf Skarsgård, Rami Malek, Scott Grimes, Dane DeHaan, Michael Angarano, Benny Safdie, David Krumholtz, Matthew Modine, Alden Ehrenreich, Dylan Arnold, Olivia Thirlby  
  PRODUTTORE   Atlas Entertainment, Syncopy, Universal Pictures  
  SCENEGGIATORE   Christopher Nolan  
  COMPOSITORE   Ludwig Goransson  
  PAESE   USA, Gran Bretagna  
  CATEGORIA   Drammatico, Biografico, Storico  
  ANNO   2023  
  DURATA   180 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   https://www.comingsoon.it/film/oppenheimer/61803/scheda/  
 
 
 

DESCRIZIONE   Oppenheimer, il film diretto da Christopher Nolan, è ambientato negli anni '40 ed è incentrato sulla figura storica dello scienziato americano J. Robert Oppenheimer, interpretato da Cillian Murphy, considerato uno dei padri dell bomba atomica.
Nel 1942, in peina Seconda Guerra Mondiale, convinti che la Germania Nazista stia sviluppando un'arma nucelare, gli Stati Uniti danno il via, nel più grande segreto, al Progetto Manhattan destinato a mettere a punto la prima bomba atomica della storia. Il governo americano decide di mettere a capo del progetto il brillante fisico J. Robert Oppenheimer. Nato a New York nel 1904 da genitori di origini tedesche ed ebraiche, a poco meno di quarant'anni aveva già dato un grande contributo allo sviluppo della fisica moderna.
Nei laboratori ultra segreti a Los Alamos, nel deserto del New Mexico, lo scienziato e la sua squadra di esperti inziano a progettare un'arma rivoluzionaria le cui terribili conseguenze continuano a farsi sentire ai giorni nostri.

Oltre a Cillian Murphy, nei panni di Oppenheimer, il cast principale del film di Christopher Nolan comprende Emily Blunt, nei panni di Katherine Oppenheimer, moglie dello scienziato, Kenneth Branagh nel ruolo di Niels Bohr, fisico danese Premio Nobel nel 1922, Florence Pugh, che interpreta Jean Tatlock, medico pischiatra che ebbe una relazione sentimentale con Oppenheimer, Josh Hartnett, nei panni di Ernest Lawrence, premio Nobel per la fisica nel 1939, Matt Damon, nel ruolo del generale Leslie Groves, responsabile militare del Progetto Manhattan, Gary Oldman come Harry S. Truman, 33esimo Presidente degli Stati Uniti che ordinò il bombardamento atomico su Hiroshima e Nagasaki, Robert Downey Jr. nel ruolo di Lewis Strauss, uomo d'affari, membro della Commissione per l'Energia Atomica e Rami Malek, che interpreta David L. Hill, uno degli scienziati che collaborò con Oppenheimer al progetto.

PANORAMICA SU OPPENHEIMER

Il film più lungo della carriera di Christopher Nolan (con una durata di tre ore) arriva al cinema e racconta la vita del fisico Robert Oppenheimer, considerato il padre della bomba atomica. Il regista lo ha definito uno dei progetti più impegnativi che abbia mai intrapreso, soprattutto per la portata immensa della storia. "Ci sono state grandi sfide logistiche, grandi sfide pratiche. Ma ho avuto una squadra straordinaria che si è davvero impegnata. Sono entusiasta di ciò che abbiamo ottenuto" - ha dichiarato.

L'obiettivo non era solo raccontare la biografia dello scienziato statunitense, ma vedere gli eventi storici che lo hanno coinvolto attraverso i suoi occhi. "Questa è stata la sfida che ho lanciato a Cillian (Murphy), per portarci in questo viaggio. Da quando l'ho incontrato per la prima volta vent'anni fa, ho sempre pensato che fosse uno dei grandi attori, non solo della sua generazione, ma di tutti i tempi. E ho aspettato il progetto, e so che lo ha fatto anche lui, dove avremmo potuto collaborare con lui come protagonista, e ho potuto mettere sulle sue spalle il peso più enorme" - ha spiegato Nolan.

Cillian Murphy, d'altronde, era entusiasta di far parte del progetto: "Sono pronto a girare qualunque cosa per Chris, qualunque sia la dimensione della mia parte. Se mi chiama io sono sempre pronto a dire sì. Non è meraviglioso che ci siano ancora registi pronti a realizzare film impegnativi all'interno del sistema degli studi cinematografici, girati su pellicola e su Imax?". E riguardo al suo ruolo ha aggiunto: "La meccanica non fa proprio per me: non ho le capacità intellettuali per capirla, ma questi personaggi contraddittori sono affascinanti". Nel cast del film anche Matt Damon, che ha definito la pellicola fantastica così come il suo collega, tanto da sceglierlo per il ruolo principale del suo prossimo progetto con Ben Affleck, Small Things Like These: "Cillian Murphy è tutto ciò che vorresti che fosse. È fenomenale" - ha affermato. Sul set di Oppenheimer anche Robert Downey Jr., scelto dal regista perché "una delle grandi star del cinema. Guardarlo in quella performance e perdersi completamente in un personaggio in questo modo, è stato solo un incredibile promemoria di quanto sia un attore straordinario". E ancora Emily Blunt, Kenneth Branagh, Gary Oldman, Josh Hartnett.

