Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Peter Von Kant (Peter Von Kant)

 
pic_movie_1663   NUM   1663  
  DATA E CINEMA   2023.05.22 KAPPADUE  
  RASSEGNA    
 
     
  REGISTA   François Ozon  
  ATTORI   Denis Ménochet, Isabelle Adjani, Hanna Schygulla, Stefan Crepon, Khalil Ben Gharbia, Aminthe Audiard  
  PRODUTTORE   FOZ  
  SCENEGGIATORE   François Ozon  
  COMPOSITORE   Clément Ducol  
  PAESE   Francia  
  CATEGORIA   Drammatico  
  ANNO   2022  
  DURATA   85 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   https://www.comingsoon.it/film/peter-von-kant/61732/scheda/  
 
 
 

DESCRIZIONE   Peter Von Kant, film diretto da François Ozon, racconta la storia di un celebre regista, che vive in compagnia del suo assistente Karl (Stefan Crepon), un uomo che Peter Von Kant (Denis Ménochet), questo il nome del cineasta, tratta male fino all'umiliazione come suo diletto personale. Tramite l'attrice Sidonie (Isabelle Adjani), il regista incontra e fa la conoscenza di un ragazzo attraente - ma economicamente umile - di nome Amir (Khalil Ben Gharbia), di cui si innamora sin da subito, tanto da decidere di ospitarlo nella sua casa e provare a fare di lui un attore. Qualche mese dopo, Peter riesce nel suo intento e in così breve tempo Amir diventa una star affermata del mondo del cinema. Peccato che appena raggiunga la tanto agognata fama, il ragazzo si lasci alle spalle il suo talent scout, abbandonando Peter, che si ritroverà a fare i conti con se stesso.
 

COMMENTO   Bellissima e intelligente rilettura di Ozon di una delle opere più belle (prima a teatro poi al cinema) di Rainer Werner Fassbinder sul tema dell'ossessione amorosa, trasformata in un film biografico e in un omaggio al genio del regista, denso di umorismo e commozione. Dénis Menochet si conferma grandissimo attore con una performance gigantesca e come se non bastasse c'è il ritorno di Isabelle Adjani e quello molto emozionante di Hanna Schygulla, una delle protagoniste dell'originale, qua nel ruolo della madre. (Daniela Catelli - Comingsoon.it)
________________________________

“Each man kills the things he loves”, ogni uomo uccide le cose che ama, scriveva il grande Oscar Wilde e queste parole cantava la voce roca e sensuale di Jeanne Moreau in Querelle, da molti considerato il testamento spirituale, uscito postumo, di Rainer Werner Fassbinder, la cui locandina è rispecchiata nel poster di Peter von Kant. La colonna sonora perfetta per la vita del geniale regista, che per amore ha sofferto e molto, probabilmente di più, ha fatto soffrire. Nel bellissimo omaggio, colmo di citazioni, tra la rilettura di Le lacrime amare di Petra von Kant e il biopic che gli dedica François Ozon, a cantare la canzone, stavolta in tedesco, Jeder tötet was er liebt, è Isabelle Adjani nel ruolo della diva lanciata dal regista, Sidonie. Se infatti inizialmente, per chi vede il film in originale, può sembrare straniante sentire i protagonisti parlare in francese, Ozon fa spesso ricorso alla lingua tedesca, regalandoci anche una ninnananna, Schlaf, Kindlein, schlaf, cantata da una delle protagoniste del film originale, la grande Hanna Schygulla. La storia, essenzialmente, è la stessa de Le lacrime amare di Petra von Kant, così come è l’ambientazione, di impianto teatrale come il film che Fassbinder trasse dalla sua stessa pièce, col rapporto sadomaso del protagonista col suo assistente e la follia d’amore per un giovane uomo che lo porterà alla disperazione, solo che al posto dell’algida e crudele stilista di Margit Carstensen c’è lui, Peter, che altro non è che Fassbinder, perché Ozon non fa che portare alla luce quella che è una delle storie più autobiografiche del regista tedesco, che ha spesso affidato ai personaggi femminili il compito di incarnare le proprie vicende sentimentali.

Nel documentario intitolato semplicemente Fassbinder, uscito solo l’anno scorso da noi, le persone a lui più vicine ne raccontavano anche le tragiche vicende amorose, in cui spesso aveva svolto il ruolo del carnefice. E’ così che quest'uomo di successo, prepotente e volitivo, un gigante nel fisico e nell’ego, si riduce a uno straccio per amore di un giovane e bellissimo prostituto, che fa diventare una star e da cui viene poi abbandonato, mentre schiavizza al tempo stesso il suo assistente che lo adora e subisce in silenzio. Peter von Kant alterna momenti di grande ironia e divertimento ad altri di profonda emozione: quando entra in scena Hanna Schygulla è come se quel cinema, quelle storie e quei personaggi straordinari tornassero a vivere mezzo secolo dopo, a ricordarci di quando il pubblico accoglieva a braccia aperte opere così dense di vita e passione. Ritrovare una delle attrici simbolo del "nuovo cinema tedesco", che da femme fatale si trasforma qua in madre amorevole e insultata dal figlio disperato assieme alla nipote, desta in chi ha vissuto quegli anni di straordinaria vitalità cinematografica un senso di riconoscenza.

Ci colpisce moltissimo l’eccezionale performance di un attore potente come Denis Ménochet, che si mette a nudo, letteralmente e psicologicamente, e veste con aderenza i panni reali indossati e resi iconici da Fassbinder: la camicia rossa col gilet di pelle, gli stivali, il completo bianco… il fantasma del regista prende vita e si reincarna nel corpaccione di un uomo che riesce perfino ad assomigliargli fisicamente, per quanto diversi i due siano nella fisionomia. Cocaina, alcool e farmaci sono i rimedi per una pena d’amore imprevista, quando il grande seduttore viene sedotto e manipolato e il pensiero del bellissimo corpo nudo dell’amante, riprodotto su gigantografie alle pareti, in un altare laico alla bellezza, sia posseduto da altri, diventa insostenibile. Perché per quanto la corazza della fama e del potere sembri proteggere dal dolore della dipendenza, non può niente contro la dirompente forza dell’amour fou, che non è un sentimento positivo ma una tempesta emotiva che nella mente del regista richiedeva, come il suo cinema, il raggiungimento di una perfezione impossibile, in un'ansia di vita che lo avrebbe portato troppo presto alla fine. Con questo film Ozon ha fatto un vero miracolo: prendere un capolavoro, rendergli omaggio e trasformare il cinema sul cinema nel ritratto amoroso di un genio tormentato, che ha declinato a sue spese le parole della canzone “Ogni uomo uccide le cose che ama”.

di Daniela Catelli
Saggista traduttrice e critico cinematografico
Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità