Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 La cospirazione del Cairo (Walad Min Al Janna)

 
pic_movie_1652   NUM   1652  
  DATA E CINEMA   2023.04.09 PINDEMONTE  
  RASSEGNA    
 
     
  REGISTA   Tarik Saleh  
  ATTORI   Tawfeek Barhom, Fares Fares, Mehdi Dehbi, Mohammed Bakri, Makram Khoury, Yunus Albayrak, Sherwan Haji, Mouloud Ayad, Amr Mosad  
  PRODUTTORE   Atmo Production  
  SCENEGGIATORE   Tarik Saleh  
  COMPOSITORE   Guillaume Roussel, Krister Linder  
  PAESE   Svezia, Francia, Danimarca  
  CATEGORIA   Drammatico, Thriller  
  ANNO   2022  
  DURATA   126 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   https://www.comingsoon.it/film/la-cospirazione-del-cairo/61899/scheda/  
 
 
 

DESCRIZIONE   La Cospirazione del Cairo, film diretto da Tarik Saleh, è incentrato sulla morte del Grande Imam durante il discorso di benvenuto di fronte un gruppo di studenti della rinomata università del Cairo, quella di Al- Azhar, nota come il centro del potere dell’Islam sunnita. La scomparsa dell'Imam dà inizio a una lotta senza esclusione di colpi per influenzare coloro che dovranno prendere il suo posto. Lo sa bene Adam, un ragazzo di provincia da poco arrivato in città, che finirà nel bel mezzo di questi scontri e di questi giochi di potere, dopo che un suo compagno di studi viene rinvenuto morto nel cortile dell'università.
 

COMMENTO   È tante cose assieme, questo La Cospirazione del Cairo, nuovo film del Tarik Saleh di Omicidio al Cairo. È una sorta di thriller politico, una storia di spionaggio alla John Le Carré, di quelle dove a contare non è l'azione, ma l'intreccio, e soprattutto l'ingegno e l'acume dei suoi protagonisti, che qui agisce per le vie del sofismo filosofico-religioso. È un film che, nel modo in cui ritrae le dinamiche tristemente note (si pensi a Giulio Regeni, ma anche a Patrick Zaki) del potere dell'Egitto di oggi, senza sconti alcuni ma senza mai avere la necessità di rappresentare la violenza, e lasciando spazio anche per un pelo d'ironia. Colpisce il modo in cui Saleh racconta ambienti e personaggi, e quello in cui fa emergere in maniera graduale, la capacità del suo protagonista di districarsi tra le tante complesse e pericolose trame ordite attorno a lui grazie a intelligenza e competenza. Qualcosa di cui oggi, tutti noi, anche al di fuori e lontani dalle dinamiche di questo film, abbiamo assoluto bisogno per salvarci. (Federico Gironi - Comingsoon.it)
________________________________

Fondata più o meno nel 970, l'università islamica di al-Azhar, presso l'omonima moschea del Cairo, è il più importante centro di studi islamici del mondo, il massimo punti di riferimento degli studi teologici e spirituali del mondo sunnita, di conseguenza un punto di riferimento imprescindibile per quel vastissimo mondo e i suoi innumerevoli fedeli.
Tanto che, come ci racconta questo film di Tarik Saleh (quello di Omicidio al Cairo) presentato in concorso al Festival di Cannes 2022, da tempo immemore la politica egiziana cerca di influenzarla, di controllarla, di avere alla sua guida un Gran Imam - che, mi si passi il paragone spericolato, ha un ruolo quasi papale nel mondo sunnita, con tutti i distinguo e le complessità del caso - allineato con le posizioni dello stato. Perché in quel mondo, ma non solo in quel mondo, chi ha il potere spirituale ha anche un potere chiaramente politico, per via della sua capacità di indirizzare la moltitudine dei fedeli.

È lì, ad al-Azhar, che all'inizio di La Cospirazione del Cairo, dopo un prologo vagamente nuchista che ce lo mostra nel suo ambiente d'origine, arriva il giovane Adam, figlio maggiore di un umile pescatore che, per via delle sue doti intellettuali, era stato raccomandato per quell'università dall'Imam locale.
Un Adam che arriva all'università carico di tutta la sua provinciale timidezza, della sua dimessa umiltà, ma anche con la sua affilata intelligenza, e che un po' per caso un po' no finisce nel mezzo di un intrigo politico-religioso che per lui ha conseguenze potenzialmente mortali.
Già, perché come è sempre stato, anche l'Egitto di oggi, quello del presidente al-Sisi, cerca nel film di Saleh di influenzare l'elezione del nuovo Gran Imam, dopo la morte improvvisa di quello in carica. Tanto che, per rimpiazzare un infiltrato morto misteriosamente, i servizi segreti, nella persona di un colonnello interpretato da Fares Fares, e su ordine dei suoi superiori, Adam sarà messo a fare lo stesso, pericoloso lavoro.

È tante cose assieme, questo La Cospirazione del Cairo. È una sorta di thriller politico, una storia di spionaggio alla John Le Carré, di quelle dove a contare non è l'azione, ma l'intreccio, e soprattutto come l'ingegno e l'acume dei suoi protagonisti, che qui agisce anche e nel finale soprattutto per le vie del sofismo filosofico-religioso, riescono a farli arrivare ai loro scopi, e alla sopravvivenza.
È un film che, nel modo in cui ritrae le dinamiche tristemente note (si pensi a Giulio Regeni, ma anche a Patrick Zaki) del potere dell'Egitto di oggi, senza sconti alcuni sulle manipolazioni, sulle trame oscure, sulle torture e sugli omicidi. Il tutto senza mai avere come necessità la rappresentazione esplicita della violenza, e avendo spazio anche per un pelo d'ironia, come quando al fianco del ritratto di al-Sisi, nell'ufficio del capo di Fares Fares, è incorniciata una maglia autografata di Mohamed Salah.
Ed è un film che racconta senza timori come (anche) nel mondo islamico sia pericolosa la commistione tra fede e politica.

Senza nulla togliere al versante "civile" del film, è nel primo versante, quello più puramente di genere che si va a legare con originalità alla tradizione di certo cinema paranoide-politico degli anni Settanta, che La Cospirazione del Cairo colpisce di più, specie nel modo in cui Saleh racconta gli ambienti, i personaggi, gli spostamenti, e soprattutto in quello in cui fa emergere in maniera graduale, ma con progressione chiara e inarrestabile, la capacità di Adam (interpretato da un notevole Tawfeek Barhom che regge bene il confronto col più navigato Fares) di riuscire a districarsi tra le tante complesse e pericolose trame ordite attorno a lui grazie sì a una compiacenza del colonnello che l'ha reclutato, ma sempre più chiaramente grazie alla sua finezza intellettuale e dialettica, e alla sua competenza teologia.
Intelligenza e competenza. Qualcosa di cui oggi, tutti noi, anche al di fuori e lontani dalle dinamiche di questo film, abbiamo assoluto bisogno per salvarci. Metaforicamente o meno.

di Federico Gironi
Critico e giornalista cinematografico
Programmatore di festival