Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Mission: Impossible 7 - Dead Reckoning parte 1 (Mission: Impossible Dead Reckoning - Part One)

 
pic_movie_1683   NUM   1683  
  DATA E CINEMA   2023.07.15 FIUME  
  RASSEGNA    
 
     
  REGISTA   Christopher McQuarrie  
  ATTORI   Tom Cruise, Rebecca Ferguson, Simon Pegg, Vanessa Kirby, Hayley Atwell, Pom Klementieff, Shea Whigham, Cary Elwes, Indira Varma, Mark Gatiss, Esai Morales, Ving Rhames, Rob Delaney, Greg Tarzan Davis, Charles Parnell, Henry Czerny, Frederick Schmidt, Yennis Cheung, Anton Valensi  
  PRODUTTORE   Bad Robot, Paramount Pictures, Skydance Media  
  SCENEGGIATORE   Christopher McQuarrie  
  COMPOSITORE   Lorne Balfe  
  PAESE   USA  
  CATEGORIA   Azione, Avventura  
  ANNO   2023  
  DURATA   156 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   https://www.comingsoon.it/film/mission-impossible-dead-reckoning-parte-uno/58256/scheda/  
 
 
 

DESCRIZIONE   Mission: Impossible Dead Reckoning - Parte Uno, film diretto da Christopher McQuarrie, è il settimo capitolo della saga action Mission: Impossible. Tom Cruise torna ancora una volta a vestire i panni dell’intramontabile Ethan Hunt, specialista dello spionaggio ad altro rischio. Questa volta Ethan insieme alla sua squadra dell'IMF saranno alle prese con la sfida più pericolosa mai affrontata finora: il team dovrà riuscire a rintracciare e disinnescare una nuova e terribile arma, che si rivelerà essere una minaccia per l'intera umanità. Con il peso del destino del mondo sulle spalle e il futuro appeso a un filo, Ethan e la sua squadra si imbarcheranno per una missione frenetica che li porterà in giro per il mono, mentre cercano di impedire che l'arma finisca nelle mani sbagliate.

Questa volta Ethan dovrà scontarsi con un nemico misterioso e molto potente, ma sarà anche tormentato dal suo oscuro passato. La spia si ritroverà di fronte a un'ardua scelta: decidere se sacrificare tutto, comprese le vite di chi gli è più caro, pur di portare a termine la missione.
Per questa missione insieme a Tom Cruise ritroviamo: Rebecca Ferguson, Simon Pegg e Vanessa Kirby. Torna anche un volto noto apparso nel primo capitolo della saga diretto da Brian De Palma, Henry Czerny nel ruolo di Eugene Kittridge, ex capo del IMF. Mentre tra le nuove reclute ci sono Hayley Atwell, Pom Klementieff, Shea Whigham e Nicholas Hoult, quest'ultimo nei panni del principale antagonista di Cruise.

PANORAMICA SU MISSION: IMPOSSIBLE DEAD RECKONING - PARTE UNO
Tom Cruise torna al cinema con una nuova avventura nel settimo capitolo di Mission: Impossible, ancora una volta firmato da Christopher McQuarrie. Il regista, dopo aver diretto l'episodio precedente, Fallout, aveva deciso che sarebbe stato l'ultimo. Con grande sorpresa dei fan, invece, ne ha realizzati addirittura altri due (l'uscita al cinma della seconda parte, ovvero Mission: Impossible 8, è prevista per il 2024).

"Volevamo che fosse una storia epica. L'intenzione era creare un capitolo che ingoiasse tutto il resto del franchise. Ci sono molte cose che emergono dal passato di Ethan..." - ha rivelato. Poi, riferendosi al titolo del film, ha chiarito: "Dead Reckoning è un termine nautico che indica la manovra utilizzata per determinare la propria posizione in mare in base al vento e alla velocità. Significa che stai scegliendo una rotta basata esclusivamente sulla tua ultima posizione nota, il che non garantisce il successo: si tratta di una metafora non solo per il protagonista, ma anche per diversi personaggi".

