Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Dalìland (Dalìland)

 
pic_movie_1666   NUM   1666  
  DATA E CINEMA   2023.05.27 FIUME  
  RASSEGNA    
 
     
  REGISTA   Mary Harron  
  ATTORI   Ben Kingsley, Barbara Sukowa, Ezra Miller, Christopher Briney, Rupert Graves, Andreja Pejic, Alexander Beyer, Mark McKenna  
  PRODUTTORE   Zephyr Films, Pressman Film, Room 9 Entertainment, Neon Productions, Popcorn Group, Serein Productions  
  SCENEGGIATORE   John Walsh  
  COMPOSITORE   Edmund Butt  
  PAESE   USA  
  CATEGORIA   Biografico, Drammatico  
  ANNO   2022  
  DURATA   104 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   https://www.comingsoon.it/film/daliland/61643/scheda/  
 
 
 

DESCRIZIONE   Dalìland, film diretto da Mary Harron, racconta gli ultimi anni di Salvador Dalì (Ben Kingsley).
Siamo nel 1974, quando un giovane assistente di nome James (Christopher Briney) aiuta il geniale pittore spagnolo ad allestire la mostra in una galleria di New York. Il ragazzo è entusiasta e stenta a credere di avere il privilegio di lavorare per l’immenso artista. Ma stando accanto a lui scopre anche i lati oscuri della sua personalità e della sua vita. James ha l’occasione di sperimentare in prima persona la vita eccentrica che conduce. Partecipando a feste lussureggianti con invitati illustri, avverte il vuoto e la tristezza che Dalì porta dentro di sé. La sua paura di invecchiare è alimentata dai comportamenti sregolati di sua moglie Gala (Barbara Sukowa), con cui i rapporti vanno deteriorandosi sempre di più. Una volta sua grande musa e tutt'ora l'amore della sua vita, la donna è diventata avida e dispotica, e si circonda di giovani amanti sotto gli occhi del marito.

CURIOSITÀ SU DALÌLAND
- Il ruolo di Gala fu originariamente assegnato a Lesley Manville, ma è stata successivamente sostituita da Barbara Sukowa.

- Ezra Miller era stato scelto per interpretare James Linton, l’assistente del pittore, ma a causa di inconvenienti tecnici a Miller è stato assegnato il ruolo di Dalì da giovane, mentre Christopher Briney è stato scelto per il ruolo di James Linton.

- Salvador Dalì incontrò Gala, nel 1929 a Parigi. L’artista era lì per presentare Un chien andalou, capolavoro del cinema surrealista, girato a quattro mani insieme a Luis Buñuel. Lei era spostata con il poeta Paul Eluard, che lasciò dopo l’incontro fatale con Dalì.
 

COMMENTO   New York, 1973, Salvador Dalì vive al Ritz insieme alla moglie Gala e sta preparando la sua prossima personale. James, un giovane stagista di una galleria, viene scelto da Dalì in persona affinché gli faccia da assistente personale mentre ultima le tele da esporre. James ha così l'occasione di osservare da vicinissimo la parabola discendente di uno dei più grandi artisti di sempre. L'uomo dietro l'artista, che James ha modo di conoscere, è pressoché distrutto: i discorsi di Dalì sono imbevuti in un'insopprimibile angoscia per la morte, conduce uno stile di vita che lo consuma, sia economicamente che emotivamente, mentre il Parkinson galoppante riduce sempre le sue capacità artistiche al lumicino.

Una meravigliosa istantanea degli anni '70 che mette al centro un Dalì crepuscolare sospeso tra pulsioni di morte, malattia e nodi irrisolti.

Esistono nella storia dell'umanità, e dunque di riflesso nella letteratura, dei personaggi talmente complessi e prismatici da annichilire chiunque tenti di rinchiuderli in una pagina. Quando si ha a che fare con soggetti di questo tipo, il racconto in prima persona è del tutto impensabile, poiché nessun autore, per quanto capace, saprebbe far ordine in una mente che deve la sua stessa genialità al caos. Lo sapeva bene Fitzgerald, che quando si approccia a scrivere la sua opera più celebre, "Il Grande Gatsby", decide di delegare il ritratto del suo chimerico protagonista a un altro personaggio, Nick Carraway, in modo da poterlo scandagliare dall'esterno. E lo sanno bene anche Mary Harron e suoi sceneggiatori che attraverso il personaggio di James, riescono nella difficile impresa di raccontare sia il Dalì-personaggio che il Dalì-uomo.

Come l'uterque-homo petrarchesco, scisso da terribili dissidi, Dalì ha totalmente perso il contatto con il suo vero io, fuorviato dalla dimensione pubblica, sentimentalmente straziato dai tradimenti di Gala e ossessionato dalla morte. Costretto a dipingere solo per finanziare il suo trimalcionico stile di vita, Mary Harron mette in scena un Dalì sul viale del tramonto, che cerca di aggrapparsi con tutte le sue forze all'amata moglie, ma dalla quale riceve solo tradimenti e rancore.

Tema interessantissimo che Mary Harron sviscera a dovere è quello della sessualità: oltre che cruciale nell'opera di Dalì, il sofferto rapporto con la sua libido ci viene presentato come un vero e proprio leitmotiv della sua vita. Al Ritz di New York, perciò, Dalì si circonda di un serie di modelle-muse che compongono il suo harem della castità: sembra che l'impossibilità dell'atto sessuale sia per Dalì l'ispirazione prima, dal momento che l'immaginazione e l'osservazione sono alla base dell'ispirazione artistica, mentre l'atto pratico, nella sua concreta e brutale attuazione, è spurio da ogni forma di poesia e astrazione.

Gli anni '70 sono poi per Dalì un punto di non ritorno soprattutto per la sua carriera: quel limite tra uomo e personaggio, diventato via via sempre più labile, veniva percepito dal pubblico di allora come una tendenza dell'artista ad accartocciarsi su sé stesso, a diventare irrimediabilmente una sorta di figura caricaturale. E di conseguenza i grandi critici iniziano ad ignorarlo, a non prenderlo più sul serio, sancendone di fatto il crollo.

Dalìland, dunque, è il crepuscolo degli idoli del maestro del surrealismo, che progressivamente perde la giovinezza, la salute, poi il contatto con sé stesso, perde tutti i soldi e anche la sua popolarità, fino a una perdita durissima sul finale, dalla quale non potrà mai riprendersi.

Sorrentino in Youth fa dire a Paul Dano che ogni grande attore può permettersi di raccontare solo un'emozione del suo personaggio. La passione di Dalì: questa è l'emozione che Ben Kingsley sceglie di raccontare, e non avrebbe potuto fare scelta migliore. La passione per l'arte, per la vita, per la spettacolarità: Dalì ha amato con passione per tutta la sua vita, con ogni fibra del suo corpo, fino a crollare per lo sforzo. La capacità di Ben Kingsley di raccontare tutto ciò è semplicemente spiazzante.

Concludo mettendo il punto esclamativo sulla consueta classe di Mary Harron nella costruzione di mood e atmosfere: tutte le scelte stilistiche, dalla colonna sonora, alle scenografie, passando per i costumi e i dettagli, sono sofisticatamente azzeccate e del tutto estasianti.

Recensione di Archimede Favini (https://www.mymovies.it/film/2022/dali-land/#recensione)