In questa operazione Nolan torna all'approccio grafico di Memento: "Ho adorato l'assistenza strutturale e la carica estetica del passaggio dal colore al bianco e nero che avevo in quel film" - ha confessato. La sfida maggiore qui si è presentata per le scene in bianco e nero: "Abbiamo collaborato con la Kodak per queste nuove cineprese, e per la prima volta in assoluto siamo stati in grado di girare un film IMAX in bianco e nero. Devo dire che i risultati sono stati entusiasmanti e straordinari" - ha aggiunto. Molte, dunque, le difficoltà pratiche, come per esempio quella di ricreare il test Trinity senza l'uso della computer grafica: "Andrew Jackson, il mio supervisore agli effetti visivi, ha fatto un ottimo lavoro: dalla rappresentazione della dinamica e della fisica quantistica alla costruzione di Los Alamos su una mesa nel New Mexico con condizioni meteorologiche straordinarie".

«Vogliamo vedere questi eventi attraverso gli occhi di Oppenheimer. Questa è stata la sfida che ho lanciato a Cillian, per portarci in questo viaggio. Questa è stata la sfida per Hoyte van Hoytema, il mio designer, e per tutto il mio team: come vedere questa vicenda straordinaria attraverso gli occhi della persona che ne era al centro. Tutte le nostre decisioni su come realizzare questo film si sono basate su questa premessa reale». (Christopher Nolan)
 

COMMENTO   Un film di enormi proporzioni. Il 70mm. L’IMAX. Le esplosioni riprese dal vero, mica fatte con la CGI. Eppure Oppenheimer non è il film di Christopher Nolan alla Christopher Nolan che i più si potrebbero aspettare, anche se - non ci sono dubbi - è un film nolaniano fino al midollo. Intimamente nolaniano. Sfacciatamente nolaniano: i temi sono i suoi, quelli di sempre, quelli che parlano del reale e delle sue manipolazioni, di ordine e di caos, di intelletto e di sentimento. Film di dialoghi, Oppenheimer, e di non detti, antispettacolare, dove la grandiosità e l’inventiva visiva di Nolan sembrano essere sempre incarnate dal volto e dagli occhi inquieti di Cillian Murphy (bravissimo), proiettate nella sua mente e, dalla sua, in quella dello spettatore. (Federico Gironi - Comingsoon.it)
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Il 70mm. L’IMAX. Le esplosioni riprese dal vero, mica fatte con la CGI. Eppure.
Eppure Oppenheimer non è il film di Christopher Nolan alla Christopher Nolan che i più si potrebbero aspettare, anche se - non ci sono dubbi - è un film nolaniano fino al midollo. Intimamente nolaniano. Sfacciatamente nolaniano.
Da sempre l’inglese si è interessato alla cosiddetta realtà. Alla sua composizione e alla sua scomposizione. Alla sua struttura e alla sua destrutturazione. A come la realtà viene vista, compresa, manipolata, ricostruita, reinventata.
A un certo punto, in Oppenheimer, il personaggio di Robert Downey Jr., Lewis Strauss, un politicante dentro e a capo della Commissione per l'energia atomica degli Stati Uniti d'America, dice al padre della bomba atomica che nessuno è in grado di vedere e comprendere la realtà nei termini in cui la vede lui. Nei termini di un genio della fisica, e di uno dei più importanti studiosi della meccanica quantistica.
Ecco: Oppenheimer è un film che ci racconta, o che prova a raccontare, quello straordinario mistero - in parte irrisolto perfino in questo film, perfino per il suo regista - che è stato lo sguardo di Robert Oppenheimer sul mondo, sulla fisica, sulla costruzione di un’arma definitiva che ha causato morte e distruzione su una scala precedentemente inaudita, una volta sganciata su Hiroshima e Nagasaki, e che ha cambiato la storia del mondo.

Attenzione però: se alla fisica o al genio scientifico Nolan ha sempre guardato (basti pensare al Nikola Tesla di The Prestige, o alle trame di Interstellar, Inception e Tenet), lo ha anche sempre fatto cercando di portarne sullo schermo le implicazioni in termini visuali e spettacolari, cercando di dare un forma - per l’appunto visibile - alle complesse geometrie e alle architetture caotiche e impossibili che le idee e le azioni richiedevano.
Quello che invece Nolan mette sullo schermo in Oppenheimer, invece, è una visione implosa, tutta racchiusa nell’intensità dei primi piani di Cillian Murphy, nella fascinazione quasi lovecraftiana e nel disagio esistenziale che si agitano all’interno di due occhi azzurri e inquieti che Nolan fa dardeggiare sullo schermo interrogando di continuo lo spettatore su quanto gli viene raccontato.
70mm, IMAX e tutto il resto per un film che è in tutto e per tutto un film di attori (grandi, almeno in questo caso) e di dialoghi, dove è la sceneggiatura a farla da padrona, dove i volti e le smorfie e i movimenti impercettibili dei muscoli facciali dei protagonisti sono tutto quello che conta a livello spettacolare.
Dove siamo costantemente portati a immaginare - a vedere con gli occhi della mente, e dell’intelletto - l’agitarsi inquieto del pensiero di Robert Oppenheimer dietro al volto e agli occhi dell’attore che lo interpreta. Un agitarsi che fa sembrare piatte, e canoniche, le scene più ardite di Inception o Tenet.

