Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Indiana Jones e il Quadrante del Destino (Indiana Jones and the Dial of Destiny)

 
pic_movie_1681   NUM   1681  
  DATA E CINEMA   2023.06.28 FIUME  
  RASSEGNA    
 
     
  REGISTA   James Mangold  
  ATTORI   Harrison Ford, Phoebe Waller-Bridge, Mads Mikkelsen, Thomas Kretschmann, Boyd Holbrook, Shaunette Renée Wilson, Ethann Isidore, Toby Jones, Antonio Banderas, Olivier Richters, John Rhys-Davies, Jill Winternitz  
  PRODUTTORE   Amblin Entertainment, Lucasfilm, Paramount Pictures  
  SCENEGGIATORE   Jez Butterworth, John-Henry Butterworth, James Mangold  
  COMPOSITORE   John Williams  
  PAESE   USA  
  CATEGORIA   Azione, Avventura  
  ANNO   2023  
  DURATA   143 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   https://www.comingsoon.it/film/indiana-jones-e-il-quadrante-del-destino/58254/scheda/  
 
 
 

DESCRIZIONE   Indiana Jones e il Quadrante del Destino, il film diretto da James Magold, vede un Indy (Harrison Ford) che non è più quello che affrontava i nazisti in un castello inglese, nel lontano 1944. Siamo infatti nel 1969, nei frenetici giorni dell'Allunaggio, Indiana è ormai prossimo al ritiro e si sente superato dal mondo che lo circonda, tanto che scienziati ex-nazisti come Voller (Mads Mikkelsen) collaborano persino con la NASA.
Proprio quando sta per appendere la frusta al chiodo, il prof. Henry Jones è costretto a tornare in azione a causa dalla sua figlioccia Helena (Phoebe Waller-Bridge). La ragazza, un'abile truffatrice, è riuscita a entrare in possesso di un prezioso e raro artefatto che suo padre aveva affidato alle cure di Indy. Si tratta del cosiddetto Quadrante di Archimede, un dispositivo che si dice possieda la straordinaria capacità di individuare le fratture temporali. Helena, è riuscita a rubare il quadrante ed è fuggita rapidamente dal paese, decisa a venderlo al miglior offerente. Tra questi ultimi anche Voller, in compagnia del suo lacché Klaber (Boyd Holbrook). In tutto questo l'agente governativa Mason (Shaunee Renette Wilson) segue la situazione e deve capire da che parte stare...

PANORAMICA SU INDIANA JONES E IL QUADRANTE DEL DESTINO

Harrison Ford torna nei panni di Indiana Jones nel quinto capitolo della saga e per lui il tempo sembra essersi davvero fermato: in alcune scene all'inizio di Indiana Jones 5, infatti, l'attore è stato ringiovanito per riportare l'ambientazione al 1944, in un castello dove l'archeologo è alle prese con un manipolo di nazisti. "Poi si corre in avanti e si arriva al 1969. Così per il pubblico non ci sarà un salto concettuale tra anni '40 e '60: gli spettatori potranno sperimentare lo spirito di avventura di allora e poi l'inizio del presente" - ha spiegato James Mangold, che eredita la regia del franchise da Steven Spielberg, qui in veste di produttore esecutivo.

Harrison Ford, guardando le immagini che lo riportano indietro di quarant'anni, ha dichiarato di essersi guadagnato la sua età e che non gli è venuta affatto voglia di tornare giovane. D'altronde la sua esperienza è stata preziosa, soprattutto su questo tipo di set: "Ti rendi conto di quanto profondo sia il suo istinto, non solo di attore, ma anche di una persona che sa bene come si usa una cinepresa. La recitazione per il cinema è come gli scacchi 3D, è molto di più della sincerità di un'interpretazione, è da misurare al millimetro in base all'inquadratura e in base alle necessità" - ha affermato Mangold. L'obiettivo del regista era mettere in scena al meglio la storia di un eroe al tramonto, permettendo al personaggio di sperimentare come è cambiato il mondo intorno a lui. Anche per questo era importante ripartire dall’inizio: "Ricorda a tutti cosa ha fatto, a cosa è sopravvissuto, cosa ha realizzato. Mostrandolo prima nel suo modo più vigoroso e poi trovandolo a 70 anni a New York City. Il suo passato è un ricordo vivo per il pubblico, che incombe su un uomo che ora vive nell'anonimato in un mondo che non si preoccupa più né riconosce le cose per cui si sentiva così profondamente vivo" - ha spiegato.

