Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Un vizio di famiglia (L'origine du mal)

 
pic_movie_1668   NUM   1668  
  DATA E CINEMA   2023.05.29 KAPPADUE  
  RASSEGNA   S...VISTI STAGIONE  
 
     
  REGISTA   Sébastien Marnier  
  ATTORI   Laure Calamy, Suzanne Clément, Doria Tillier, Jacques Weber, Dominique Blanc, Naidra Ayadi, Clotilde Mollet, Céleste Brunnquell, Véronique Ruggia Saura  
  PRODUTTORE   Avenue B Productions  
  SCENEGGIATORE   Sébastien Marnier  
  COMPOSITORE   Philippe Brault, Pierre Lapointe  
  PAESE   Francia, Canada  
  CATEGORIA   Drammatico, Thriller  
  ANNO   2022  
  DURATA   125 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   https://www.comingsoon.it/film/un-vizio-di-famiglia/62194/scheda/  
 
 
 

DESCRIZIONE   Un vizio di famiglia, il film diretto da Sébastien Marnier, racconta la storia di Stéphane (Laure Calamy), una donna umile e modesta, senza alcuna pretesa, che lavora come operaia. Un giorno senza nessun preavviso nella sua vita irrompe il padre, Serge (Jacques Weber), una figura che la donna non hai mai conosciuto. Serge è un uomo molto ricco che vive in una lussuosa villa in riva al mare, insieme a quattro donne: la sua stravagante moglie, la loro figlia ambiziosa, a sua volta madre di un'adolescente ribelle, e la loro inquietante cameriera. Quest'ultime non sono per niente contente dell'arrivo di Stéphane in casa loro, essendo già in tante in attesa dell'eredità. Ed è che così, nella speranza di essere accettata da quella che è la sua nuova famiglia, Stéphane inizia a inventare bugie sulla sua vita, fingendosi un'altra persona, più interessante e di successo. Tra sospetti e bugie, il mistero cresce e il male si diffonde all'interno della villa...
 

COMMENTO   Un film che danza con la violenza e con la perfidia mefistofelica. C'è però l’ironia, accompagnata dalla solita sontuosa interpretazione di Laure Calamy, equilibrista della sfumatura e del mistero, capace di rendere umano e credibile quanto rischiava di scadere nel grottesco o nel caricaturale. Un vizio di famiglia insegue la delizia insita nella crudeltà, la perversa fascinazione del lato oscuro. (Mauro Donzelli - Comingsoon.it)
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“Per me la famiglia è come veleno nel sangue, quanto di peggio esista al mondo”. Non ci sarebbe neanche bisogno di questa frase tanto chiara quanto implacabile, detta da uno dei personaggi secondari, per cogliere la visione della famiglia che traspare dal film di Sébastien Marnier. Una visione che utilizza generi diversi, dalla commedia dark al noir, per inchiodare alle proprie responsabilità il nucleo sociale più immediato, quello che dovrebbe essere il rifugio più prossimo. Che poi vuol dire in realtà inchiodare noi tutti, del resto come potremmo essere in comunanza con altri migliori o altruisti se non lo siamo con noi stessi in prima persona?

L’arte messa in atto da Un vizio di famiglia è la manipolazione, la seduzione a fini di lucro, non solo (ma soprattutto) economico. C’è poi il potere, che si può facilmente declinare fra le mura di casa e non solo nei palazzi delle istituzioni. Specie se si parla di una villa con ettari di parco, con varie dépendance annesse e un affaccio sul mare. Non casualmente è su una barca che la protagonista, Stéphane (Laure Calamy), si affaccia nell’universo/isola di questa famiglia allargata in cui il veleno della cancrena e della violenza scorre già abbondantemente. Inizialmente eccentrico, poi sempre più malsano e inquietante, questo consesso accoglie come un corpo estraneo l’arrivo gioviale di questa giovane donna che ritrova il padre che non ha mai conosciuto, come figlia di una sua relazione extra coniugale.

Il filo rosso fin da subito che accomuna i personaggi è la menzogna. Appena abbiamo delle informazioni ulteriori rispetto a quello che viene detto in primo grado, cogliamo come quasi nessuno dica la verità. Un balletto con cui ognuno cerca di riallineare la sua vita rispetto alla velocità di crociera attuale. Louise è la moglie accumulatrice seriale di ogni cianfrusaglia venduta in televisione, dai coltelli che tagliano anche le lattine ai servizi di piatti, mentre la “figlia ufficiale”, George, (anche lei con un nome maschile, perché il padre “voleva un maschio”) è tornata con una figlia adolescente dopo anni in Australia e ha preso in gestione la florida azienda di famiglia approfittando dei problemi di salute di papà Serge.

È proprio lui, il patriarca il cui regno sta finendo. Un altro punto di osservazione per Marnier è proprio il racconto di un’ultima deriva del potere maschile e la sollevazione di un femminile capace di debellare senza troppa eleganza nel metodo quell’origine del male evocata dal titolo originale del film. Quel male che poi dal padre - dal patriarca - si diffonde in tutta la famiglia, che diventa il principale diffusore sociale di quel veleno.

Sembrerebbe esserci poco da ridere, insomma, in un film che danza con la violenza e con la perfidia mefistofelica. C’è però l’ironia, accompagnata dalla solita sontuosa interpretazione di Laure Calamy, equilibrista della sfumatura e del mistero, capace di rendere umano e credibile quanto rischiava di scadere nel grottesco o nel caricaturale. Un vizio di famiglia insegue la delizia insita nella crudeltà, la perversa fascinazione del lato oscuro. Un massacro vero e proprio è quello messo in scena, in cui i pugni si danno in maniera sempre più subdola, con un’atmosfera di crudeltà sempre presente, con disperati (e un po' patetici) arrampicatori della piramide sociale che rimandano ai noir senza moralismi di Claude Chabrol.

di Mauro Donzelli
critico e giornalista cinematografico
intervistatore seriale non pentito