Tra le difficoltà di realizzare un progetto così imponente, non ha aiutato di certo la pandemia e le numerose misure restrittive. "Abbiamo dovuto creare protocolli con studi e compagnie assicurative e lavorare in base alle leggi di ogni paese" ha spiegato Cruise. Nonostante le complicazioni, alcune scene sono state girate anche in Italia, tra Roma e Venezia: inseguimenti mozzafiato sulla via dei Fori Imperiali e salti tra un'imbarcazione e l'altra nella città lagunare.

Anche in questo sequel l'obiettivo è superare se stessi, con acrobazie ed effetti speciali strabilianti. D'altronde, senza, che missione impossibile sarebbe?

Tom Cruise, noto per essere uno stunt più che competente, ha dovuto affrontare su questo set numerose coreografie spettacolari. "Quello che abbiamo fatto è in assoluto la cosa più pericolosa mai vista prima. L'unica cosa che mi spaventa di più è quello che abbiamo in programma per Mission Impossible 8" - ha spiegato McQuarrie. Lanciarsi nel vuoto da una scogliera in Norvegia, volare e trovarsi ad aprire un paracadute in soli sei secondi, hanno fatto guadagnare all’attore il titolo di stunt più folle del mondo del cinema. Tra l’altro il suo mantra è: "Non essere prudente, sii competente".
La scena più complicata, in termini di tempo, è stata quella al Teatro dell'Opera di Vienna. Tanto che McQuarrie ha dovuto far ricostruire il palcoscenico e l'intero backstage a Londra per finire di girare. Un pontile sospeso a venti metri di altezza ha dato la profondità desiderata e ogni inquadratura ha generato nel pubblico la giusta suspence. Il tutto scandagliato dalle note musicali che hanno accompagnato ogni singolo movimento grazie al montaggio impeccabile di Eddie Hamilton. In questa sequenza Rebecca Ferguson imbraccia un fucile di alta precisione, aiutata nell'addestramento dai professionisti di Bare Arms. Prima di Mission, l'attrice ha dichiarato di non aver mai preso un'arma in mano. Tornano nel cast del film anche Vanessa Kirby, Henry Czerny, Simon Pegg e Ving Rhames. Quest'ultimo è l'unico attore, insieme a Cruise, a essere presente in tutti i capitoli della saga.
 

COMMENTO   Ethan Hunt torna in azione più dolente che mai in un film che - come accade o accadeva al grande cinema popolare hollywoodiano - e di stringente attualità nel parlare delle grandi minacce del nostro tempo: i rischi legati all'AI, la post-verità, la dipendenza dal digitale. A modo suo cupo (in maniera assai più giustificata che in Fallout), è un film che rivendica l'importanza dell'analogico: un analogico che è ideologico oltre che fisico, e che passa dai riferimenti cinematografici (c'è molto Hitchcock) come dagli stunt di Cruise. Le sequenze d'azione sono notevolissime, ovviamente, e penso a Roma, ma è la tensione la parola chiave di questo film. Si vedano la scena all'aeroporto di Abu Dhabi, o la parte finale sull'Orient Express. (Federico Gironi - Comingsoon.it)
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L’incipit è a bordo di un sommergibile (bene). Un sommergibile russo nel mare di Bering che a bordo ha “l’arma definitiva”. Nel sonar appare un altro sommergibile, americano, non si capisce bene che succeda, è subito un po’ Caccia a Ottobre rosso. Il vascello russo viene colpito da un suo stesso siluro e i cadaveri dell’equipaggio salgono verso i ghiacci.
Che strano. Che cupo questo inizio, e che aria vagamente lo-fi che ha. Anche l’arma definitiva, che abbiamo capito essere qualcosa d’informatico, di digitale, Christopher McQuarrie la mette in scena in modo un po’ rétro. Sarò io, ma mi ha ricordato HAL 9000.
Poi passiamo a Amsterdam, in una grande casa vuota e buia tagliata da lame di luce. Da lì, da quel buio, come un Kurtz qualsiasi, come in un Rembrandt (siamo pur sempre a casa sua), emerge Ethan. Lasciamo perdere che Cruise è invecchiato, concentriamoci su Hunt. Un Hunt in apparenza stanco, senza la minima traccia di sorriso. Al fattorino che gli gli consegna “la cena”, la nuova missione che deve o non deve accettare, Ethan dice con ghigno amaro “Bevenuto nell’IMF”. Come a dire: affari tuoi figliolo.