Tornare su un set così impegnativo non è stato facile: "Le riprese sono state dure, lunghe e faticose. Ma sono molto contento di ciò che abbiamo ottenuto" - ha confessato il protagonista. Così dall'alto dei suoi 80 anni, con questa pellicola l'attore dice addio al personaggio di Indiana: "Abbiamo una grande storia umana da raccontare e un film che vi farà impazzire. Per me, questo è tutto. Non continuerò a cadere per voi". Il testimone passa alla "nipote" Helena Shaw, interpretata da Phoebe Waller-Bridge, descritta dal regista come "sfuggente, affascinante, la ragazza della porta accanto, una truffatrice". Lo stesso Ford, parlando della riuscita dell'opera, ha indicato lei tra le ragioni: "I capitoli di Indiana Jones sono a base di mistero e di avventura ma anche di cuore". L'attrice, entusiasta di aver ottenuto il ruolo, ha raccontato l'esperienza preparando il pubblico a qualcosa di veramente emozionante: “Quando interpreti un personaggio che si getta sul retro di un veicolo, non c'è modo di recitare. Devi solo dannatamente farlo. Il mistero e la meraviglia di Helena stanno per svelarsi". Nel cast di Indiana Jones 5: Il Quadrante del Destino anche Mads Mikkelsen, nella parte di Jürgen Voller, che ha confessato di essere cresciuto guardando la saga, e Antonio Banderas, qui Renaldo, che ha raccontato il primo giorno di riprese con Ford: "Ero in sala trucco. Qualcuno bussa alla porta, io mi giro e lui dice 'Ehi', ed era Indiana Jones con la sua frusta, il cappello e tutto il resto. Ho visto I predatori dell'arca perduta quando mi sono trasferito a Madrid all'inizio degli anni 80. Ricordo persino il nome del cinema" ha rivelato.

La colonna sonora è affidata ancora una volta a John Williams che, novantenne, ha accusato la fatica dell'impegno di costruire le musiche di un film del genere, per la quale ci sono voluti ben sei mesi. Tra i brani ha particolarmente apprezzato Helena's theme, in riferimento al personaggio di Waller-Bridge, che ha definito "un'avventuriera e una femme fatale che che merita il lirismo musicale di una star della vecchia Hollywood".

«Con Harrison Ford ti appare chiaro come lavori ogni secondo per minare la pomposità di una scena. Cerca sempre modi per renderla realistica, per smuovere i momenti falsi e ironizzare sul suo stesso personaggio. Ha un'idea ben chiara di cosa serva per essere un eroe e di come si faccia a rivoluzionare i luoghi comuni dell’eroismo allo stesso tempo». (James Mangold)

«Indiana Jones è uno dei più grandi eroi della storia del cinema e non vediamo l'ora di riportarlo sullo schermo. È raro avere una combinazione così perfetta di regista, produttori, attore e ruolo, e non potremmo essere più entusiasti di intraprendere questa avventura con Harrison e Steven». (Alan Horn - presidente di The Walt Disney Studios)
 

COMMENTO   Torna in azione Indiana Jones, che è giustamente vecchio e stanco, ma è trascinato nella solita sarabanda di viaggi, avventute e scontri (coi nazisti) dalle giovani generazioni: che fanno casino, che pensano ai soldi, che hanno da imparare. Ci sono inevitabili e previsti gli omaggi e le strizzate d'occhio. C'è il fan service, ovviamente. Ma va bene così. Nella storia non tutto fila liscio, ci si ripete un po', e un certo punto si arriva vicini al salto dello squali, il film con un colpo di coda che riprende alcune premesse riacquista il suo senso - l'unico possibile - restituendo Indiana Jones a chi di dovere, al suo tempo, al suo futuro lontano dallo schermo ma all’interno di una casa e di una storia d'amore. (Federico Gironi - Comingsoon.it)
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Ok, va bene, c’è il prologo. Quel prologo con Harrison Ford ringiovanito digitalmente, in cui Indiana Jones è ancora alle prese con reperti e nazisti: siamo sulle Alpi Svizzere, l’anno è il 1944, Hitler sta perdendo la guerra e i suoi fedelissimi gli vogliono regalare - magra consolazione - la lancia di Longino. Che poi è il più tipico del McGuffin, perché il prologo serve solo a introdurre il vero reperto (nonché vero McGuffin), il Quadrante del Destino progettato e realizzato da Archimede (il nome corretto è "macchina di Antikytera"), e il villain di turno, che è un nazista interpretato da Mads Mikkelsen.

