Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Niente di nuovo sul Fronte Occidentale (Im Westen nichts neues)

 
pic_movie_1678   NUM   1678  
  DATA E CINEMA   2023.06.22 NETFLIX  
  RASSEGNA   [STREAMING]  
 
     
  REGISTA   Edward Berger  
  ATTORI   Felix Kammerer, Albrecht Schuch, Aaron Hilmer, Moritz Klaus, Adrian Grünewald, Edin Hasanovic, Daniel Brühl, Thibault de Montalembert, Devid Striesow  
  PRODUTTORE   Amusement Park Films, Rocket Science, Sliding Down Rainbows Entertainment  
  SCENEGGIATORE   Edward Berger, Lesley Paterson, Ian Stokell  
  COMPOSITORE   Volker Bertelmann  
  PAESE   Germania, USA, Gran Bretagna  
  CATEGORIA   Azione, Drammatico, Guerra  
  ANNO   2022  
  DURATA   148 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   https://www.comingsoon.it/film/niente-di-nuovo-sul-fronte-occidentale/62624/scheda/  
 
 
 

DESCRIZIONE   Niente di nuovo sul fronte occidentale, il film diretto da Edward Berger, segue la storia di un gruppo di amici adolescenti, Paul (Felix Kammerer), Albert (Aaron Hilmer) e Franz (Moritz Klaus). Siamo nella primavera del 1917 e la Prima Guerra Mondiale va avanti già da tre anni, i ragazzi ispirati da discorsi e ideologie patriottiche decidono di arruolarsi volontariamente nell’esercito tedesco. Tutti i loro ideali crollano presto quando si rendono conto della spietata realtà della guerra. Paul, dopo essere stato separato da Franz e aver visto morire Albert si troverà a vivere esperienze di violenza subita e inflitta, che non avrebbe mai immaginato. Ma venuti a conoscenza della firma dell’armistizio, tutti quanti non aspetteranno altro che la fine di questa terribile guerra.

PANORAMICA SU NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE OCCIDENTALE
Quando Edward Berger ha diretto questo film, tratto dall'omonimo romanzo di Erich Maria Remarque, certamente non si aspettava il successo agli Oscar e ai BAFTA. Un libro che, a detta del regista, lo aveva segnato quando era solo un ragazzo e che aveva apprezzato anche sua figlia diciassettenne.

Così, quando gli è stato proposto di fare un nuovo adattamento di Niente di nuovo sul fronte occidentale per lo schermo, non ci ha pensato due volte prima di accettare.

Sicuramente un periodo storico molto importante quello della Prima Guerra Mondiale, soprattutto quando ad affrontarlo è una produzione tedesca: "Il rischio di sbagliare era alto" - ha confessato. L'idea era quella di non raccontare ancora una volta il conflitto dal punto di vista dell'eroe, ma dare valore a tutte le vite sacrificate sul campo. Così Berger ha deciso di attenersi fedelmente alla storia scritta da Remarque, senza considerare l’adattamento cinematografico di Milestone del 1930.

La scelta di un cast poco conosciuto al pubblico, inoltre, è stata mirata: "Volevo volti innocenti" - ha dichiarato in un'intervista. Come quello di Felix Kammerer (Paul Bäumer), giovanissimo attore teatrale al suo esordio sul grande schermo, che dal palco degli Oscar Berger ha ringraziato sinceramente: "Hai portato il film sulle tue spalle, senza di te non saremmo qua". E in un certo senso il "peso" non è stato leggero.

In un dietro le quinte su Netflix, il protagonista ha spiegato quanto sia stato impegnativo girare alcune scene: "Correre nel fango per 200 metri, con 40 chili, 20 volte di fila, con la troupe dietro di te. Dopo un po' non ce la fai più. Anche se la testa ti dice di continuare, i muscoli si fermano".
La maggior parte dell'azione del film si svolge in una trincea appositamente ricreata per l'occasione (ben 250 metri) oltre a un campo di battaglia enorme. Tutti gli attori sono stati addestrati e istruiti sui tipi di arma che avrebbero utilizzato, con regolari esercitazioni al poligono. "È stato formidabile essere su un set così grande, mai visto prima. In risposta a un 'E via' o un 'Azione', all'improvviso si mettevano in moto 250 persone... Ci sono voluti due giorni affinché il mio cuore si abituasse" - ha confessato Albrecht Schuch, che qui interpreta Stanislaus 'Kat' Katczinsky. Completa il cast Daniel Brühl (Matthias Erzberger) che ha descritto il progetto particolarmente realistico: "La prima guerra mondiale, che fu incredibilmente barbara, è trattata in modo molto puro, radicale e brutale in questa storia, e questo è evidente anche nel film" - ha spiegato.