In Oppenheimer, a più riprese, viene detto che nessuno sa davvero cosa passi per la testa del fisico. Quali siano i suoi pensieri, le sue teorie, le sue strategie. Le sue posizioni morali, i suoi obiettivi scientifici e filosofici.
Nessuno, nemmeno forse Nolan, sa decifrare del tutto il mistero di un uomo che ha flirtato in maniera sconsiderata e ossessiva con l’apocalisse, inseguendo un risultato con determinazione senza pari, e al tempo stesso venendo piegato e ferito in maniera così profonda e sconvolgente da quello stesso risultato.
Personaggio prometeico fin dalla didascalia che apre il film, e fin dal titolo del libro biografico di Kai Bird e Martin J. Sherwin su cui Nolan si è basato, Robert Oppenheimer diventa chiaramente simbolo quintessenziale dell’ambizione umana, delle sue spinte distruttive e creatrici insieme, delle contraddizioni, dei rischi e delle ambiguità del progresso (che però è ineludibile, e necessario). Al tempo stesso, è anche semplicemente (si fa per dire) un uomo, un soggetto, un singolo, la cui eccezionalità è vissuta e declinata attraverso traiettorie complesse e non necessariamente convergenti verso una soluzione identitaria unitaria.

Da un lato, nelle parti del film a colori, la storia di Oppenheimer, del progetto Manhattan e della bomba, della commissione d’inchiesta cui fu sottoposto negli anni del maccartismo. Dall’altro, sequenze in bianco e nero che raccontano del ruolo di Lewis Strauss (e quindi della politica, e del Potere in senso ampio) nella vita e nel lavoro di Oppenheimer (degli interessi, delle ingerenze, delle manipolazioni del Potere nei confronti della Scienza).
Il film di Nolan procede su questo doppio binario, ma chi si aspetti gli arditi puzzle temporali dei film precedenti dell’inglese rimarrà almeno in parte deluso. Anche in questo caso, è con altro che Nolan vuole stupire.
Per esempio, con il senso e la verità su un dialogo inudibile, quello che avviene tra Oppenheimer e Einstein sulla riva di un laghetto dove sparute gocce di pioggia creano cerchi concentrici che si allargano e si intersecano. Un dialogo che sarà l’ossessione, e la dannazione, del personaggio di Downey, ma anche dello stesso Oppenheimer, in qualche modo.
Per esempio nel modo in cui struttura un parallelo implicito ma evidente tra il disastro della bomba, e quello del maccartismo.

Nolan fa recitare il suo cast in maniera spettacolare (non solo un Murphy francamente enorme, e un Downey a lui molto vicino, ma tutti gli attori, che sono tantissimi e spesso anche noti) a livelli stellari, costruisce con Hoyte van Hoytema immagini cinematograficamente fortissime e di impatto emotivo esplosivo, ma tutta la galassia tematica e visiva di Oppenheimer ruota attorno al suo protagonista, ai suoi tormenti, alle sue pulsioni e alle sue reazioni che si trovano a un instabile crocevia tra l’istinto puro, il genio razionale, la rapacità megalomane. Attorno ai primi piani e agli occhi di Oppenheimer, che brillano di esaltazione e tormento, che si tratti delle fasi conclusive e definitive del Manhattan Project, o delle visioni che lo tormentano, mentre arringa la folla con stolida retorica patriottica, quando il senso di colpa per quanto avvenuto in Giappone lo investono con violenza sottile ma inaudita.
E l’impressione, in un film dalle proporzioni enormi, pari alle sue ambizioni, in un film che viene da un autore sempre così freddo e controllato, eppure così incline a raccontare con grande potenza delle implicazioni instabili del caos (pensiamo al suo Joker, in Il cavaliere oscuro), della guerra (Dunkirk) o perfino del sentimento, sia che l’immagine sullo schermo, intensa e fisicamente percepibile nella sua dimensione analogica, nella grana di una pellicola che in fondo sta lì quasi a simboleggiare i suoi atomi, l’impressione è che questa immagine vibri, pulsi, sia pronta a esplodere, a implodere, a investire con una potenza che Nolan risparmia, ma solo in parte, a noi che guardiamo. E che sempre, costantemente, lascia percepire, immaginare, temere.

di Federico Gironi
Critico e giornalista cinematografico
Programmatore di festival