Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Barbie (Barbie)

 
pic_movie_1684   NUM   1684  
  DATA E CINEMA   2023.07.25 ARENA FIUME  
  RASSEGNA    
 
     
  REGISTA   Greta Gerwig  
  ATTORI   Margot Robbie, Ryan Gosling, America Ferrera, Kate McKinnon, Michael Cera, Ariana Greenblatt, Issa Rae, Rhea Perlman, Will Ferrell, Ana Cruz Kayne, Emma Mackey, Hari Nef, Alexandra Shipp, Kingsley Ben-Adir, Simu Liu, Ncuti Gatwa, Scott Evans, Jamie Demetriou, Connor Swindells, Sharon Rooney, Nicola Coughlan, Ritu Arya, Helen Mirren, Emerald Fennell, Dua Lipa  
  PRODUTTORE   Heyday Films, LuckyChap Entertainment, Mattel Films, Mattel, Warner Bros. Pictures  
  SCENEGGIATORE   Greta Gerwig, Noah Baumbach  
  COMPOSITORE   Alexandre Desplat  
  PAESE   USA, Canada  
  CATEGORIA   Commedia, Azione, Avventura  
  ANNO   2023  
  DURATA   114 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   https://www.comingsoon.it/film/barbie/53626/scheda/  
 
 
 

DESCRIZIONE   Barbie, film diretto da Greta Gerwig, è ambientato fantastico mondo di Barbie Land. Vivere qui significa non solo abitare nel luogo perfetto, ma essere anche perfetti, a meno che non tu stia attraversando una profonda crisi esistenziale... oppure tu sia uno dei Ken.
Nel cast del film troviamo Margot Robbie nei panni di Barbie e Ryan Gosling in quelli di Ken, ma anche Emma Mackey, America Ferrera e Will Ferrell.

PANORAMICA SU BARBIE
Alla sua quarta regia, Greta Gerwig porta sul grande schermo, per la prima volta in live action, l'iconica bambola della Mattel nata negli anni Sessanta: la Barbie. Il film era in programma già dal 2009 con la Universal Pictures. Poi, nel corso degli anni, la distribuzione è passata alla Sony Pictures e, nel 2018, alla Warner Bros. Nel 2019 Gerwig accetta di scrivere e dirigere il progetto, in cui coinvolge anche suo marito Noah Baumbach, perché aveva avuto una buona sensazione sul film e sull'attrice scelta per interpretare la bambola, Margot Robbie. Nel marzo 2022, dopo quasi quattordici anni di trattative e ritardi, sono finalmente iniziate le riprese. "È stato terrificante. Ritrovarsi nella condizione in cui tutto è possibile fa sì che iniziare a scrivere provochi una sorta di vertigine. Da dove iniziare? Che storia raccontare? Ma sapevo che quella sensazione che stavo provando era un tipo di terrore interessante, perché è da sentimenti del genere che nascono le cose migliori" - ha dichiarato la regista.

Alla base della storia del film c'è la volontà di trasmettere un messaggio ben preciso: la bambola viene espulsa da Barbieland perché non è abbastanza perfetta e, dunque, decide di partire all'avventura nel mondo reale. La stessa protagonista femminile, qui anche in veste di produttrice, ha confermato che l'obiettivo era stravolgere le aspettative: "Qualunque cosa tu stia pensando, ti daremo qualcosa di completamente diverso, ciò che non sapevi di volere. Possiamo davvero onorare il fan base e al tempo stesso sorprendere le persone. Perché se ciò che faremo provocherà una discussione, avremo fatto centro" - ha svelato Robbie.

Al suo fianco non poteva mancare Ken, interpretato da Ryan Gosling. L'attore ha dovuto difendere in diverse occasioni il suo personaggio, non solo dalle critiche ricevute sul web in cui veniva definito "terrificante", ma anche per la scarsa opinione che gli spettatori hanno di questa figura: "Sono rimasto sorpreso di come alcune persone si siano infervorate sul mio Ken. Come se nella loro vita gli avessero mai dedicato un pensiero di un secondo prima di questo film. Nessuno di loro ha mai giocato con Ken. Nessuno ci gioca nemmeno oggi. È solamente un accessorio e nemmeno uno di quelli cool" - ha spiegato con un pizzico di ironia.

Nel cast del film anche Will Ferrell, nel ruolo del CEO della Mattel, che ha descritto l'operazione come "Un toccante omaggio al brand e, al tempo stesso, non potrebbe essere più satirico. È un'analisi del patriarcato e delle donne della società, e sottolinea come Barbie sia criticata ma al contempo tutte le bambine ne vogliano una". Anche Emma Mackey fa parte della squadra definendo la pellicola "Una sorpresa. Sono davvero eccitata. È stato fantastico fare una commedia pura e ho avuto modo di lavorare con alcuni dei miei eroi". Gerwig era entusiasta del lavoro svolto dagli attori: "Avevamo girato la maggior parte del film a Londra e poi siamo andati a Los Angeles per terminare, e tutto per noi era così normale. Il cast era così impegnato. Tutti hanno dato il meglio. Hanno lavorato sodo. È stato un enorme impegno per tutti" - ha concluso.