Insomma. Mission: Impossible Dead Reckoning - Parte 1 si apre nel segno di una cupezza, di presagi nefasti, quasi, che non abbandoneranno mai davvero il racconto nemmeno nei momenti più avvincenti e scatenati (che poi compongono la maggio parte del suo notevole minutaggio), o in quelli di alleggerimento comico (che pure non mancano, e in maniera decisamente più marcata di quanto avveniva nei precedenti episodi della serie).
E però, se in Fallout questa cupezza - che lì si manifestava per la prima volta - si percepiva un po’ posticcia, nonostante fosse un po’ meno evidente, qui è decisamente più integrata e sostanziale. Fondativa, verrebbe da dire. Forse perché perché Fallout, col senno di poi, era un film cerniera tra il fenomenale Rogue Nation e questo primo Dead Reckoning. In termini tematici, ma anche estetici.

Anche l’immagine infatti, qui, è in qualche modo più cupa. E questo ha qualcosa a che vedere con la storia che racconta.
Con la storia personale di Ethan, dal cui passato emerge un altro lutto traumatico, e il cui presente è sempre più gravato dalla responsabilità che sente e che ha nei confronti della vita (del restare, in vita) di coloro che ha a cuore.
E con la storia del film, con la sua trama, che s’incentra - semplifico al massimo - nella forsennata ricerca di una chiave che potrebbe permettere il controllo o lo spegnimento (chissà) dell’arma definitiva dell’inizio: un’intelligenza artificiale sofisticatissima che è diventata sensiente, autonoma, e che minaccia di dominare il mondo. Un mondo schiavo del digitale, e quindi alla mercé di un’Entità (così viene chiamata nel film) in grado di far vedere, leggere, credere, pensare quel che vuole a chiunque.

Allora è già arrivato il momento di dire che Mission: Impossible Dead Reckoning - Parte 1 - che sappiamo arrivare al cinema dopo un lungo iato dovuto alla pandemia, che è stato girato a Roma tre anni fa, e che quindi è stato scritto ancora prima - è il film che conferma quella straordinaria capacità che può avere il grande cinema popolare hollywoodiano di intercettare le istanze del presente prima ancora che entrano da protagoniste nel dibattito pubblico. E di dire, quindi, che quello di McQuarrie è un film di straordinaria attualità nel parlare delle minacce insite nell’AI, e di come queste tecnologie possano sempre più creare un mondo digitale (che è sempre più il nostro unico riferimento) inesistente nella realtà, e quindi modellare e indirizzare la nostra percezione del reale. Un film sulla post verità, anche.

Non a caso di continuo i personaggi del film parlano di “un mondo di bugie”, che è quello dello spionaggio, certo, ma non solo.
Non a caso nessuno è certo, meno ancora di quanto avveniva in precedenza, delle intenzioni degli altri, o di chi sia amico o chi nemico.
Non a caso Hunt viene definito dal personaggio di Shea Whigham (splendido caratterista che è una delle new entries di rilievo in questo nuovo M:I), un agente della CIA che va a caccia di Ethan e che diventa sempre più incerto di essere nel giusto, come “un mentalista mutaforma incarnazione del caos”. Che potrebbe essere una definizione assolutamente calzante dell’Entità stessa.