Dopo il prologo, abbastanza divertente e fin troppo frenetico, ecco che “Magical Mystery Tour” sparata a tutto volume da un vicino sveglia di soprassalto l’Indy anziano: siamo a New York, e siamo nel 1969, all’indomani dello sbarco sulla Luna (e dopo i Beatles si sente il David Bowie di “Space Oddity”, uscita proprio quell’anno.

Ecco allora che il film di James Mangold inizia a svelare piano piano le sue carte, che non solo quelle dell’ovvio omaggio ai capitoli precedenti, e quelle delle ripetute strizzate d’occhio agli appassionati della serie, ovvero quella cosa che i giovani d’oggi chiamano “fan service”.

Tra mille ripetuti (e un po’ ripetitivi) inseguimenti, tra le galoppate a cavallo nella metropolitana di New York e le corse in tuk tuk nei vicoli di Tangeri, tra le immersioni nel Mar Egeo infestato dalle murene e esplorazioni dell’Orecchio di Dioniso (nei pressi di Siracusa, per chi non avesse studiato perché nonna era malata), Indiana Jones e il Quadrante del Destino in fondo ci dice già in quella prima scena del 1969 tutto quello che c’è da dire: ovvero che il suo protagonista è un eroe oramai stanco e anziano, che vorrebbe solo andare in pensione e riconquistare un amore perduto, e che invece viene costretto a svegliarsi dal suo torpore un po’ depresso e a tornare in azione dal casino che fanno le nuove generazioni.
Dove a incarnare le nuove generazioni (anche di spettatori) c’è poi la Helena di Phoebe Waller-Brige: una che all’inizio di pare poco adatta a fare l’(anti)eroina d’azione, ma poi ti conquista con la sua inimitabile ironia.

Una volta svegliato il professor Jones, comincia la ben nota sarabanda di viaggi, inseguimenti, scontri. E anche qui, ecco svelate le carte del film: perché gli scontri non sono mica solo coi cattivi, coi nazisti, che anche nel 1969 vogliono l’altra metà del Quadrante per tornare indietro nel tempo e ribaltare l’esito della II Guerra Mondiale, ma anche quelli tra Indy e Helena, nuova generazione ossessionata dai soldi (e quindi dagli incassi), e tendenzialmente un po’ egoista, anche se poi impara il valore dell’altruismo, nonché quello dell’esperienza, che è un valore mica da poco.

Possiamo dire che il film di Mangold, più o meno fino a quando i nostri eroi non arrivano a Siracusa direttamente dal mare della Grecia, funzioni abbastanza bene; da Siracusa in avanti prende però una china un po’ troppo baracconesca che sembra lasciare intuire il peggio. Un peggio che sembra inoltre concretizzarsi - anche per quanto riguarda l’eccesso di CGI, che già in precedenza aveva fatto capolino qui e lì - quando succede una cosa che non scriverò mai nemmeno sotto tortura, e che sembra quasi il più classico dei salti dello squalo.

E invece, proprio quando sei lì per metterti le mani nei capelli, ecco che Indiana Jones e il Quadrante del destino compie la sua magia.
Non entrerò troppo nel dettaglio, ma di nuovo, così come avvenuto all’inizio, il film di Mangold riacquista senso, l'unico senso possibile, e ci racconta di un Indiana Jones che sa benissimo di appartenere al passato, e che continua a essere strattonato nel presente dalla nuova generazione di Helena, questa volta non per denaro, ma per affezione sincera. Un’affezione che è la sua, certo, ma anche - e soprattutto la nostra.

Tanto che, visto che oramai Mangold ha spalancato porte e finestre per far entrare i suoi venti più sentimentali, ci si commuove apertamente di fronte a un incontro finale che chiude un cerchio, un percorso, un’era e - speriamo - anche una saga, restituendo Indiana Jones a chi di dovere, al suo tempo, al suo futuro lontano dallo schermo ma all’interno di una casa e di una storia d’amore.
"Dove non ti fa male?".
"Qui".
E giù lacrime.

di Federico Gironi
Critico e giornalista cinematografico
Programmatore di festival