Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Stranizza d'amuri (Stranizza d'amuri)

 
pic_movie_1648   NUM   1648  
  DATA E CINEMA   2023.04.02 PINDEMONTE  
  RASSEGNA    
 
     
  REGISTA   Giuseppe Fiorello  
  ATTORI   Samuele Segreto, Gabriele Pizzurro, Fabrizia Sacchi, Simona Malato, Antonio De Matteo, Enrico Roccaforte, Roberto Salemi, Giuseppe Spata, Anita Pomario, Giuseppe Lo Piccolo, Alessio Simonetti, Raffaele Cordiano, Giuditta Vasile  
  PRODUTTORE   Fenix Entertainment, Ibla Film  
  SCENEGGIATORE   Andrea Cedrola, Giuseppe Fiorello, Carlo Salsa  
  COMPOSITORE   Giovanni Caccamo, Leonardo Milani  
  PAESE   Italia  
  CATEGORIA   Drammatico  
  ANNO   2023  
  DURATA   130 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   https://www.comingsoon.it/film/stranizza-d-amuri/62518/scheda/  
 
 
 

DESCRIZIONE   Stranizza d'amuri, film diretto da Giuseppe Fiorello, è ambientato in Sicilia nell'estate del 1982, quando tutta l'Italia è presa dai mondiali di calcio in Spagna, dove le imprese degli azzurri, trascinati da Paolo Rossi si preparano a conquistare la terza coppa del mondo.
La storia, ispirato a un fatto vero, è quella di Gianni (Samuele Segreto), un giovane di diciassette anni senza amici. Il ragazzo è gay e viene bullizzato per questo da alcuni suoi coetanei, subendo in silenzio ogni loro scherno. L'unica persona in cui Gianni trova conforto è la madre Lina (Simona Malato), che lo sostiene sempre, anche quando è costretta a scontrarsi con il suo compagno, Franco (Enrico Roccaforte), il proprietario dell'officina dove lavora il giovane.
La vita di Gianni, però, cambia del tutto quando incontra il sedicenne Nino (Gabriele Pizzurro). I due hanno un incidente mentre sono entrambi alla guida dei loro motorini, ma da questo sfortunato evento nasce una grande amicizia, che ben presto si trasforma in un sentimento che i ragazzi sono costretti a mantenere segreto, per la paura del forte pregiudizio di chi li circonda...

PANORAMICA SU STRANIZZA D'AMURI
Note di regia di Giuseppe Fiorello:


Ho aspettato molti anni prima di decidere, ho sempre avuto rispetto e un briciolo di timore per un mestiere così complicato come quello del regista e sono ancora molto emozionato, soprattutto per la storia che ho deciso di raccontare. Stranizza d'amuri è la storia di un’amicizia e di un amore senza tempo, mai consumato e per sempre ricordato. Ma Stranizza d'amuri è anche una canzone di Franco Battiato che racconta un amore impossibile, capace di sopravvivere a qualsiasi contesto, anche il più negativo come la guerra del secolo scorso. Il titolo del film omaggia il grande Maestro siciliano e la sua musica è una protagonista effettiva del film, sono due i brani che faranno da contrappunto in due punti chiave della storia: Cucuruccucu nel momento in cui l’amicizia tra i due protagonisti sancisce anche una promessa… e per chiudere Stranizza D’'muri. Ho scelto Franco Battiato per ovvie ragioni personali, non posso dimenticare i ricordi e le emozioni che le sue canzoni rievocano in me: l’adolescenza trascorsa nei quartieri e per le strade della mia Sicilia. E sono proprio i luoghi della Sicilia orientale, insieme a i volti degli attori, il cuore pulsante del film. Le location naturali di Noto, Marzamemi, Ferla, Buscemi, Priolo e Pachino, fanno da cornice alle vicende vissute dai protagonisti. Gianni e Nino sono interpretati da Samuele Segreto e Gabriele Pizzurro, due giovanissimi attori che hanno saputo dare grandissima profondità e umanità ai personaggi, così come hanno fatto tutti gli altri membri del cast, tra cui Fabrizia Sacchi e Simona Malato che, interpretano le mamme dei due ragazzi, due donne forti, solide, legate ai figli da un amore viscerale, eppure fragilissime quando devono scegliere cosa è meglio fare per loro. Stranizza d’amuri è dedicato alle vittime del delitto avvenuto in Sicilia nel 1980, un fatto di cronaca che non ho mai dimenticato.
 