«La regia non è una scienza esatta Perciò mi pongo sempre queste domande: Dovrei fare questo film? Andrà bene? Le persone vorranno vederlo? Così sono tornato a casa e volevo discuterne a tavola. E mia figlia quando ha sentito il titolo ha detto: L’ho appena finito di leggere per la scuola, devi farlo, non hai scelta. Così, l'ho fatto». (Edward Berger)
 

COMMENTO   Nuova versione di un classico dell'antimilitarismo, si discosta nel liquidare in pochi attimi il processo di assorbimento delle ideologie nazionaliste e marziali da parte dei giovanissimi protagonisti per aggiungere un ulteriore piano, spietato, di racconto sulla follia degli alti vertici alle prese con una cessazione delle ostilità che sembrava da tempo inevitabile, dopo quattro anni e milioni di morti per pochi chilometri di trincee da una parte o dall'altra. Doloroso, raccapricciante, visivamente ha un portato epico che non scade nella banalizzazione della follia a livello umano, intimo e personale. Ottimamente interpretato e spettacolare. (Mauro Donzelli - Comingsoon.it)
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Poche centinaia di metri. È questa la distanza in cui ha oscillato il fronte occidentale dal primo all’ultimo giorno della Prima guerra mondiale. Quattro anni e milioni di morti. Una follia superata nei numeri dal secondo conflitto mondiale, ma che ha avuto un'importanza storica cruciale nell’esplodere le drammatiche contraddizioni del Secolo breve. Uno dei capolavori della letteratura su quegli anni è senz’altro Niente di nuovo sul fronte occidentale di Eric Maria Remarque, già portato sullo schermo in un classico del 1930 - un anno dopo la pubblicazione - di Lewis Minestrone (e in una versione per la televisione di fine anni ’70), diventato nel frattempo una pietra miliare della narrazione contro le guerre. Inutile parlare di remake, ovviamente, ma di nuovo adattamento, tra l’altro decisamente più libero e abbastanza lontano dalla trama del romanzo, per questo lavoro di Edward Berger, passato per la narrazione su sfondo storico di altri passaggi della nazione tedesca come la notevole serie Deutschland 1983.

Niente di nuovo sul fronte occidentale racconta di un gruppo di amici, adolescenti cresciuti pieni di ideali nazionalistici e amor di patria, affascinati dalle lezioni in un insegnante, che vogliono il prima possibile passare dalle parole e dagli slogan ai fatti, arruolandosi dopo i primi mesi di guerra con la certezza di occupare in poco tempo Parigi, proprio come accaduto ai loro nonni nel 1871 con la proclamazione del (Primo) Reich durante la guerra franco-prussiana. Un entusiasmo subito raffreddato dallo scontro violento con la vita di trincea, con le privazioni della prima guerra pienamente moderna, in termini di sterminio e di coinvolgimento globale, ma cocciutamente antica in quanto a massacro delle classi sociali subalterne, inviate a morte certa da ufficiali incapaci e ostinati, chiusi nei loro appartamenti fra sigarette e bevute di qualità mentre le loro truppe erano denutrite e assiderate.

Proprio uno sguardo parallelo sugli incontri fra i vertici militari preparatori alla firma dell’armistizio, insieme ai pochi fugaci istanti dedicati all’indottrinamento giovanile dei protagonisti, rappresenta la principale variante la di questa versione rispetto al materiale di partenza. Momenti brevi ma capaci di sintetizzare con maestria la follia di un vicolo cieco di violenza alimentata da calcoli e ripicche, falso orgoglio, ostinazioni e principi capaci di convincere giusto nelle sale nobili dei palazzi dei quartier generali, senza alcun interesse per la realtà, fra i soldati e chi rimaneva a casa, mentre il mondo stava cambiando sotto la spinta di un nazionalismo che aveva distrutto il concetto stesso di universalismo e con sé gli Imperi ottocenteschi. Il ruolo di portatore di una ventata di razionalità, in rappresentanza del governo tedesco, spetta nel film al politico cattolico interpretato da Daniel Bruehl.

Rimane lo straziante contrasto fra una natura sospesa ma pronta a riprendere con la sua istintiva bellezza il proscenio, mentre per anni furono mandate al macello generazioni di europei, spesso per la prima volta lontani da casa più che qualche ora di cammino. La morte perde il suo valore assoluto per diventare banale routine, non più eccezionale ma costante giro di giostra in cui il caso sceglie i nuovi estratti. Una brutalità sensoriale che fin dalle prime immagini si impone, in questo lavoro nobile negli intenti e riuscito nella sua portata epica e intima al tempo stesso, anche e specie oggi che tornano campagne europee non troppo dissimili a testimoniare l’implacabile follia di ogni conflitto. Una ritualità anche nel porre fine alla vita, salvo concedere un attimo di risveglio all'umanità in un corpo a corpo che permette di riconoscere una persona, non più solo un nemico, che vista allo specchio appare con una divisa e un elmetto appena un po’ differente.

Un ritratto disperato e senza speranza, grigio e marrone come il fango, con gli unici tocchi di colore rappresentati dal rosso del sangue. “Ho paura del futuro”, dice verso la fine uno dei protagonisti, accompagnando quel limbo tragico di giorni di fine guerra, in cui gli anni superati ancora in vita sembrano più un fardello che un sollievo, e il ritorno a casa risulta così vicino e a portata di mano da fare ancora più paura che continuare a condividere una trincea con i compagni di una realtà parallela e infernale da cui è impossibile tornare a quella reale, nel frattempo cambiata per sempre.

di Mauro Donzelli
critico e giornalista cinematografico
intervistatore seriale non pentito