«Una volta volevo riprendere Margot al rallentatore ma fare in modo che tutto il resto si muovesse velocemente, quindi sono andata da lei e le ho detto: Potresti muoverti a 48 fotogrammi al secondo, anche se stiamo girando a 24 fotogrammi al secondo e tutti gli altri si muoveranno a velocità regolare? Dopo qualche calcolo lo fece, ca**o. Si è letteralmente mossa ad un frame rate più elevato. Non so in quale categoria vada oltre alla magia». (Greta Gerwig)
 

COMMENTO   Non solo un giocattolo, ma qualcosa di più, un vero compagno quotidiano con cui generazioni di persone sono cresciute. Ardita scelta, quella di adattare Barbie, non certo un simbolo di femminismo. Greta Gerwig usa l'arma dell'ironia, anche rivolta contro l'operazione stessa, sfrutta con abilità quanto la bambola sia nell'immaginario collettivo per sfornare momenti spassosi, racconta come il cambiamento possa essere terrificante e libera la bellezza perfetta di Barbie ponendola proprio di fronte alla vita, quindi alla sortita dalla zona di conforto e al cambiamento. Robbie e Gosling ottimi, il film diverte, non cala di tono e non dimentica stoccate social femministe ben assortite. (Mauro Donzelli - Comingsoon.it)
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Non sarà un burattino, da ben più di un secolo al centro di nuove variazioni della storia della sua trasformazione in bambino, mai come in questi ultimi anni. Ma anche una bambola meriterà la sua versione per il cinema, non semplicemente d’animazione, se non addirittura un mito di fondazione. Anche perché, di Barbie stiamo parlando - che si apra un infinito libro di ricordi per generazioni e generazioni - non di una qualunque, ma della bambola che ha interrotto il monopolio delle baby bambole, con lo scopo sì ricreativo, ma in fondo anche sociale di preparare all’imbocco e alla nutrizione una schiera di future mamme, pronte a occupare il loro ruolo imposto in società. Barbie era una ragazza, come chi ci gioca(va), da pettinare e radicalizzare a piacimento.

Ce lo ricorda con un buffo antefatto (prei)storico e kubrickiano Greta Gerwig, per la prima volta alla regia di un film così costoso e rivolto a un pubblico molto ampio, anche lei come d’obbligo cresciuta con la bambola per eccellenza nella periferia di Sacramento, una California che non ce l’ha mai fatta, nel suo tanto atteso adattamento scritto per il cinema insieme al marito Noah Baumbach. Siamo a Barbieland, ovviamente, e la protagonista è una "stereotipica Barbie" interpretata da Margot Robbie, perfetta nell’apparenza, ancor di più nelle sue qualità di interprete e produttrice fra le più significative di quesi ultimi anni. La sua vita è tutta un sorriso, come potrebbe essere altrimenti. Vive con le sue amiche Barbie, ognuna con una qualità e caratteristica specifica. Sono tutte singolarmente significative, pur facendo parte della famiglia Mattel.

Con loro c'è invece un Ryan Gosling mai cosi irresistibilmente stupido (anche se altre volte aveva affrontato personaggi del genere), autoironico e dagli addominali scolpiti nel ruolo di Ken. O meglio di uno dei tanti Ken, visto che nel loro caso invece sono un’orda distinguibile a vista, ma assumono rilevanza (minima e derivata) solo proprio se osservati da Barbie. Il Ken diciamo Gosling amerebbe che la Stereotipica si innamorasse di lui, anche solo accettasse di passare una serata insieme, ma “every night is a girls night”.

Le Barbie occupano posti di potere e responsabilità, mentre Ken, lui “è spiaggia”. Almeno questo riesce ad articolare, in termini di auto consapevolezza del suo ruolo in una società che ci viene raccontata dalla voce fuori campo di Helen Mirren. Proprio mentre impariamo a conoscere il suo mondo, e a notare un bel numero di trovate gustose, in termini quantomeno di luoghi comuni femminili riadattati e capovolti, ecco che la perfezione presunta si incrina, sotto forma di un piede improvvisamente piatto e non più incurvato a prova di tacco importante. Una rivoluzione, insomma, che inizia da una Birkenstock, con la complicità di una sorta di Barbie resistente e danneggiata da frequentazioni del mondo reale, che spinge la nostra Barbie proprio a mettersi in marcia per la costa della California, fra Venice e Los Angeles. Come dire, che almeno non sia troppo scioccante e diverso da Barbieland, il contesto in cui dare un senso ancora più pieno al concetto di live action.

Un Barbie on the road, quindi, anche se il canale di comunicazione fra i due mondi comincerà a infittirsi e il divertimento nel superare la superficie di quanto ci si possa attendere dalle due realtà sempre maggiore, grazie a una sceneggiatura e una regia in grado di appassionare e non annoiare, regalando un bel po’ di risate e di madeleine proustiane al pubblico nostalgico di antiche spazzolate. Sarà coinvolta perfino la Mattel stessa, con un CdA, ovviamente, tutto al maschile e nel ruolo di antagonista, capeggiato da un Will Ferrell in un ruolo d’ordinanza, altre volte interpretato in passato.

L’ironia femminista è sottesa a ogni snodo narrativo di Barbie, tanto da renderlo sempre attivo e dinamico, oltre che mai superficiale, con la barra dritta sul divertimento e lo spiazzamento, sia chiaro, non è che, “grazie a Barbie l’uguaglianza e tutti i problemi del femminismo“ vengano risolti, come ci ricorda la stessa voce fuori campo. Inevitabile, forse, perché prodotto in casa e con 150 milioni di dollari, discutibile, senz’altro, una tirata sulla Mattel delle origini fra il mito fondativo (speriamo si eviti il Mattel Universe) e la lacrima dickensiana. A proposito di lacrima, dopo Babylon, ancora una volta questa così palese e mai abusata esternazione di emozioni gioca un suo ruolo. Se lì dimostrava un talento naturale, qui libera uno stereotipo dalle sue costrizioni. La bambola diventa donna.

di Mauro Donzelli
critico e giornalista cinematografico
intervistatore seriale non pentito