COMMENTO   Due ragazzi vivono al massimo un'estate speciale, quella del 1982, quella della vittoria della nazionale italiana ai mondiali di Calcio. Gianni e Nino sono molto diversi, come le loro famiglie, ma si conoscono e diventano inseparabili. Si amano. Il pregiudizio però si scontra contro la purezza del loro sentimento. Una odiosa storia vera ha ispirato quest'opera prima di Giuseppe Fiorello che ha il pregio della sincerità e dell'umanità senza scadere nel didascalico. Qualche sbavatura ma anche una bella condivisione di emozioni e bellezza. (Mauro Donzelli - Comingsoon.it)
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Non ti scantare. "Non ti preoccupare", ma anche molto altro in siciliano. Una frase manifesto, rassicurante solo in apparenza, insidiosa se utilizzata per uno scappellotto, ma capace di assumere in sé l’atmosfera soffocante di un’intera mala attitudine, di una paura omertosa di scardinare rapporti di forza malsani.

La Sicilia degli anni Ottanta, quella in cui è cresciuto Giuseppe Fiorello, fa da sfondo, e i suoi accenti fanno da colonna sonora, senza troppi compromessi o concessioni all’italiano solo sporcato da qualche parola autoctona, richiedendo un certo sforzo allo spettatore. Del resto, Stranizza d'amuri è un film nato per il cinema e quindi impone una visione più attenta rispetto a quella distratta che incombe sempre di più fra televisione e piattaforme, quella in cui Fiorello è più frequentemente protagonista.

Questa volta non c’è davanti alla macchina da presa, ma esordisce alla regia con una storia prima letta una dozzina d’anni fa e poi cresciuta fino a diventare un’ossessione personale, e forse anche una maniera per ritornare indietro sui suoi passi, per provare a far crescere qualcosa di diverso sulle sue radici, magari risarcendo due giovani vittime dell’odio subito nel 1980. È infatti la storia vera di Toni e Giorgio, a cui il film è dedicato, due adolescenti di Giarre ad avere ispirato questa storia, girata per discrezione a qualche chilometro di distanza, fra Pachino e Noto, lungo scenari splendidi e spesso rovinati da un piccolo particolare, da una stortura paesaggistica e sociale che spezza l’incanto di un contesto da sogno.

La storia insiste sulle duplici vicende che si avvicinano di due ragazzi, che qui diventano Gianni e Nino. Il primo è bullizzato da una gag di perdigiorno del bar sotto casa nel suo paese. Viene considerato una femminuccia, mentre la madre sopporta un compagno violento pur di avere un tetto sotto cui vivere e un lavoro da dare al figlio, come aiuto in un’officina. Una famiglia sbrindellata e nervosa, in cui la tensione di un passato arriva a insozzare anche la quotidianità del presente. Invece quella di Nino è una famiglia che abita in mezzo alla campagna, numerosa e protettiva, calorosa quanto in preda alla tensione costante fra litigio e abbraccio riparatore. Una famiglia da fuochi d’artificio, letteralmente, visto che il padre di famiglia, con Nino ormai avviato a diventare qualcosa di più che suo assistente, si sono fatti un nome proprio per i colori e i disegni dei fuochi con cui allietano le feste paesane.

Nino e Gianni si incontrano e si amano, nel senso più pieno naturale e puro, sono sempre insieme nel corso di un’estate assolta, quella del 1982, mentre l’Italia si fa strada nei mondiali di calcio e l’amore privato vorrebbe andare a braccetto con quello di una nazione intera pronta a festeggiare in strada. Una storia sul pregiudizio cieco e insopportabile che forse ci illudiamo appartenere al passato, talmente contro natura - questo sì - da trasformare l’amore assoluto di un genitore per un figlio in furia cieca solo per dei sentimenti provati per qualcuno invece che per qualcun’altra. Fiorello non ne fa un film didascalico, in cui la militanza rischia di banalizzare la specificità della storia raccontata. Privilegia la sobrietà e l’invenzione, anche allontanandosi dalla vicenda reale, per costruire personaggi in carne, ossa e sentimenti, in un contesto umano e la soffocante presenza di un’atmosfera odiosa ma ancora ben viva in alcuni ambienti.

Stranizza d'amuri ha qualche inciampo di messa in scena e lunghezze figlie però di una purezza e generosità di racconto sostenuta da una solida sceneggiatura e interpretazioni riuscite, anche da parte dei giovani protagonisti. Era amore, non voleva e doveva essere nient’altro. Normalità, senza scantarsi.

di Mauro Donzelli
critico e giornalista cinematografico
intervistatore seriale non pentito