Ora. Vi starete giustamente chiedendo perché questa trama ha a che fare con una forma un po’ più cupa, e comunque diversa, di questo capitolo di M:I rispetto ai precedenti: perché Dead Reckoning parte 1 è un film che pare, nonostante tutto, voler enfatizzare il potere e l'importanza dell’analogico, come l’analogico diventa necessario rifugio nella trama. E quindi il look del film di McQuarrie è un look molto più vicino a quello del cinema analogico che non al digitale, in senso storico. E in tutto questo, la nota ossessione di Tom Cruise di voler eseguire i pericolosissimi stunt della serie in prima persona diventa un ulteriore tassello analogico, una nota di coerenza interna alla serie che qui diventa, anche, coerenza tematica.

Ciò detto, eravamo rimasti a Amsterdam.
Da lì ci spostiamo nel deserto arabico, e poi nell’aeroporto di Abu Dhabi (sequenza notevolissima) e poi a Roma, dove McQuarrie trova il modo di far evolvere il concetto di inseguimento d’auto giocando al rialzo e al ribasso (il basso godibilissimo di una 500 gialla, vecchio modello, ma apparentemente elettrica) allo stesso tempo. E poi c’è Venezia, sui cui ponti si consumano tragedie cui non avremmo mai voluto assistere, ma che in qualche modo erano annunciate, e poi una lunghissima parte finale a bordo dell’Orient Express che attraversa le Alpi austriache (e qui arriva il famoso salto di Ethan con la moto giù della montagna: girato però in Norvegia) e che si conclude con una sequenza vertiginosa e incredibile. Dove certamente il digitale ha giocato un ruolo, ma dove ancora una volta questo M:I pare voler ribadire l’importanza di un approccio, perlomeno, che rimanga analogico all’azione e alla spettacolarità.

Non molla la presa un secondo, Dead Reckoning parte 1.
Non solo per l’indubbia, estrema spettacolarità delle scene d’azione (Roma, il treno), ma anche perché è dominato da un sentimento cinematografico che mi pare di poter definire quasi hitchcockiano, perlomeno nell'ispirazione: nel gioco costante di identità, di ruoli, di verità, e soprattutto nell’idea di far stare sempre lo spettatore (e i protagonisti) in tensione per via di una minaccia, circostanziata o immanente, che sentono vicinissima. Tensione è la parola chiave del film.

Al gruppo base di Ethan (i soliti Benji e Luther, e la splendida Isla della bellissima Rebecca Ferguson, questa volta un po’ sacrificata), il nuovo M:I innesta il personaggio di Haley Hatwell, che si presenta come un’abilissima ladra, proprio come il personaggio di Thandiwe Newton nel sottovalutato secondo M:I di John Woo, e che si adatta abbastanza in fretta alla sarabanda di vicende in cui finisce.
Di Shea Whigham ho già detto, ma ancora non ho detto di un altro nuovo personaggio, notevolissimo, a lungo senza nome (e non ve lo rivelerò di certo qui io), interpretato dalla Pom Klementieff che è la Mantis dei Guardiani della Galassia, qui alle prese con un ruolo completamente diverso. L’attrice canadese è il letalissimo braccio destro di tal Gabriel (Esai Morales), a sua volta emanazione in carne e ossa dell’Entità. Una che dà la caccia a Ethan per le strade di Roma a bordo di un blindato dei Carabinieri con stampato in faccia un ghigno esaltato tale da farla sembrare uscita dritta dritta da un film di Takashi Miike di una ventina d’anni fa, e che continuerà a dare la caccia al nostro eroe a lungo, e che giocherà un ruolo centrale nella vicenda.

Insomma. Per me, che non lo avevo amato, un bel passo avanti rispetto a Fallout, come costruzione, come trama, come ideologia di fondo. Resta da vedere come questo dittico finale della serie di M:I andrà a concludersi, e se tutto il buono seminato da McQuarrie e Cruise e compagnia in questo film qui troverà modo di trasformarsi in qualcosa di notevole anche nell’oramai già attesissimo Dead Reckonig parte 2.

di Federico Gironi
Critico e giornalista cinematografico
Programmatore di festival