Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Daisies - Le Margheritine (Sedmikrásky)

 
pic_movie_1661   NUM   1661  
  DATA E CINEMA   2023.05.16 KAPPADUE  
  RASSEGNA   CINEMA RITROVATO  
 
     
  REGISTA   Vera Chytilová  
  ATTORI   Jitka Cerhová, Ivana Karbanová  
  PRODUTTORE   Rudolf Hájek  
  SCENEGGIATORE   Vera Chytilová  
  COMPOSITORE   Jirí Šust  
  PAESE   Czechoslovakia  
  CATEGORIA   Commedia-Dramma surrealista  
  ANNO   1966  
  DURATA   76 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   https://www.mymovies.it/film/1966/le-margheritine/  
 
 
 

DESCRIZIONE   «Una metafora della distruttività della natura umana applicata alla civiltà moderna in generale e al sistema comunista in particolare.»

Le margheritine (Sedmikrásky) è un film del 1966 diretto da Vera Chytilová.

Generalmente considerata una pietra miliare del movimento della Nová vlna, fu realizzata con l'aiuto di uno studio cinematografico sponsorizzato dallo Stato. La trama vede le due giovani protagoniste, entrambe di nome Marie, che trascorrono le loro giornate combinando guai in giro per la città.

Girato in maniera innovativa e uscito due anni prima della Primavera di Praga, il film fu bandito dal partito comunista cecoslovacco per "gli sprechi rappresentati" (vi è infatti una scena dove viene distrutto un sontuoso banchetto). A Vera Chytilová fu proibito di lavorare ad altri film fino al 1975. Tuttavia, il film ricevette il Grand Prix del Sindacato belga della critica cinematografica.
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La sequenza iniziale vede l'alternarsi di un volano per la filatura alternarsi ad aerei della U.S. Navy che sganciano bombe sul Pacifico durante la Seconda Guerra Mondiale. Nella scena seguente le protagoniste annoiate siedono su una piattaforma con indosso i loro costumi da bagno, i loro movimenti e le loro frasi sono robotiche. Le ragazze concludono che se il mondo è diventato cattivo, è il caso di diventare cattive anche loro. La scena successiva mostra Marie I e Marie II danzare di fronte a un albero che somiglia all'Albero della conoscenza del Bene e del Male. Una volta che Marie I mangia una delle mele, cadono entrambe e si ritrovano nel loro appartamento. Nelle scene successive le due Marie vanno ad appuntamenti con uomini più anziani, degli "sugar daddy". Gli appuntamenti vengono fissati da Marie II, mentre Marie I puntualmente si presenta non invitata e approfitta della cortesia del loro ospite, ordinando quantità eccessive di cibo che lei e Marie II mangiano con avidità.

Le ragazze vanno infine in un nightclub stile anni venti, causando un putiferio per il quale vengono messe alla porta. Marie I si ritrova poi nell'appartamento di un collezionista di farfalle infatuato di lei e che lei continua a rifiutare. Le ragazze continuano a giocare scherzi irriverenti a chiunque gli capiti a tiro. Infine, si ritrovano in una fabbrica apparentemente in stato di abbandono. Cercando del cibo, si imbattono in una sala dove una tavola è imbandita con un lussuoso banchetto, apparentemente destinato a funzionari importanti del partito. Le due protagoniste ingurgitano poco cerimoniosamente il cibo in tavola e cominciano a lanciarsi addosso le vettovaglie in una battaglia col cibo che è la scena iconica del film. Vengono però poi punite con il compito di riordinare il disastro che hanno combinato, e quando hanno quasi terminato il loro lavoro (compiuto in maniera approssimativa e sbadata) si distendono sul tavolo per riposare, ma inaspettatamente, il candelabro gigante sul quale si erano precedentemente arrampicate cade loro addosso.

da https://it.wikipedia.org/wiki/Le_margheritine
 

COMMENTO   «Il manifesto di un femminismo che assume i toni dell'estetica dadaista: l'opera più significativa e trasgressiva di Chytilová.»

Due giovani donne (che scopriremo chiamarsi entrambe Maria) in costume da bagno si trovano ai bordi di una piscina con atteggiamento apatico. Si trovano così a riflettere su come va il mondo e ne deducono che la corruzione e la cattiveria sono ovunque. Possono quindi permettersi di essere anche loro cattive dando così il via a una catena di trasgressioni che includono il cibo, il fumo, le relazioni con gli uomini e un'ampia sequela di stravaganti provocazioni.

Vera Chytilová, una delle più importanti registe del cinema ceco, realizza con questo film la sua opera più significativa e trasgressiva.

Correva l'anno 1966 quando sugli schermi cechi usciva Margheritine. Soffiava sul Paese un vento che faceva sperare in un cambiamento in senso positivo della società. Ci avrebbero pensato i carri armati russi, il 20 agosto 1968, a soffocare quel desiderio di mutamento e di libertà. L'attività della Chytilová non si sarebbe per questo fermata finendo, com'era inevitabile, nella morsa della censura.

Sua opera terza questo film si presenta come il manifesto di un femminismo che assume i toni dell'estetica dadaista mostrando come l'autodefinitosi sistema socialista avesse finito con il fare propri gli aspetti più decadenti e retrivi della borghesia (e questo è ciò che più deve avere infastidito il potere, anche prima dell'intervento sovietico). I ripetuti incontri con uomini in là con gli anni, che evidentemente sperano di potersi sposare dalla tavola del ristorante al letto di un hotel venendo invece rispediti ai loro luoghi di provenienza, dicono molto in materia. Le due Marie hanno caratteri diversi. Una è più disinibita e va all'attacco mentre l'altra interviene più in seconda battuta ma entrambe sono al servizio di una regia che mira a stupire mentre fa riflettere sulla disgregazione di un mondo che, dopo il secondo conflitto mondiale che apre e chiude il film, può solo rifugiarsi in un'astratta e giocosa follia per cercare di trovare un possibile futuro.

Chytilová utilizza tutti i mezzi che la tecnologia dell'epoca poteva metterle a disposizione per spiazzare lo spettatore costringendolo all'attenzione. Si passa indifferentemente dal colore al bianco e nero o al seppiato senza che vi sia una vera e propria ragione ma per il gusto della variazione sul ritmo estetico. Chiaramente la rappresentazione della donna qui è funzionale a una sua liberazione da tutti i dogmi (la mela di Eva diventa una pesca di cui vediamo una possibile funzione di simbolo omoerotico).

La distruzione del set (si veda la scena finale) non è ovviamente frutto soltanto di un divertissement fine a sè stesso. Questo lo si può ulteriormente notare perché invece la composizione di alcune inquadrature si rivela estremamente raffinata nel mettere insieme persone ed oggetti. Tanto da far pensare al cinema di Sergei Parajanov e a Le ombre degli avi dimenticati del 1964. Il meccanismo che apre il film alternandosi con immagini documentaristiche della guerra fornisce la chiave di lettura dell'intera opera. L'unico modo per non farsi stritolare da quell'ingranaggio è sfuggire alle regole. Anche se i rischi non mancheranno.

di Giancarlo Zappoli